Al centro delle indagini una serie di tentati omicidi scatenati da una faida tra appartenenti al clan dei Casalesi. Oggetto della disputa la divisione dei guadagni delle estorsioni
I carabinieri del comando provinciale di Caserta insieme a quelli dei Ros e agenti della questura casertana, hanno eseguito 9 fermi a carico di elementi di vertice e affiliati dei Casalesi del gruppo che fa capo a Francesco Schiavone, il boss detenuto al 41bis. Gli arresti si sono resi necessari per l'allarme sociale determinato da una serie di tentati omicidi interni al clan e all'elevato pericolo di fuga. Le vicende oggetto di indagine nascono il 20 aprile di quest'anno quando ad Aversa viene ucciso Crescenzio Laiso per aver trattenuto per se i guadagni delle estorsioni, senza versare denaro al clan. Da qui due tentati omicidi tra affiliati, uno dei quali con un'aggressione all'uomo di fiducia di un capo zona nell'agro aversano. I fermi, che dovevano essere 10, sono per associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio ed estorsione.
Sfuggito alle manette Francesco Salzano di Aversa mentre in carcere sono finiti Pietro Falcone, figlio di Ettore capo zona di Aversa ucciso a Parete, nel casertano, nel 1990 - catturato a Ravenna - e Salvatore Orabona di Trentola Ducenta, entrambi entrati nel mirino del killer Giuseppe Setola del clan Bidognetti. Setola il 12 dicembre del 2008 aveva cercato di ucciderli sparando 107 colpi di kalashnikov che colpirono, però, una donna innocente affacciata al balcone. Le indagini sui 10 presunti affiliati sono scattate all'indomani dell'omicidio di Crescenzio Laiso e del pentimento del fratello Salvatore che da circa un mese ha deciso di collaborare con l'autorità giudiziaria di Napoli.
Sfuggito alle manette Francesco Salzano di Aversa mentre in carcere sono finiti Pietro Falcone, figlio di Ettore capo zona di Aversa ucciso a Parete, nel casertano, nel 1990 - catturato a Ravenna - e Salvatore Orabona di Trentola Ducenta, entrambi entrati nel mirino del killer Giuseppe Setola del clan Bidognetti. Setola il 12 dicembre del 2008 aveva cercato di ucciderli sparando 107 colpi di kalashnikov che colpirono, però, una donna innocente affacciata al balcone. Le indagini sui 10 presunti affiliati sono scattate all'indomani dell'omicidio di Crescenzio Laiso e del pentimento del fratello Salvatore che da circa un mese ha deciso di collaborare con l'autorità giudiziaria di Napoli.