Casa di Montecarlo, nessuna truffa. Chiesta l’archiviazione

Cronaca
Gianfranco Fini con la compagna Elisabetta Tulliani: nella casa di Montecarlo vive il fratello Giancarlo Tulliani
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Finisce così l’inchiesta sulla vendita di un appartamento di proprietà di Alleanza Nazionale a una società offshore. Erano indagati il presidente della Camera e l’ex tesoriere del partito Francesco Pontone che dice: “Serve fiducia nella giustizia”. VIDEO

Né truffa, né frode, né inganno di sorta. La vendita dell'appartamento monegasco di Boulevard Princesse Charlotte alla società offshore Printemps, il caso politico-giudiziario dell'estate che ha messo Fini sulla graticola, per i magistrati della procura di Roma si è svolta in modo del tutto regolare e può essere definitivamente archiviata.
Gianfranco Fini può tirare un sospiro di sollievo. Nella vicenda di casa An, la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione per "l'insussistenza di azioni fraudolente" nella vendita dei sessanta metri quadrati nel principato di Monaco lasciati in eredità ad An.
Passata ai raggi x la procedura di alienazione dell'appartamento, i magistrati non hanno trovato "nessun artifizio o raggiro". E nemmeno il prezzo di vendita, 300mila euro (per i nemici di Fini, che sospettano un "imbroglio" si tratta di un presso ridicolo) ha smosso i magistrati, secondo i quali "'la doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile".

Cala così il sipario sull'affaire della vendita dell'appartamento monegasco , scoperto dal Giornale e utilizzato per mettere in dubbio l'integrità morale del presidente della Camera.
Nel mettere la parola fine al tormentone di Montecarlo, la procura di Roma svela che Fini è iscritto nel registro degli indagati insieme all'ex tesoriere di An Francesco Pontone: truffa aggravata il reato che avevano ipotizzato i titolari dell'inchiesta, Giovanni Ferrara e Pierfilippo Laviano, che indagavano sulla base di una denuncia di due esponenti della destra, convinti che l'appartamento fosse stato svenduto.
E' l'ultimo colpo di scena della vicenda, che arriva insieme alla notizia dell'archiviazione. Dopo settimane di polemiche e colpi di scena, dopo i dossier, le rilevazioni giunte dal sudamerica, le stime sulla cifra di vendita, gli attacchi e i veleni, i finiani, anche se la consegna è quella del silenzio, possono finalmente gioire per l'onore recuperato del loro capo( "Andiamo avanti!" esulta su facebook Benedetto Della Vedova ).
Ma anche a casa Fini, dopo i giorni bui in cui il presidente della Camera si ritrovò a dover prendere le distanze dal cognato Giancarlo Tulliani, l'affittuario dell'appartamento monegasco venduto da An per 300mila a una società offshore, la decisione della procura dovrebbe aver rasserenato gli animi. Lo stato d'animo collettivo è sintetizzato da Francesco Pontone, l'anziano amministratore che vendette l'appartamento alla società Printemps:
"Sono contento e soddisfatto, si dimostra che era un'azione sballata presa contro il presidente della Camera" ( alla fine dell'articolo, l'intervista di SkyTG24 ).

Ma la stampa vicina a Berlusconi non si pente. "Non credo che possa essere archiviato tutto, anche dal punto di vista civilistico. Gli italiani hanno diritto di sapere", dice il direttore editoriale del giornale Vittorio feltri. Duro il suo collega Maurizio Belpietro, direttore di Libero, che parla di una "cupola che impedisce agli italiani di essere informati". Ai due pesi massimi dell'informazione di centrodestra offre la sua sponda il direttore del Tg1 Augusto Minzolini: le inchieste del Giornale e Libero sulla vicenda di casa An, sostiene, sono molto più pure rispetto a quelle di altri giornali perché stimolano l'attività della magistratura. Quelle di Repubblica invece fungono solo da cinghia di trasmissione con le procure". Tra i nemici di Fini, il leader della Destra Francesco Storace, commenta gelido: "Evidentemente il processo breve , anzi brevissimo, vale solo per il presidente della Camera".

L'intervista al senatore Pontone , ex tesoriere di An:

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