"E' stata una trappola fatta dai carabinieri, le altre trans per invidia hanno detto che c'entravo anche io" ha affermato la transessuale al termine dell' incidente probatorio. E ha aggiunto "Il video è falso"
CASO MARRAZZO, L'ALBUM FOTOGRAFICO
"E' stata una trappola fatta dai carabinieri, le altre trans per invidia hanno detto che c'entravo anche io. Però io ho sofferto per questo. Piero è una brava persona ma del mio rapporto con lui prima del luglio
non voglio parlare. I carabinieri volevano 100 mila euro altrimenti avrebbero chiamato la stampa per rovinare Marrazzo".
Queste le parole del transessuale Natalì nel corso dell' incidente probatorio, durato circa 5 ore, che ha riguardato, in gran parte, l'irruzione nell'appartamento di via Gradoli effettuato da alcuni carabinieri la mattina del 3 luglio dello scorso anno.
Natalì, al secolo Alexander Josè Silva Vidal, ha confermato quanto già detto più volte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Rodolfo Sabelli e cioè che la mattina del 3 luglio scorso, nel suo appartamentino in via Gradoli, ci fu l'imprevisto blitz dei carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente, che sorpresero l'ex Governatore del Lazio e cercarono di ricattarlo dopo averlo filmato con un telefonino. Il video è stato anche mostrato in aula, rigorosamente a porte chiuse. Ma sul filmato Natalì non ha dubbi: "E' un montaggio fatto dai carabinieri, sono sicura, ma non ne conosco la durata".
Non è chiaro, invece, chi quel giorno abbia soffiato ai militari l'informazione sulla presenza di Marrazzo in casa di Natalì.
La transessuale ha spiegato che già dal 2008 i carabinieri 'infedeli' avrebbero voluto incastrare Piero Marrazzo. Ha poi aggiunto che negli anni l'ex Governatore gli avrebbe donato circa 20mila euro utilizzati per la sistemazione di una palazzina in Brasile.
Mercoledì, davanti al gip, saranno sentiti il trans Jennifer (il vero nome è Adriano da Motta) e l'ungherese Marianna Wechsler, che aveva intrapreso una relazione con il carabiniere Nicola Testini. Oggetto dell'esame i rappporti ormai difficili che si erano creati tra il pusher dei trans Cafasso, di cui Jennifer era il convivente, e lo stesso maresciallo. Secondo la procura, Cafasso, dopo le fallite trattative per la commercializzazione del video su Marrazzo, era diventato un testimone scomodo, in grado di ricattare gli stessi carabinieri. E, in quanto tale, andava eliminato. Testini, è la tesi accusatoria, avrebbe fornito a Cafasso la dose di droga che lo portò al decesso, avvenuto in una stanza di un albergo di via Salaria, mentre era in compagnia di Jennifer.
La Procura di Roma, intanto, aprirà un fascicolo indagando il trans Natali per cessione di sostanze stupefacenti. Nel corso dell'incidente probatorio dove il trans viene ascoltato come parte lesa, Natalì ha dichiarato di aver ceduto in varie occasioni a Piero Marrazzo sostanze stupefacenti. La circostanza è stata subito sottolineata dal gip Renato Laviola il quale ha prospettato subito la possibilità al trans di ritrovarsi indagato. L'avvocato Antonio Buttazzo, che assiste Natali in proposito ha detto: "L'indagine su Natali era un rischio che avevamo calcolato. Spetterà ora alla Procura se, come e quando la cessione è avvenuta".
L'incidente probatorio (atto che assume valore di prova in caso di processo) coinvolgerà dodici persone (quasi tutti trans senza fissa dimora con concreto pericolo che lascino il territorio nazionale e che siano esposti ad atti di violenza o minaccia) e durerà altre tre udienze.
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non voglio parlare. I carabinieri volevano 100 mila euro altrimenti avrebbero chiamato la stampa per rovinare Marrazzo".
Queste le parole del transessuale Natalì nel corso dell' incidente probatorio, durato circa 5 ore, che ha riguardato, in gran parte, l'irruzione nell'appartamento di via Gradoli effettuato da alcuni carabinieri la mattina del 3 luglio dello scorso anno.
Natalì, al secolo Alexander Josè Silva Vidal, ha confermato quanto già detto più volte al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Rodolfo Sabelli e cioè che la mattina del 3 luglio scorso, nel suo appartamentino in via Gradoli, ci fu l'imprevisto blitz dei carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente, che sorpresero l'ex Governatore del Lazio e cercarono di ricattarlo dopo averlo filmato con un telefonino. Il video è stato anche mostrato in aula, rigorosamente a porte chiuse. Ma sul filmato Natalì non ha dubbi: "E' un montaggio fatto dai carabinieri, sono sicura, ma non ne conosco la durata".
Non è chiaro, invece, chi quel giorno abbia soffiato ai militari l'informazione sulla presenza di Marrazzo in casa di Natalì.
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Mercoledì, davanti al gip, saranno sentiti il trans Jennifer (il vero nome è Adriano da Motta) e l'ungherese Marianna Wechsler, che aveva intrapreso una relazione con il carabiniere Nicola Testini. Oggetto dell'esame i rappporti ormai difficili che si erano creati tra il pusher dei trans Cafasso, di cui Jennifer era il convivente, e lo stesso maresciallo. Secondo la procura, Cafasso, dopo le fallite trattative per la commercializzazione del video su Marrazzo, era diventato un testimone scomodo, in grado di ricattare gli stessi carabinieri. E, in quanto tale, andava eliminato. Testini, è la tesi accusatoria, avrebbe fornito a Cafasso la dose di droga che lo portò al decesso, avvenuto in una stanza di un albergo di via Salaria, mentre era in compagnia di Jennifer.
La Procura di Roma, intanto, aprirà un fascicolo indagando il trans Natali per cessione di sostanze stupefacenti. Nel corso dell'incidente probatorio dove il trans viene ascoltato come parte lesa, Natalì ha dichiarato di aver ceduto in varie occasioni a Piero Marrazzo sostanze stupefacenti. La circostanza è stata subito sottolineata dal gip Renato Laviola il quale ha prospettato subito la possibilità al trans di ritrovarsi indagato. L'avvocato Antonio Buttazzo, che assiste Natali in proposito ha detto: "L'indagine su Natali era un rischio che avevamo calcolato. Spetterà ora alla Procura se, come e quando la cessione è avvenuta".
L'incidente probatorio (atto che assume valore di prova in caso di processo) coinvolgerà dodici persone (quasi tutti trans senza fissa dimora con concreto pericolo che lascino il territorio nazionale e che siano esposti ad atti di violenza o minaccia) e durerà altre tre udienze.
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