Cariche e lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine, lancio di pietre e bottiglie per mano dei manifestanti del Movimento guidato da Felice Floris. Caos in centro città; un manifestante perde l'occhio, un agente riporta una frattura alla mandibola
Cariche della polizia e lancio di bottiglie - La rivolta delle campagne che diventa guerriglia urbana: cariche delle forze dell'ordine, lacrimogeni e lancio di pietre e bottiglie davanti al Consiglio regionale della Sardegna. Tanti contusi, cinque persone arrestate durante i disordini. Un uomo ha perso un occhio a causa del lancio di un candelotto lacrimogeno; un agente ha invece riportato una frattura alla mandibola.
E' finita così la manifestazione dei pastori sardi in lotta per il prezzo del latte e per il generale stato di crisi del settore cominciata nella mattinata di martedì davanti alla fiera campionaria. Era in qualche modo il replay della protesta con la quale, poco più di un mese fa, erano state chieste al governatore Ugo Cappellacci precise garanzie e interventi immediati per il futuro della pastorizia. Ma non c'è stato l'happy end della volta scorsa con il festoso ritorno a casa a bordo delle decine di pullman arrivate nel capoluogo.
Questa volta è terminata con via Roma, la strada davanti al porto, devastata e sotto choc, con le serrande di bar, negozi e uffici che si chiudevano in anticipo per paura del finimondo.
Guerriglia urbana - Una mezz'ora da incubo. Lo scontro tra i pastori del Movimento di Felice Floris e le forze dell'ordine in tenuta antisommossa è iniziato intorno alle 18 sotto i portici del palazzo regionale, sul lato che si affaccia in via Lepanto. Improvvisamente molti manifestanti si sono riversati contro uno degli ingressi laterali della Regione. E sono cominciate a volare bottiglie e lattine lanciate verso le forze dell'ordine schierate in difesa dell'entrata. Forse la paura di poter essere sopraffatti ha provocato la reazione con i primi lanci di lacrimogeni.
A quel punto si è scatenata una vera e propria guerriglia urbana tra via Lepanto e via Roma, sino al porto. Un gruppo di manifestanti ha svuotato un cassonetto carico di bottiglie e ha iniziato a lanciare il vetro contro polizia e carabinieri e addosso alle finestre del Consiglio. La reazione non si è fatta attendere.
Cariche, lancio di lacrimogeni e una decina di cellulari che hanno invaso via Roma per impedire che venisse rioccupata dai pastori. In mezzo diversi contusi sia tra i manifestanti, sia tra le forze dell'ordine. Anche un fotografo è dovuto ricorrere alle cure dei medici per una contusione al capo.
La situazione è faticosamente ritornata alla normalità e intorno alle 20.30 i manifestanti rimasti a dare manforte a dodici rappresentanti del Movimento pastori che nel frattempo avevano occupato una sala del Consiglio regionale erano poche decine. Solo una tregua.
La tregua - Mercoledì i pastori saranno di nuovo davanti al Palazzo di via Roma messo a ferro e fuoco: a rischio la seduta dell'Assemblea in programma nel pomeriggio. Condanna bipartisan sull'uso della violenza.
"Protestare è sacrosanto - ha detto il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan - Ma gli scontri a Cagliari alla fine servono solo ad impedire la possibilità di superare gli ostacoli e di avviare così verso obiettivi effettivamente raggiungibili le parti coinvolte in una vicenda assai complicata". "Le ragioni legittime di una protesta - ha sottolineato il governatore sardo Ugo Cappellacci - non possono mai giustificare degenerazioni come quelle viste davanti al Consiglio regionale".
E' finita così la manifestazione dei pastori sardi in lotta per il prezzo del latte e per il generale stato di crisi del settore cominciata nella mattinata di martedì davanti alla fiera campionaria. Era in qualche modo il replay della protesta con la quale, poco più di un mese fa, erano state chieste al governatore Ugo Cappellacci precise garanzie e interventi immediati per il futuro della pastorizia. Ma non c'è stato l'happy end della volta scorsa con il festoso ritorno a casa a bordo delle decine di pullman arrivate nel capoluogo.
Questa volta è terminata con via Roma, la strada davanti al porto, devastata e sotto choc, con le serrande di bar, negozi e uffici che si chiudevano in anticipo per paura del finimondo.
Guerriglia urbana - Una mezz'ora da incubo. Lo scontro tra i pastori del Movimento di Felice Floris e le forze dell'ordine in tenuta antisommossa è iniziato intorno alle 18 sotto i portici del palazzo regionale, sul lato che si affaccia in via Lepanto. Improvvisamente molti manifestanti si sono riversati contro uno degli ingressi laterali della Regione. E sono cominciate a volare bottiglie e lattine lanciate verso le forze dell'ordine schierate in difesa dell'entrata. Forse la paura di poter essere sopraffatti ha provocato la reazione con i primi lanci di lacrimogeni.
A quel punto si è scatenata una vera e propria guerriglia urbana tra via Lepanto e via Roma, sino al porto. Un gruppo di manifestanti ha svuotato un cassonetto carico di bottiglie e ha iniziato a lanciare il vetro contro polizia e carabinieri e addosso alle finestre del Consiglio. La reazione non si è fatta attendere.
Cariche, lancio di lacrimogeni e una decina di cellulari che hanno invaso via Roma per impedire che venisse rioccupata dai pastori. In mezzo diversi contusi sia tra i manifestanti, sia tra le forze dell'ordine. Anche un fotografo è dovuto ricorrere alle cure dei medici per una contusione al capo.
La situazione è faticosamente ritornata alla normalità e intorno alle 20.30 i manifestanti rimasti a dare manforte a dodici rappresentanti del Movimento pastori che nel frattempo avevano occupato una sala del Consiglio regionale erano poche decine. Solo una tregua.
La tregua - Mercoledì i pastori saranno di nuovo davanti al Palazzo di via Roma messo a ferro e fuoco: a rischio la seduta dell'Assemblea in programma nel pomeriggio. Condanna bipartisan sull'uso della violenza.
"Protestare è sacrosanto - ha detto il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan - Ma gli scontri a Cagliari alla fine servono solo ad impedire la possibilità di superare gli ostacoli e di avviare così verso obiettivi effettivamente raggiungibili le parti coinvolte in una vicenda assai complicata". "Le ragioni legittime di una protesta - ha sottolineato il governatore sardo Ugo Cappellacci - non possono mai giustificare degenerazioni come quelle viste davanti al Consiglio regionale".