Condannato agli arresti domiciliari per essere andato ubriaco in bicicletta, "evade" per andare a comprarsi un panino. Ora è in galera. Del caso si sono interessati Massimo Donadi dell'idv e il ministro Alfano
Enrico Gallo, conosciuto da tutti come Enrichetto, è un cinquantacinque anni della provincia di Asti con la passione per il vino e per il suo cane Pumin. A far scoppiare il suo "caso" è stato il giornalista de "La Stampa" Massimo Gramellini che, nella sua rubrica in prima pagina "Buongiorno", aveva parlato di quest'uomo semplice che per aver girato in bicicletta con un bicchiere di vino in più in corpo "si era visto affibbiare" due mesi di arresti domiciliari "come uno della cricca". Poi, un giorno, ad Enrichetto viene voglia di mangiare del salame. Esce di casa e va a comprarlo. Una 'zelante' vicina di casa avverte subito i carabinieri e il malcapitato finisce direttamente in carcere come evaso.
"Adesso - è ancora il racconto di Gramellini - Enrichetto giace nell'infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E' che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perché una volta è salito in bici un po' brillo e un'altra volta è uscito di casa per comprare un salame".
Del caso si è interessato prima il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi secondo cui "non è possibile ignorare il fatto che le carceri italiane siano piene di persone come 'Enrichetto' e che, invece, uomini potenti e importanti, che hanno commesso reati gravi, riescano sempre a scamparla. Una palese ingiustizia di uno Stato che non sempre riesce ad essere equo e giusto".
Invece "un poveraccio come Enrichetto rischia la morte in carcere per un salamino e gente come il detenuto Balducci, capo della presunta cricca, se la spassa agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Montepulciano. Un paese davvero democratico - osserva Donadi - deve avere il coraggio di sbattere in galera i delinquenti della cricca, e magari di gettare via la chiave, ma è un atto di vigliaccheria tenere in carcere gente come Enrichetto".
Anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano si interesserà del caso di 'Enrichetto'. Ad assicurarlo è lo stesso Guardasigilli in Aula su sollecitazione di Donadi. "Ho letto ieri di questa storia - risponde Alfano - e avevo già chiesto ai miei uffici di accertare se esistono i presupposti per un intervento". Secondo il ministro, infatti, per questa storia si potrebbe far valere il principio contenuto nell'articolo 27 della Costituzione secondo il quale le "pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità".
"Adesso - è ancora il racconto di Gramellini - Enrichetto giace nell'infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E' che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perché una volta è salito in bici un po' brillo e un'altra volta è uscito di casa per comprare un salame".
Del caso si è interessato prima il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi secondo cui "non è possibile ignorare il fatto che le carceri italiane siano piene di persone come 'Enrichetto' e che, invece, uomini potenti e importanti, che hanno commesso reati gravi, riescano sempre a scamparla. Una palese ingiustizia di uno Stato che non sempre riesce ad essere equo e giusto".
Invece "un poveraccio come Enrichetto rischia la morte in carcere per un salamino e gente come il detenuto Balducci, capo della presunta cricca, se la spassa agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Montepulciano. Un paese davvero democratico - osserva Donadi - deve avere il coraggio di sbattere in galera i delinquenti della cricca, e magari di gettare via la chiave, ma è un atto di vigliaccheria tenere in carcere gente come Enrichetto".
Anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano si interesserà del caso di 'Enrichetto'. Ad assicurarlo è lo stesso Guardasigilli in Aula su sollecitazione di Donadi. "Ho letto ieri di questa storia - risponde Alfano - e avevo già chiesto ai miei uffici di accertare se esistono i presupposti per un intervento". Secondo il ministro, infatti, per questa storia si potrebbe far valere il principio contenuto nell'articolo 27 della Costituzione secondo il quale le "pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità".