Il giudice del lavoro di Potenza condanna il Lingotto per "comportamento anti-sindacale". Fiom: "E' la dimostrazione che l'azienda vuole operare contro leggi e contratti"
Reintegrati al loro posto dal giudice del lavoro di Potenza tre dipendenti dello stabilimento Fiat di Melfi, licenziati a metà luglio dall'azienda perché durante un corteo interno alla fabbrica avevano bloccato un carrello robotizzato che riforniva altri operai regolarmente al lavoro. Per il giudice, che ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale, i tre licenziamenti erano illegitittimi.
In seguito prima alla sospensione, l'8 luglio scorso, e poi al licenziamento dei tre operai vi furono a Melfi scioperi e proteste. I tre, due dei quali sono anche rappresentanti sindacali, occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, un antico monumento del centro storico di Melfi. Contro il provvedimento nei confronti di Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (delegati della Fiom) e Marco Pignatelli (iscritto Fiom) aveva fatto ricorso l'organizzazione sindacale della Cgil per comportamento antisindacale.
Secondo l'azienda, durante lo sciopero del 6 luglio scorso, i tre avevano bloccato alcuni carrelli che trasportavano componenti provocando, così, il fermo della catena di montaggio. Per confutare le accuse dell'azienda la Fiom ha citato nel ricorso oltre 40 testimoni, presenti in fabbrica, di cui cinque sono stati sentiti dal giudice che ha poi depositato il decreto con il quale dichiara l'antisindacalità del provvedimento disciplinare e ordina all'azienda l'immediato reintegro dei lavoratori nel posto di lavoro.
"La condanna della Fiat a Melfi per antisindacalità con il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati dimostra che l'azienda vuole operare contro leggi e contratti" sostiene Giorgio Cremaschi della Fiom Cgil. Sarebbe di "buon gusto", aggiunge il sindacalista, "se il ministro del Lavoro Sacconi, la presidente di Confindustria Marcegaglia e il segretario generale della Cisl Bonanni chiedessero scusa ai lavoratori licenziati e ora reintegrati". Secondo il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, la sentenza mostra come da parte della Fiat ci fosse "la volonta' di reprimere le lotte a Pomigliano d'Arco e a Melfi e di 'dare una lezione' alla Fiom".
"Nessun commento" invece da parte della Fiat. Lo hanno detto all'Ansa fonti dell'azienda. Le stesse fonti hanno precisato che la decisione del giudice del lavoro non è stata ancora notificata alla Fiat.
Esprime "grande soddisfazione per la notizia del reintegro nel posto di lavoro dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi" il senatore del Pd, Paolo Nerozzi, della Commissione Lavoro di palazzo Madama.
In seguito prima alla sospensione, l'8 luglio scorso, e poi al licenziamento dei tre operai vi furono a Melfi scioperi e proteste. I tre, due dei quali sono anche rappresentanti sindacali, occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, un antico monumento del centro storico di Melfi. Contro il provvedimento nei confronti di Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (delegati della Fiom) e Marco Pignatelli (iscritto Fiom) aveva fatto ricorso l'organizzazione sindacale della Cgil per comportamento antisindacale.
Secondo l'azienda, durante lo sciopero del 6 luglio scorso, i tre avevano bloccato alcuni carrelli che trasportavano componenti provocando, così, il fermo della catena di montaggio. Per confutare le accuse dell'azienda la Fiom ha citato nel ricorso oltre 40 testimoni, presenti in fabbrica, di cui cinque sono stati sentiti dal giudice che ha poi depositato il decreto con il quale dichiara l'antisindacalità del provvedimento disciplinare e ordina all'azienda l'immediato reintegro dei lavoratori nel posto di lavoro.
"La condanna della Fiat a Melfi per antisindacalità con il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati dimostra che l'azienda vuole operare contro leggi e contratti" sostiene Giorgio Cremaschi della Fiom Cgil. Sarebbe di "buon gusto", aggiunge il sindacalista, "se il ministro del Lavoro Sacconi, la presidente di Confindustria Marcegaglia e il segretario generale della Cisl Bonanni chiedessero scusa ai lavoratori licenziati e ora reintegrati". Secondo il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, la sentenza mostra come da parte della Fiat ci fosse "la volonta' di reprimere le lotte a Pomigliano d'Arco e a Melfi e di 'dare una lezione' alla Fiom".
"Nessun commento" invece da parte della Fiat. Lo hanno detto all'Ansa fonti dell'azienda. Le stesse fonti hanno precisato che la decisione del giudice del lavoro non è stata ancora notificata alla Fiat.
Esprime "grande soddisfazione per la notizia del reintegro nel posto di lavoro dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi" il senatore del Pd, Paolo Nerozzi, della Commissione Lavoro di palazzo Madama.