La lotta alla droga, le attività legate alla ristorazione, l’impegno nei confronti del risanamento ambientale. Potrebbe essere una di queste la motivazione alla base dell’assassinio di Angelo Vassallo. Il sostituto procuratore: "Hanno ucciso un sogno"
"Uno che non le mandava a dire", dicono a Pollica e il pm Alfredo Greco, che indaga sul delitto, rilancia: "Non era tipo da lasciarsi intimidire".
Ucciso con sette colpi esplosi da una pistola calibro 9x21 - altri due non sono andati a segno - Angelo Vassallo nel 1995 aveva deciso di fare il sindaco e risanare la sua Pollica. Aveva rivoluzionato il centro cilentano arroccato su una collina e famoso per le sue frazioni balneari, Acciaroli e Pioppi, e ora la cittadinanza intera lo piange.
Famoso, il comune, lo aveva reso lui, con una politica di risanamento ambientale che ogni anno regalava a Pollica la bandiera blu per la balneabilità.
E la soluzione del giallo potrebbe essere nel suo carattere e nelle sue attività, lavorative e politiche.
Per le indagini si seguono tre piste - Il sostituto procuratore Alfredo Greco, assieme ai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Salerno, sta valutando le varie ipotesi e, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe ristretto il campo su almeno tre filoni.
Negli ambienti inquirenti, Angelo Vassallo era conosciuto come un sindaco che si è opposto personalmente allo spaccio di droga, soprattutto nel periodo di massimo afflusso turistico. In paese sono ben note le sue irruzioni in alcuni locali. "Era capace di prendere a schiaffi i ragazzi e lo diceva chiaro e tondo: qui non si spaccia", ricordano.
Vassallo, con i due figli Giuseppina e Antonio, era entrato da un paio di anni nel campo della ristorazione. Anche queste attività vengono scandagliate dagli investigatori.
E infine l'attività amministrativa. "Un sindaco capace - lo definisce il pm di Vallo della Lucania Alfredo Greco (in fondo all'articolo, l'intervista) - che aveva anche una visione di ampio respiro. Del resto quel che ha fatto per il paese è ben chiaro". E poi aggiunge: "Hanno ucciso un sogno, una speranza".
Il risanamento ambientale ostinatamente voluto e costruito da Vassallo deve aver incrociato interessi opposti. E' una delle piste che gli inquirenti seguono con attenzione. Il suo ufficio nel palazzo comunale di Pollica è ora inaccessibile. I sigilli giudiziari sono stati apposti nella tarda mattinata, dopo che i carabinieri hanno prelevato carteggi che saranno esaminati nei prossimi giorni. Che avesse ricevuto minacce nessuno si sente di confermare ma neppure di escludere.
Le testimonianze di colleghi e conoscenti - Il sindaco di Cuccaro Vetere Simone Valiante, che domenica ha trascorso la mattinata e il pomeriggio con Vassallo e altri sindaci del Parco nazionale del Cilento per programmare iniziative sul territorio, racconta un uomo sereno.
"Se avesse ricevuto minacce - dice dopo la visita ai familiari - certamente, col carattere che aveva, le avrebbe tenute per sé". Anche il fratello Claudio dice di essere all'oscuro. "Qualcuno me l'ha detto - spiega - ma io non lo so. Forse qualche problema c'è stato. Lo chiarirà la magistratura". E in un paese passato dall'affollata e chiassosa estate in un silenzio profondo le voci, i racconti si susseguono.
Per tutti c'è un sindaco caparbio, rigoroso e determinato che la notte scorsa si è trovato faccia a faccia con interessi che camminano in senso contrario.
Un ex dipendente comunale, che ha lavorato con Vassallo negli anni '90, pensa al porto, al litorale e a quello che il sindaco aveva in mente non solo per la sua Pollica. "Per il risanamento del litorale - dice - erano previsti 261 milioni di euro. Si attendevano i fondi Fas. Per il porto altri 6 milioni. Qui cominciavano ad affacciarsi ditte del napoletano e Angelo forse ha detto no a qualcuno, forse ai clan".
Il ricordo del vicesindaco - Il vicesindaco di Pollica, Stefano Pisani, intervistato da SkyTG24: “Angelo ha detto i no giusti, e dire no spesso significa dire sì alla legalità e al corretto sviluppo di un'area. Era una persona molto riservata, ma quando si dice no le reazioni non sono spesso composte. In questo posto è la prima volta che accade una cosa così grave, qui si lascia la chiave di casa nella toppa della serratura".
Il vicesindaco: "Dire no significa dire sì alla legalità"
il sostituto procuratore: "Esecuzione feroce"
Ucciso con sette colpi esplosi da una pistola calibro 9x21 - altri due non sono andati a segno - Angelo Vassallo nel 1995 aveva deciso di fare il sindaco e risanare la sua Pollica. Aveva rivoluzionato il centro cilentano arroccato su una collina e famoso per le sue frazioni balneari, Acciaroli e Pioppi, e ora la cittadinanza intera lo piange.
Famoso, il comune, lo aveva reso lui, con una politica di risanamento ambientale che ogni anno regalava a Pollica la bandiera blu per la balneabilità.
E la soluzione del giallo potrebbe essere nel suo carattere e nelle sue attività, lavorative e politiche.
Per le indagini si seguono tre piste - Il sostituto procuratore Alfredo Greco, assieme ai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Salerno, sta valutando le varie ipotesi e, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe ristretto il campo su almeno tre filoni.
Negli ambienti inquirenti, Angelo Vassallo era conosciuto come un sindaco che si è opposto personalmente allo spaccio di droga, soprattutto nel periodo di massimo afflusso turistico. In paese sono ben note le sue irruzioni in alcuni locali. "Era capace di prendere a schiaffi i ragazzi e lo diceva chiaro e tondo: qui non si spaccia", ricordano.
Vassallo, con i due figli Giuseppina e Antonio, era entrato da un paio di anni nel campo della ristorazione. Anche queste attività vengono scandagliate dagli investigatori.
E infine l'attività amministrativa. "Un sindaco capace - lo definisce il pm di Vallo della Lucania Alfredo Greco (in fondo all'articolo, l'intervista) - che aveva anche una visione di ampio respiro. Del resto quel che ha fatto per il paese è ben chiaro". E poi aggiunge: "Hanno ucciso un sogno, una speranza".
Il risanamento ambientale ostinatamente voluto e costruito da Vassallo deve aver incrociato interessi opposti. E' una delle piste che gli inquirenti seguono con attenzione. Il suo ufficio nel palazzo comunale di Pollica è ora inaccessibile. I sigilli giudiziari sono stati apposti nella tarda mattinata, dopo che i carabinieri hanno prelevato carteggi che saranno esaminati nei prossimi giorni. Che avesse ricevuto minacce nessuno si sente di confermare ma neppure di escludere.
Le testimonianze di colleghi e conoscenti - Il sindaco di Cuccaro Vetere Simone Valiante, che domenica ha trascorso la mattinata e il pomeriggio con Vassallo e altri sindaci del Parco nazionale del Cilento per programmare iniziative sul territorio, racconta un uomo sereno.
"Se avesse ricevuto minacce - dice dopo la visita ai familiari - certamente, col carattere che aveva, le avrebbe tenute per sé". Anche il fratello Claudio dice di essere all'oscuro. "Qualcuno me l'ha detto - spiega - ma io non lo so. Forse qualche problema c'è stato. Lo chiarirà la magistratura". E in un paese passato dall'affollata e chiassosa estate in un silenzio profondo le voci, i racconti si susseguono.
Per tutti c'è un sindaco caparbio, rigoroso e determinato che la notte scorsa si è trovato faccia a faccia con interessi che camminano in senso contrario.
Un ex dipendente comunale, che ha lavorato con Vassallo negli anni '90, pensa al porto, al litorale e a quello che il sindaco aveva in mente non solo per la sua Pollica. "Per il risanamento del litorale - dice - erano previsti 261 milioni di euro. Si attendevano i fondi Fas. Per il porto altri 6 milioni. Qui cominciavano ad affacciarsi ditte del napoletano e Angelo forse ha detto no a qualcuno, forse ai clan".
Il ricordo del vicesindaco - Il vicesindaco di Pollica, Stefano Pisani, intervistato da SkyTG24: “Angelo ha detto i no giusti, e dire no spesso significa dire sì alla legalità e al corretto sviluppo di un'area. Era una persona molto riservata, ma quando si dice no le reazioni non sono spesso composte. In questo posto è la prima volta che accade una cosa così grave, qui si lascia la chiave di casa nella toppa della serratura".
Il vicesindaco: "Dire no significa dire sì alla legalità"
il sostituto procuratore: "Esecuzione feroce"