La Guardia di Finanza ha eseguito centinaia di perquisizioni in tutta Italia presso aziende sospettate di aver evaso oltre 150 milioni di euro grazie a fatture per operazioni inesistenti. Coinvolti anche alcuni club di calcio: indagati 5 presidenti
Le Fiamme Gialle hanno eseguito centinaia di perquisizioni in tutta Italia presso aziende sospettate di aver evaso oltre 150 milioni di euro grazie a fatture per operazioni inesistenti. Lo ha comunicato in una nota il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano. Fonti investigative hanno riferito che tra le 280 società coinvolte nelle indagini figurano Eutelia , Fastweb, Poltrona Frau, e anche alcuni club calcistici: Udinese e Catania di serie A ed Empoli, Ascoli e Cesena di serie B.
Le perquisizioni costituiscono lo sviluppo di un'inchiesta della procura di Milano che lo scorso 27 ottobre ha portato in carcere lo svizzero Giovanni Guastalla, legale rappresentante della Doge S.A, tre suoi collaboratori e Salvatore Orlando, banchiere di Ubs a Ginevra, per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio nell'ambito del caso Banca Italease.
Secondo gli inquirenti, i cinque avevano costituito "una vera e propria struttura specializzata nel riciclaggio, che ricercava contribuenti italiani interessati a trasferire all'estero fondi provenienti dalla commissione di reati, quali l'appropriazione indebita e l'evasione fiscale". Per Fastweb ed Eutelia, spiegano le fonti, gli investigatori ipotizzano una presunta evasione di 1,5 milioni di euro ciascuna, mentre per Poltrona Frau una cifra attorno ai 30-40.000 euro.
Per quanto riguarda i club coinvolti, precisano le fonti, si sospetta che abbiano evaso complessivamente circa 3 milioni di euro. Gli avvocati della Figc oggi si sono recati dal pm per richiedere gli atti relativi all'indagine per aprire un'inchiesta interna. Inoltre sono finiti sotto inchiesta i presidenti di Catania, Udinese, Ascoli, Empoli e Cesena. Da quanto si è appreso, gli indagati per reati fiscali sono Tonino Pulvirenti (Catania), Franco Soldati (Udinese), Roberto Benigni (Ascoli), Fabrizio Corsi (Empoli) e Igor Campedelli (Cesena).
Dalle indagini, spiega la nota, è emerso che l'associazione gestiva una serie di società straniere costituite al fine di permettere alle società italiane la creazione di fondi neri all'estero. Il meccanismo, secondo le Fiamme Gialle, funzionava così: l'imprenditore o il libero professionista italiano si metteva in contatto, direttamente o per mezzo di un intermediario, spesso un commercialista o un avvocato cui veniva riconosciuta una percentuale del 2-3% del risparmio fiscale, con il faccendiere svizzero o qualcuno della sua struttura al fine di rappresentare le proprie esigenze.
A seconda della richiesta del cliente e del settore in cui questo operava, veniva poi fornita la struttura straniera adeguata con la quale sottoscrivere un contratto di collaborazione, che giustificava il flusso finanziario in uscita per l'estero e l'abbattimento del carico tributario in Italia. Le società messe "a disposizione", con sedi in Austria, Olanda, Inghilterra e Svizzera, concludevano così contratti fittizi, emettendo documenti e fatture false e veicolando il denaro su conti correnti aperti presso banche svizzere, dopo altri passaggi attraverso ulteriori società collocate in paesi off-shore come Panama e Isole Vergini. Inoltre, in base alle esigenze della clientela, la struttura elvetica assicurava anche il trasferimento dalla Svizzera all'Italia delle somme di denaro di volta in volta richieste dai clienti, attraverso l'impiego di "spalloni" che utilizzavano la sede italiana della società svizzera per gli incontri con la clientela.
Le perquisizioni costituiscono lo sviluppo di un'inchiesta della procura di Milano che lo scorso 27 ottobre ha portato in carcere lo svizzero Giovanni Guastalla, legale rappresentante della Doge S.A, tre suoi collaboratori e Salvatore Orlando, banchiere di Ubs a Ginevra, per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio nell'ambito del caso Banca Italease.
Secondo gli inquirenti, i cinque avevano costituito "una vera e propria struttura specializzata nel riciclaggio, che ricercava contribuenti italiani interessati a trasferire all'estero fondi provenienti dalla commissione di reati, quali l'appropriazione indebita e l'evasione fiscale". Per Fastweb ed Eutelia, spiegano le fonti, gli investigatori ipotizzano una presunta evasione di 1,5 milioni di euro ciascuna, mentre per Poltrona Frau una cifra attorno ai 30-40.000 euro.
Per quanto riguarda i club coinvolti, precisano le fonti, si sospetta che abbiano evaso complessivamente circa 3 milioni di euro. Gli avvocati della Figc oggi si sono recati dal pm per richiedere gli atti relativi all'indagine per aprire un'inchiesta interna. Inoltre sono finiti sotto inchiesta i presidenti di Catania, Udinese, Ascoli, Empoli e Cesena. Da quanto si è appreso, gli indagati per reati fiscali sono Tonino Pulvirenti (Catania), Franco Soldati (Udinese), Roberto Benigni (Ascoli), Fabrizio Corsi (Empoli) e Igor Campedelli (Cesena).
Dalle indagini, spiega la nota, è emerso che l'associazione gestiva una serie di società straniere costituite al fine di permettere alle società italiane la creazione di fondi neri all'estero. Il meccanismo, secondo le Fiamme Gialle, funzionava così: l'imprenditore o il libero professionista italiano si metteva in contatto, direttamente o per mezzo di un intermediario, spesso un commercialista o un avvocato cui veniva riconosciuta una percentuale del 2-3% del risparmio fiscale, con il faccendiere svizzero o qualcuno della sua struttura al fine di rappresentare le proprie esigenze.
A seconda della richiesta del cliente e del settore in cui questo operava, veniva poi fornita la struttura straniera adeguata con la quale sottoscrivere un contratto di collaborazione, che giustificava il flusso finanziario in uscita per l'estero e l'abbattimento del carico tributario in Italia. Le società messe "a disposizione", con sedi in Austria, Olanda, Inghilterra e Svizzera, concludevano così contratti fittizi, emettendo documenti e fatture false e veicolando il denaro su conti correnti aperti presso banche svizzere, dopo altri passaggi attraverso ulteriori società collocate in paesi off-shore come Panama e Isole Vergini. Inoltre, in base alle esigenze della clientela, la struttura elvetica assicurava anche il trasferimento dalla Svizzera all'Italia delle somme di denaro di volta in volta richieste dai clienti, attraverso l'impiego di "spalloni" che utilizzavano la sede italiana della società svizzera per gli incontri con la clientela.