Così il vicedirettore del Giornale commenta a SkyTG24 l'inchiesta della procura di Napoli, secondo cui il vertice del quotidiano avrebbe minacciato Emma Marcegaglia con un dossier. "Se c'è una vittima in questa vicenda sono io”
"Una situazione kafkiana": così il vicedirettore del Giornale Nicola Porro giudica a SkyTg24 la vicenda, che l'ha visto coinvolto in prima persona, sulle accuse della procura di Napoli, secondo cui i il vertice del Giornale avrebbe minacciato Emma Marcegaglia con un dossier scomodo per convincerla a ritrattare alcune frasi critiche verso il governo.
"Sono stato intercettato - commenta - sul telefono di una persona che non è indagata per un'inchiesta che non conosco e per un eventuale presunto reato per il quale non sono previste le intercettazioni telefoniche. Ciò non toglie che ho parlato con Arpisella e sin dal primo secondo ho detto che le mie intercettazioni telefoniche scherzose con lui potevano essere pubbliche anche con lui audio".
Quanto all'effettiva pubblicazione dell'audio, diffusa da Il Fatto quotidiano, Porro dice che "hanno fatto semplicemente il loro mestiere. Il punto sostanziale è un altro. E cioè: vengo perquisito, il pomeriggio stesso dico si pubblichi tutto e dopo poche ore vengo esaudito sul sito di un quotidiano che evidentemente ha delle fonti sulla procura migliori. Tutto questo è un po' una deformazione del sistema".
In studio, la giornalista Sarah Varetto gli ricorda che neanche il testo della telefonata Fassino - Consorte con la famosa frase "Abbiamo una banca" (pubblicato da Il Giornale) era agli atti. E Porro replica con una boutade: "La vittima di questa scorrettezza ha chiesto che queste cose venissero pubblicate. Dunque se vuoi che ti faccia una battuta, ti dico che Il Giornale è molto, ma molto più scorretto del Fatto".
Infine aggiunge: "Se c'è una vittima in questa vicenda, non è la signora Marcegaglia ma è un giornalista che si chiama Nicola Porro le cui telefonate private compresi i suoi giudizi sui suoi capi sono stati sbattute in faccia a milioni. L'ho chiesto io, lo sto subendo io e non la signora Marceaglia, che a un atteggiamento vittimistico".
Tutti i video sulla vicenda:
"Sono stato intercettato - commenta - sul telefono di una persona che non è indagata per un'inchiesta che non conosco e per un eventuale presunto reato per il quale non sono previste le intercettazioni telefoniche. Ciò non toglie che ho parlato con Arpisella e sin dal primo secondo ho detto che le mie intercettazioni telefoniche scherzose con lui potevano essere pubbliche anche con lui audio".
Quanto all'effettiva pubblicazione dell'audio, diffusa da Il Fatto quotidiano, Porro dice che "hanno fatto semplicemente il loro mestiere. Il punto sostanziale è un altro. E cioè: vengo perquisito, il pomeriggio stesso dico si pubblichi tutto e dopo poche ore vengo esaudito sul sito di un quotidiano che evidentemente ha delle fonti sulla procura migliori. Tutto questo è un po' una deformazione del sistema".
In studio, la giornalista Sarah Varetto gli ricorda che neanche il testo della telefonata Fassino - Consorte con la famosa frase "Abbiamo una banca" (pubblicato da Il Giornale) era agli atti. E Porro replica con una boutade: "La vittima di questa scorrettezza ha chiesto che queste cose venissero pubblicate. Dunque se vuoi che ti faccia una battuta, ti dico che Il Giornale è molto, ma molto più scorretto del Fatto".
Infine aggiunge: "Se c'è una vittima in questa vicenda, non è la signora Marcegaglia ma è un giornalista che si chiama Nicola Porro le cui telefonate private compresi i suoi giudizi sui suoi capi sono stati sbattute in faccia a milioni. L'ho chiesto io, lo sto subendo io e non la signora Marceaglia, che a un atteggiamento vittimistico".
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