Pedofilia, se "l'orco è donna": il reportage Vanguard Italia

Cronaca
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Nello stereotipo culturale il pedofilo è un maschio. Invece, in una percentuale compresa tra l’8 e il 12%, gli abusi sui minori sono compiuti dalle donne. Se ne parla nella video inchiesta di Current (canale 130 di SKY). GUARDA LA PUNTATA INTEGRALE

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Pochi ne parlano o forse pochi ne conoscono l'esistenza. E' un tabù, una stridente contraddizione in termini, uno shock: è la pedofilia femminile. Di questo si occupa la terza puntata di Vanguard Italia, la serie di video-reportage realizzati e prodotti dal network italiano di filmmaker, freelance, giornalisti indipendenti e reporter di Current, che è andato in onda mercoledì 16 giugno alle ore 21.10 sul canale 130 di SKY (QUI LE REPLICHE).

Cos’è la pedofilia femminile? Quanti sono i casi in Italia? Come interviene la polizia? L'inviata Vanguard Isabella Angius ne parla con medici, poliziotti, investigatori, studiosi e raccoglie per Current una serie di testimonianze dirette di familiari delle vittime, nonché ricostruzioni reali di donne autrici di abusi su minori. La pedofilia rientra tra i disturbi mentali, in psichiatria si definisce parafilia ovvero interesse sessuale patologico verso bambini sotto i 13 anni. Nello stereotipo culturale il pedofilo è maschio. Invece anche le donne possono esserlo, in una percentuale attualmente compresa tra l’8 e il 12% del totale. Spesso hanno un ruolo passivo e lasciano all’uomo un ruolo attivo, come nel caso della testimonianza di una pedofila che arrestata confessa: "Adoravo il mio fidanzato. Era affascinante come Steve Mc Queen. Era lui che mi chiedeva di coinvolgere mia figlia".

Di pedofilia femminile se ne parla per la prima volta in America intorno agli anni '70 e soprattutto in relazione al fenomeno del turismo sessuale, spiega ai microfoni di Current lo psicologo giudiziario Carmelo Dambone dal suo ufficio alla Procura di Monza dove interroga i minori vittime di abusi a sfondo sessuale. Su circa 600 casi di pedofilia trattati nella sua carriera, Dambone sì è imbattuto in almeno 7 perpetrati da donne, "per lo più tra i 30 e i 45 anni - specifica - per la maggior parte sposate e con figli ma solitamente con trascorsi di violenze sessuali o divorzi". Cifre ancora troppo sottostimate secondo Loredana Petrone, psicologa e sessuologa autrice del libro E se l'orco fosse lei?.

"Pensare che una donna possa essere un'abusante sessuale - spiega Petrone - è raccapricciante, è sconvolgente perché la donna è associata all'idea di mamma. Teoricamente una madre non potrebbe mai danneggiare un bambino. Per questo molte vittime rettificano la loro versione dicendo di essere state abusate da uomini". Un dato però è certo: la babysitter che abusa dei bambini rientra perfettamente nella casistica. È quello che tristemente si può definire un classico. "Chi è interessata ai bambini - chiosa la psicologa - farà lavori in cui potrà stare con i più piccoli". A fare emergere più chiaramente la diffusione della pedofilia femminile negli ultimi anni ha contribuito senza dubbio il Web. Su internet sono sempre di più le immagini o i filmati pedopornografici che coinvolgono donne e soprattutto mamme.

Al Centro Nazionale della Polizia di Stato per il contrasto alla pedopornografia i poliziotti parlano di oltre 570 siti nella blacklist della Polizia Postale. "Dalle comunità virtuali - raccontano degli agenti - arrivano i consigli per l'uso, le raccomandazioni e le piste per ottenere materiali e minori da poter abusare. Il prezzo lo impone la qualità e soprattutto la novità delle immagini. E' importante sottolineare - avvertono - che il clic alimenta la produzione e quindi l'abuso di produzione di questo materiale". E dunque l'incremento dei casi come confermano i dati riportati da Barbara Forresi dalla sede centrale a Milano di Telefono Azzurro: "Negli ultimi due anni, il 12% delle violenze sessuali denunciate su segnalazioni giunte al Telefono Azzurro, hanno come autrici delle donne".

Luigi Colombo è psicanalista. Gestisce a Milano, insieme a altri medici, un centro per sex offender e da anni si occupa del recupero di pedofili. Tra le donne attualmente in cura la più giovane ha 25 anni, la più adulta circa 55. "Molte - assicura Colombo - riescono a tornare a una vita normale a sfruttare anche le possibilità dell'inserimento sociale. Soffrono molto durante la carcerazione e questo gli consente veramente di voltare pagina e di rettificare certi comportamenti".

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