Casa di Montecarlo: né truffa, né frode

Cronaca
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La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla vendita dell'appartamento monegasco di Boulevard Princesse Charlotte: si è svolta in modo del tutto regolare. LA RASSEGNA STAMPA

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Come una ciliegina sulla torta, arriva per Gianfranco Fini la richiesta di archiviazione della procura di Roma sulla casa di Montecarlo. "Le cose si mettono in fila per noi e Berlusconi è costretto a prenderne atto", sfugge alla consegna del silenzio imposta dal leader Fli un  fedelissimo del presidente della Camera, che nelle ultime ore costringe Silvio Berlusconi a rincorrerlo sul suo terreno, a partire dai niet dettati sulla giustizia.

Nessuna azione fraudolenta, dunque, nella vicenda dell'appartamento di Montecarlo, concludono i magistrati romani. Si chiude così l'inchiesta che vedeva indagati il presidente Camera e l'ex tesoriere di An, Pontone.
Questo l'epilogo del caso che ha occupato le prime pagine di tutti i quotidiani italiani per il corso dell'estate appena passata. Notizia che torna oggi a occupare le aperture delle testate italiane.

"La doppia vittoria di Fini. ora possiamo ridere" titola La Stampa, che nell'articolo a firma di Amedeo Mattina scrive: Fini prepara il conto - «sarà molto salato» - per Il Giornale di Feltri e Sallusti. In un’intervista a Mentana aveva detto di non avere nulla da temere sulla casa di Montecarlo: «Rideremo quando verrà fatta chiarezza dalla magistratura. Basta aspettare qualche settimana, qualche mese». Con la richiesta di archiviazione di pm romani, quel giorno è arrivato. «Sì, ora possiamo ridere», ha detto il presidente della Camera ai suoi esternatori, ma li ha frenati. Niente commenti. Profilo basso. Il momento è favorevole per il Fli. Ieri il presidente della Camera ha segnato due punti importanti, sulla casa monegasca e sul Lodo Alfano con la riapertura dei termini per presentare emendamenti.

"Fini è indagato, ma l'hanno nascosto". Questo, invece, il titolo a 9 colonne scelto dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri. "E' tutto vero, ma per i pm bisogna chiuderla qui. In attesa della decisione del Gip, le indagini hanno sin qui dimostrato che quell’appartamento che An ereditò dalla militante Anna Maria Colleoni venne dato via a un prezzo molto inferiore a quello di mercato, tre volte più basso, come anticipato dal Giornale lo scorso 18 ottobre. Secondo la procura, che cita come fonte la Chambre Immobiliére Monegasque, il prezzo corretto sarebbe stato di oltre 800mila euro (una stima comunque accomodante, rispetto ai prezzi riscontrabili sfogliando le offerte immobiliari del Principato nel 2008). Fini concesse il placet all’offerta che gli prospettò il «cognato» Giancarlo Tulliani, anche se era di appena 300mila euro, e la casa fu venduta alle società off-shore che, secondo documenti del governo di Saint Lucia, sono riconducibili allo stesso Tulliani.

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