Erano impegnati nella manutenzione di una cisterna di un'industria farmaceutica. Forse intossicati dai gas causati dalla fermentazione. La magistratura ha disposto accertamenti per scoprire le cause dell'accaduto
Era un'operazione che era stata eseguita numerose altre volte. L'apertura della "bocca" del silos e poi la discesa per avviare le operazioni di smontaggio dei ponteggi utilizzati per consentire ad altri tecnici di effettuare la periodica manutenzione. Ma la tragedia si è consumata in pochi minuti e per tre operai che lavoravano per conto una ditta esterna nello stabilimento farmaceutico della multinazionale Dsm di Capua (Caserta) non c'è stato nulla da fare. Sono stati uccisi dalle esalazioni in uno stabilimento dove in un cartello all'ingresso si segnano i giorni trascorsi senza infortuni. Di quale sostanza saranno gli accertamenti tecnici disposti dalla magistratura a stabilirlo.
Ma i tre operai di Capua non sono stati le uniche vittime di incidenti avvenuti sul lavoro. A Pescia, in provincia di Pistoia, un romeno di 36 anni, Marius Birt, è rimasto schiacciato da una pressa nell'azienda nella quale lavorava da circa sette anni con un regolare contratto.
A Capua l'allarme è scattato poco dopo le 9,30. Nel silos, che viene usato per la fermentazione, si sono calati i primi due operai: Antonio Di Matteo, 63 anni, originario di Macerata Campania e Vincenzo Musso, 43 anni, nativo di Casoria, in provincia di Napoli. Subito sono stati colti da malore. E' probabile che Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua, che era uno dei decani della squadra addetti alle opere edili e noto per la sua abilità, abbia tentato di aiutarli. Per i tre, che lavoravano per conto di ditta edile di Agragola, - la Erricchiello - purtroppo, non c'è stato nulla anche se i soccorsi da parte delle squadre dei tecnici della Dsm sono stati immediati.
"Morire così non è possibile", ha sussurrato addolorato il questore di Caserta, Guido Longo, lasciando il luogo della tragedia. Estrarre i tre cadaveri non è stato affatto facile. E' stato necessario immettere dell'ossigeno nel silos in modo da consentire ai tecnici di operare senza rischi. Cosa è accaduto? Erano state osservate tutte le prescrizioni sulla sicurezza? E' presto per dirlo ma lo accerteranno le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, coordinati dal sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie.
Il magistrato si è recato sul posto per seguire da vicino i primi accertamenti dei militari, dei tecnici dell'Asl e dell'ispettorato del lavoro ma non è escluso che nei prossimi giorni si avvarrà della consulenza di alcuni esperti docenti universitari per verificare se ci siano state delle inadempienze. Una prima risposta si avrà dall'esito dell'esame medico legale che sarà eseguito nelle prossime ore a Caserta.
Intanto, il pm Ceglie ha disposto alcune perquisizioni per l'acquisizione dei documenti in diverse ditte che sono state impegnate nel filone delle opere di manutenzione. E mentre all'interno della fabbrica farmaceutiche - diventata nel corso degli anni uno dei simboli di Capua - oltre i cancelli, presidiati dalle forze dell'ordine si registrava la disperazione dei familiari. Pianti e un solo interrogativo: perché?
Ma i tre operai di Capua non sono stati le uniche vittime di incidenti avvenuti sul lavoro. A Pescia, in provincia di Pistoia, un romeno di 36 anni, Marius Birt, è rimasto schiacciato da una pressa nell'azienda nella quale lavorava da circa sette anni con un regolare contratto.
A Capua l'allarme è scattato poco dopo le 9,30. Nel silos, che viene usato per la fermentazione, si sono calati i primi due operai: Antonio Di Matteo, 63 anni, originario di Macerata Campania e Vincenzo Musso, 43 anni, nativo di Casoria, in provincia di Napoli. Subito sono stati colti da malore. E' probabile che Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua, che era uno dei decani della squadra addetti alle opere edili e noto per la sua abilità, abbia tentato di aiutarli. Per i tre, che lavoravano per conto di ditta edile di Agragola, - la Erricchiello - purtroppo, non c'è stato nulla anche se i soccorsi da parte delle squadre dei tecnici della Dsm sono stati immediati.
"Morire così non è possibile", ha sussurrato addolorato il questore di Caserta, Guido Longo, lasciando il luogo della tragedia. Estrarre i tre cadaveri non è stato affatto facile. E' stato necessario immettere dell'ossigeno nel silos in modo da consentire ai tecnici di operare senza rischi. Cosa è accaduto? Erano state osservate tutte le prescrizioni sulla sicurezza? E' presto per dirlo ma lo accerteranno le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, coordinati dal sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie.
Il magistrato si è recato sul posto per seguire da vicino i primi accertamenti dei militari, dei tecnici dell'Asl e dell'ispettorato del lavoro ma non è escluso che nei prossimi giorni si avvarrà della consulenza di alcuni esperti docenti universitari per verificare se ci siano state delle inadempienze. Una prima risposta si avrà dall'esito dell'esame medico legale che sarà eseguito nelle prossime ore a Caserta.
Intanto, il pm Ceglie ha disposto alcune perquisizioni per l'acquisizione dei documenti in diverse ditte che sono state impegnate nel filone delle opere di manutenzione. E mentre all'interno della fabbrica farmaceutiche - diventata nel corso degli anni uno dei simboli di Capua - oltre i cancelli, presidiati dalle forze dell'ordine si registrava la disperazione dei familiari. Pianti e un solo interrogativo: perché?