Tanzi, il Riesame: “Torni in cella”. Ma per ora resta libero

Cronaca
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L’ex patron di Parmalat, condannato in appello a dieci anni di reclusione per aggiotaggio, “ha i soldi per una lunga latitanza all’estero”, spiegano i giudici. Ma per il carcere bisogna attendere il ricorso in Cassazione

Il Tribunale del Riesame di Milano ha accolto la richiesta della procura generale di Milano del carcere per Calisto Tanzi in seguito alla condanna in appello a Milano a dieci anni di reclusione per aggiotaggio. L’ex patron di Parmalat, però, per ora non andrà in carcere. I suoi difensori hanno infatti annunciato che ricorreranno in Cassazione.

La decisione del Riesame - La procura generale di Milano, un paio di settimane fa, per la seconda volta nel giro di poco tempo, aveva chiesto il carcere per l'ex patron d Parmalat Calisto Tanzi che lo scorso maggio si era visto confermare in secondo grado i dieci anni di reclusione inflitti dal tribunale e, in più, si era visto condannare a una provvisionale di oltre 100 milioni di euro da versare ai risparmiatori truffati. La richiesta è stata avanzata al riesame dal sostituto procuratore generale Elena Maria Visconti, che in realtà ha impugnato il provvedimento con cui il 19 luglio scorso la Corte d'Appello aveva respinto una prima richiesta di arrestare Tanzi. I giudici del Riesame di Milano sostengono che Calisto Tanzi ha "soldi per una lunga latitanza" all'estero.

Il ricorso in Cassazione - L'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi, nonostante il tribunale del riesame di Milano abbia accolto l'appello della procura generale e la richiesta di arresto, non andrà però in carcere. I suoi legali, come già avevano preannunciato, impugneranno il provvedimento di oggi e ricorreranno ai giudici della Cassazione ai quali toccherà esprimersi definitivamente sull'istanza: Fino a quel momento Tanzi resterà libero, a meno che prima non diventi definitiva la condanna a dieci anni di reclusione inflitta all'ex patron di Parmalat in secondo grado. In questo caso Tanzi, vista l'età, dovrebbe scontare la pena nel regime di detenzione domiciliare.

Guai giudiziari - I guai giudiziari dell'ormai ex cavaliere (il presidente della Repubblica gli ha infatti revocato l'onorificenza) Calisto Tanzi cominciarono il 27 dicembre del 2003 quando fu arrestato a Milano: erano gli albori dell'inchiesta sul gigantesco crac da 14 miliardi di euro del gruppo Parmalat, la società che in meno di mezzo secolo era passata dall'essere una piccola azienda di Collecchio ad un impero economico e alimentare su cui non tramontava mai il sole. Il processo, che coinvolge decine di migliaia di piccoli risparmiatori che hanno acquistato bond Parmalat senza conoscere lo stato di salute dell'azienda che, nonostante le garanzie, era diventato pessimo, si è sostanzialmente diramato in due tronconi: l'aspetto più strettamente legato alle turbative di mercato si è svolto a Milano, quello che sta cercando di ricostruire il complicatissimo intreccio che ha portato al crac di quella che la procura ha definito "la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo" è in corso a Parma.

Milano - A Milano, Tanzi è stato condannato a dieci anni (sentenza confermata in appello) per aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e falso in bilancio. Gli è in pratica stato contestato il fatto di aver dato false comunicazioni al mercato facendo risultare sana un'azienda che sana non era: con il risultato che i titoli che emetteva, e che venivano acquistati dai piccoli risparmiatori, erano carta straccia. L'arresto disposto oggi dal Tribunale del riesame è legato anche alla vicenda dei quadri d'autore occultati da Tanzi in vari modi che sono stati scoperti negli ultimi mesi.

Parma - A Parma, invece, Tanzi è accusato insieme al fratello Giovanni, all'ex direttore finanziario Fausto Tonna e praticamente a tutti gli ex amministratori dell'azienda, di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. E' qui che si è cercato, in un processo andato avanti per quasi tre anni (e che ha alcuni filoni secondari che indagano su società o vicende specifiche) di far luce su cause, eventi e comportamenti che hanno portato al default. Nei giorni scorsi, in una lunghissima requisitoria, la procura di Parma ha chiesto per Tanzi una condanna a vent'anni. Nelle prossime settimane sono attese le arringhe delle difese. Quella di Tanzi sarà in aula il 4 novembre e cercherà di dimostrare che l'ex patron di Parmalat è stato, al contempo, anche la grande vittima del crac, cercando di attenuare le sue responsabilità chiamando in causa gli istituti bancari. A quel punto il tribunale presieduto da Eleonora Fiengo sarà chiamato a pronunciare una sentenza (attesa per la fine dell'anno) che, in ogni caso, avrà pochi precedenti in Europa

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