Brancher, i legali: deciderà all'ultimo se andare a udienza

Cronaca
Il ministro per il Federalismo Aldo Brancher (LaPresse)
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Lunedì riprende il processo Antonveneta, nel quale il ministro per il Federalismo è imputato per ricettazione e appropriazione indebita. Ha scelto di rinunciare al legittimo impedimento, ma i suoi avvocati non hanno ancora presentato una rinuncia formale

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Il ministro Aldo Brancher “deciderà all’ultimo minuto”, tra sabato e domenica, se essere presente lunedì all'udienza del processo in cui è imputato per ricettazione e appropriazione indebita, nell'ambito della tentata scalata di Bpi ad Antonveneta. Lo riferiscono i suoi legali, Filippo Dinacci e PierMaria Corso, i quali non hanno ancora presentato al giudice Anna Maria Gatto una rinuncia formale al legittimo impedimento cui il Ministro si era appellato nell'udienza di sabato scorso, prima di annunciare alla stampa la “retromarcia”. La comunicazione, per adesso, è stata fornita solo agli organi di comunicazione, ma non alla cancelleria del Tribunale.

In queste ore, il giudice sta perciò scrivendo un'ordinanza che risponda alle questioni sollevate in aula, a cominciare dalla richiesta di applicazione del legittimo impedimento da parte di Brancher, confutata dal pm Eugenio Fusco il quale, con toni duri ("mi sento preso in giro"), aveva sostenuto l'inesistenza del legittimo impedimento, anche per la non chiarezza sulle deleghe attribuite al neoministro.

La difesa di Brancher avrà comunque tempo fino a un minuto prima che inizi l'udienza per notificare la rinuncia al legittimo impedimento che dovrà essere spiegata alla luce della certificazione della Presidenza del Consiglio presentata sabato scorso. Documento in cui venivano elencati gli impegni istituzionali di Brancher. Nel processo è imputato anche la moglie dell'esponente del Pdl, Luana Maniezzo. Il giudice potrebbe stralciare la sua posizione per evitare che, in presenza dei futuri impedimenti parlamentari del marito, si prescriva il reato di appropriazione indebita che le è contestato (commesso, secondo l'accusa, nel 2003, e che si prescrive in sette ani e mezzo).

Ieri sul caso Brancher c'era stato un battibecco tra il presidente della Camera Fini e il ministro della Cultura Sandro Bondi. Fini aveva detto: "Non voglio ci sia il sospetto che qualcuno si faccia nominare ministro per non voler andare in tribunale".

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