Melfi, Matteoli: "Le sentenze vanno rispettate"

Cronaca
I tre operai di Melfi reintegrati dal giudice
20100824 - SAN NICOLA DI MELFI (POTENZA) - LAB - FIAT MELFI, LETTERA OPERAI LICENZIATI AL PRESIDENTE NAPOLITANO. Da sinistra, Marco Pignatelli, Antonio Lamorte e Giovanni Barozzino, i tre operai licenziati e reintegrati dal giudice del Tribunale di Melfi (Potenza), ma che la Fiat non vuole far tornare sulle linee di produzione della fabbrica lucana, mostrano la lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. TONY VECE/ANSA.

Anche il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia chiede al Lingotto di reintegrare i tre operai per "rimanere dalla parte della ragione". Scritta una lettera a Napolitano

Continua a far discutere la decisione della Fiat di non consentire ai tre operai di Melfi reintegrati dal giudice di accedere alla produzione. L'appello perché Fiat applichi la sentenza del giudice è corale: dai sindacati al governo, anche se con posizioni diverse. "Le sentenze vanno rispettate anche quando non fanno piacere - ha affermato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli - se il nostro Paese è uno Stato di diritto non lo può essere a fasi alterne. Qui c'è una sentenza e la sentenza deve essere rispettata."

Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, è convinto che l'azienda "da un lato debba applicare le sentenze della magistratura come necessario e dall'altro continuare a rimanere dalla parte della ragione".  Secondo Saglia, "il problema è che con questa vicenda, così come a Pomigliano, si stanno riscrivendo le regole delle relazioni industriali a monte di una decisione che è stata condivisa da tutti e non dalla Cgil che è quello appunto di un rinnovato accordo sulle relazioni industriali. Ora Fiat - ha aggiunto - non deve mettere in imbarazzo parte importante del sindacato che ha condiviso questo percorso".

Intanto i tre operai sono tornati davanti ai cancelli della Fiat. Ieri, l'azienda aveva consentito il loro ingresso nella fabbrica, ma non il ritorno sulle linee di produzione. All'ingresso del secondo turno, scattato alle 14, i tre hanno voluto essere presenti per ribadire la loro posizione: "Tornare a lavoro come ha disposto il giudice". Barozzino, Pignatelli e Lamorte hanno anche letto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Napolitano per chiedere il suo intervento affinchè "i diritti costituzionalmente riconosciuti a tutti, vengano rispettati all'interno dello stabilimento Fiat Sata di Melfi".

Sul piede di guerra la Cgil. "C'è una sentenza esecutiva della procura di Potenza - ha spiegato oggi il vice segretario generale Susanna Camusso - e la Fiat deve rispettarla. Non c'è nessuno che possa esimersi dal rispettare una sentenza della magistratura con nessuna motivazione e quelle peraltro fonite in questa occasione dalla Fiat sono del tutto pretestuose". La sindacalista ha quindi tenuto a precisare che "non c'e nessuna differenza tra quanto sostiene la nostra organizzazione di categoria e quanto sostiene la Cgil, perche' appunto va fatto rispettare un diritto che e' quello del reintegro dei lavoratori". Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, la Fiat "sta facendo il gioco della Fiom e sta spostando l'attenzione su un problema assolutamente residuale" perché "il fatto importante e' l'investimento. Se il giudice gli ha dato ragione la Fiat applicasse quella sentenza e non andasse dietro alla Fiom che vuole proprio questo".

Guarda un estratto della lettera a Napolitano

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