Mafia, Mori accusa Ciancimino: manipola i documenti
Cronaca"Con Photoshop è stato possibile modificare delle lettere risalenti al periodo post-stragista, per coinvolgere me ed altre persone". Questa la tesi sostenuta dal generale dei Ros, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra
Massimo Ciancimino è in grado di modificare ad arte i documenti che attribuisce al padre per sostenere le sue tesi. E' l'accusa che il generale Mario Mori, processato a Palermo per favoreggiamento alla mafia per la mancata cattura di Provenzano nel 1995, lancia al superteste della Procura che ha deposto contro di lui indicandolo come protagonista della trattativa tra Stato e mafia.
Mori, nel corso delle dichiarazioni spontanee davanti ai giudici, con l'ausilio di un power point ha cercato di dimostrare le manipolazioni che Ciancimino avrebbe apportato a numerosi documenti. Il figlio dell'ex sindaco di Palermo, secondo il comandante dei Ros, avrebbe apportato modifiche a una lettera scritta dal padre Vito Ciancimino al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ne è convinto il generale Mario Mori che, proseguendo le sue dichiarazioni spontanee in aula aiutandosi con una presentazione in Power point, ha mostrato una delle lettere consegnate da Ciancimino jr ai magistrati di Palermo. "Sopra la prima riga il documento base e' stato tagliato - ha spiegato Mori - il tutto però, senza riuscire a eliminare completamente alcune righe".
L'acquisizione agli atti - Il Tribunale, preso atto che il pm non si è opposto, ha deciso di acquisire la presentazione in Powerpoint esibita da Mori. Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'imputato, si è passati all'audizione di Liliana Ferraro, che fu collaboratrice di Giovanni Falcone quando il magistrato era direttore degli Affari penali del ministero della Giustizia.
Liliana Ferraro: "Mori propose un contatto con Ciancimino - Il Ros dei carabinieri cercò un contatto con Vito Ciancimino nei giorni successivi alla strage di Capaci, dove venne ucciso il giudice Giovanni Falcone con la moglie e tre agenti della scorta. Queste le parole rese da Liliana Ferraro nel corso della deposizione davanti al Tribunale di Palermo. In particolare, la Ferraro ha confermato un suo incontro con il capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, il quale le disse che poteva "agganciare" Vito Ciancimino attraverso il figlio Massimo. "Voleva che lo dicessi al ministro Martelli per avere conforto politico", ha affermato la testimone, secondo cui l'obiettivo del Ros era "fermare le stragi. Io dissi - ha aggiunto - che era il caso di parlarne con Borsellino. Martelli mi disse la stessa cosa: ma che vogliono, parlino con Paolo".
La teste ha poi confermato di avere informato Borsellino della volontà dei carabinieri di avvicinare l'ex sindaco tra la strage di Capaci e quella di via d'Amelio.
Ferraro ha però minimizzato la reazione dei giudici: Borsellino non sarebbe dunque, rimasto "sconvolto" dalla notizia.
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Mori, nel corso delle dichiarazioni spontanee davanti ai giudici, con l'ausilio di un power point ha cercato di dimostrare le manipolazioni che Ciancimino avrebbe apportato a numerosi documenti. Il figlio dell'ex sindaco di Palermo, secondo il comandante dei Ros, avrebbe apportato modifiche a una lettera scritta dal padre Vito Ciancimino al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ne è convinto il generale Mario Mori che, proseguendo le sue dichiarazioni spontanee in aula aiutandosi con una presentazione in Power point, ha mostrato una delle lettere consegnate da Ciancimino jr ai magistrati di Palermo. "Sopra la prima riga il documento base e' stato tagliato - ha spiegato Mori - il tutto però, senza riuscire a eliminare completamente alcune righe".
L'acquisizione agli atti - Il Tribunale, preso atto che il pm non si è opposto, ha deciso di acquisire la presentazione in Powerpoint esibita da Mori. Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'imputato, si è passati all'audizione di Liliana Ferraro, che fu collaboratrice di Giovanni Falcone quando il magistrato era direttore degli Affari penali del ministero della Giustizia.
Liliana Ferraro: "Mori propose un contatto con Ciancimino - Il Ros dei carabinieri cercò un contatto con Vito Ciancimino nei giorni successivi alla strage di Capaci, dove venne ucciso il giudice Giovanni Falcone con la moglie e tre agenti della scorta. Queste le parole rese da Liliana Ferraro nel corso della deposizione davanti al Tribunale di Palermo. In particolare, la Ferraro ha confermato un suo incontro con il capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, il quale le disse che poteva "agganciare" Vito Ciancimino attraverso il figlio Massimo. "Voleva che lo dicessi al ministro Martelli per avere conforto politico", ha affermato la testimone, secondo cui l'obiettivo del Ros era "fermare le stragi. Io dissi - ha aggiunto - che era il caso di parlarne con Borsellino. Martelli mi disse la stessa cosa: ma che vogliono, parlino con Paolo".
La teste ha poi confermato di avere informato Borsellino della volontà dei carabinieri di avvicinare l'ex sindaco tra la strage di Capaci e quella di via d'Amelio.
Ferraro ha però minimizzato la reazione dei giudici: Borsellino non sarebbe dunque, rimasto "sconvolto" dalla notizia.
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