In aula, nel processo con rito abbreviato, El Ketaoui Dafani ha chiesto scusa e perdono alla sua famiglia per aver ucciso la figlia il 15 settembre del 2009 perché non condivideva la relazione della giovane con un ragazzo italiano
Ergastolo e isolamento diurno per due anni: è questa la richiesta del pubblico ministero Maria Grazia Zaina, nel processo con rito abbreviato davanti al Gup di Pordenone Patrizia Botteri contro El Ketaoui Dafani, l'immigrato marocchino che il 15 settembre scorso avrebbe ucciso la figlia Sanaa, di 18 anni, ad Azzano Decimo (Pordenone), perché non condivideva la relazione della giovane con un ragazzo italiano.
Il pm, quindi, si è detto contrario allo sconto della pena considerando le aggravanti maggiori delle attenuanti. L'imputato, presente in aula, ha chiesto scusa e perdono alla moglie e alle figlie per quanto fatto. Dafani ha detto di amare ancora Sanaa. In aula è presente anche Massimo De Biasio, fidanzato di Sanaa, che si oppose inutilmente alla furia omicida del padre della ragazza.
"Hanno appena chiesto la pena massima, l'ergastolo. Non era mai accaduto". Così Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, commenta la pena richiesta dal Pubblico Ministero. "E questo è un fatto estremamente importante, un segnale forte di condanna della ferocia che non può avere nessuna scusa, nessun alibi di nessun tipo. Basta integralismi, basta estremismi - ha ribadito Sbai - lo Stato deve prendere in mano la comunità. Nessuna attenuante culturale e religiosa perché ciò infangherebbe il mondo arabo e islamico: qui - ha aggiunto - c'è stata una ragazza uccisa per questioni di pressioni esercitate da alcuni personaggi della comunità".
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Il pm, quindi, si è detto contrario allo sconto della pena considerando le aggravanti maggiori delle attenuanti. L'imputato, presente in aula, ha chiesto scusa e perdono alla moglie e alle figlie per quanto fatto. Dafani ha detto di amare ancora Sanaa. In aula è presente anche Massimo De Biasio, fidanzato di Sanaa, che si oppose inutilmente alla furia omicida del padre della ragazza.
"Hanno appena chiesto la pena massima, l'ergastolo. Non era mai accaduto". Così Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, commenta la pena richiesta dal Pubblico Ministero. "E questo è un fatto estremamente importante, un segnale forte di condanna della ferocia che non può avere nessuna scusa, nessun alibi di nessun tipo. Basta integralismi, basta estremismi - ha ribadito Sbai - lo Stato deve prendere in mano la comunità. Nessuna attenuante culturale e religiosa perché ciò infangherebbe il mondo arabo e islamico: qui - ha aggiunto - c'è stata una ragazza uccisa per questioni di pressioni esercitate da alcuni personaggi della comunità".
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