Una famiglia albanese ha fatto causa agli Ospedali riuniti. Una bambina sarebbe nata cieca e invalida dopo una violenta discussione tra due dottoresse sull'uso del cesareo. Aperta un'inchiesta. A Roma un uomo muore dopo cinque interventi in 36 ore
Una bambina cieca e totalmente invalida, che viene nutrita da un sondino nell'addome e che non deglutisce, per cui bisogna continuamente aspirarle il muco altrimenti morirebbe soffocata, e una madre 31enne con l'utero lacerato che non potrà più avere figli: questa la situazione per la quale una famiglia albanese ha fatto causa agli Ospedali riuniti di Bergamo, sui quali è stata aperta un'indagine. Come ha raccontato il padre Saimir Zekaj, 38 anni, albanese da 16 anni in Italia, una figlia maggiore di 6 anni, operaio all'inceneritore di Dalmine, è successo tutto in sala parto.
Dopo un travaglio di due giorni, al momento del parto sarebbe scoppiata una discussione molto accesa tra due dottoresse, con una che voleva a fare il taglio cesareo, l'altra no. La prima alla fine ha desistito e ha lasciato la sala parto sbattendo la porta. Solo i medici arrivati al turno successivo hanno optato per il cesareo. Ma quando la bimba è nata la madre Albana aveva l'utero lacerato: si è scoperto che la bimba non pesava 3 chili e 800 grammi come dicevano le visite, ma quattro chili e mezzo. La rottura dell'utero ha provocato un'emorragia interna che ha sottratto sangue e ossigeno alla bimba, che è nata senza dare segni di vita ed è stata salvata solo da un'attività di rianimazione. Il parto è avvenuto in gennaio, ma la piccola Samanta è uscita dall'ospedale solo pochi giorni fa. Nel frattempo il padre si è rivolto all'avvocato Roberto Trussardi, che ha presentato le denunce.
Un caso di presunta malasanità arriva invece da Roma, dove all'ospedale Fatebenefratelli, un uomo di 52 anni, Virgilio Nazzari, è morto lo scorso 23 settembre dopo 36 giorni di agonia. L'uomo era stato ricoverato per sottoporsi a una nefrectomia (l'asportazione di un rene sede di tumore) e nei giorni successivi ha subito altri cinque interventi a seguito di un processo necrotico irreversibile, causato dalla chiusura di un'arteria sbagliata.
Dopo un travaglio di due giorni, al momento del parto sarebbe scoppiata una discussione molto accesa tra due dottoresse, con una che voleva a fare il taglio cesareo, l'altra no. La prima alla fine ha desistito e ha lasciato la sala parto sbattendo la porta. Solo i medici arrivati al turno successivo hanno optato per il cesareo. Ma quando la bimba è nata la madre Albana aveva l'utero lacerato: si è scoperto che la bimba non pesava 3 chili e 800 grammi come dicevano le visite, ma quattro chili e mezzo. La rottura dell'utero ha provocato un'emorragia interna che ha sottratto sangue e ossigeno alla bimba, che è nata senza dare segni di vita ed è stata salvata solo da un'attività di rianimazione. Il parto è avvenuto in gennaio, ma la piccola Samanta è uscita dall'ospedale solo pochi giorni fa. Nel frattempo il padre si è rivolto all'avvocato Roberto Trussardi, che ha presentato le denunce.
Un caso di presunta malasanità arriva invece da Roma, dove all'ospedale Fatebenefratelli, un uomo di 52 anni, Virgilio Nazzari, è morto lo scorso 23 settembre dopo 36 giorni di agonia. L'uomo era stato ricoverato per sottoporsi a una nefrectomia (l'asportazione di un rene sede di tumore) e nei giorni successivi ha subito altri cinque interventi a seguito di un processo necrotico irreversibile, causato dalla chiusura di un'arteria sbagliata.