La decisione del tribunale del Riesame nei confronti di Mauro Terranova, il paparazzo che lo scorso 22 aprile ha travolto con l’auto e aggredito l’attrice romana. “Sussiste il pericolo della reiterazione” spiegano i giudici
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"Sussiste il pericolo della reiterazione, in considerazione della gravità del fatto, per modalità e tipologia delle lesioni procurate, e della personalità dell'indagato, fotoreporter professionista, che teneva in auto una bomboletta di gas urticante pronta all'uso e una pistola elettrica, in vista evidentemente di una possibile utilizzazione in contesti di tipo lavorativo".
E' un passo della motivazione della decisione con cui il tribunale del riesame ha confermato la misura cautelare dell'obbligo di dimora a Nepi per il 'paparazzo' Mauro Terranova che il 22 aprile scorso ha travolto con l'auto e aggredito l'attrice Claudia Pandolfi a piazza Vescovio. Per il collegio "la misura appare del tutto idonea a tutelare le esigenze cautelari, anche perché allontana l'indagato dal contesto romano nel quale più facilmente possono crearsi situazioni analoghe a quella qui in esame. La misura appare proporzionata al fatto e alla sanzione irrogabile".
La difesa del fotografo si era rivolta al tribunale per ottenere la revoca del provvedimento restrittivo, disposto dal gip Carmine Castaldo il 24 aprile dopo che il fotografo aveva trascorso due giorni nel carcere di Regina Coeli con le accuse di lesioni personali aggravate dall'aver determinato il pericolo di vita per l'attrice e dall'uso di un'arma impropria, lo spray al peperoncino usato contro la Pandolfi. Stando alla ricostruzione del pm Andrea Mosca, l'attrice si era avvicinata alla vettura di Terranova dopo essersi accorta di alcuni 'scatti' rubati. Avrebbe voluto indietro la macchinetta fotografica, ma il 'paparazzo', dopo averle spruzzato la sostanza urticante, si sarebbe allontanato con l'auto, trascinando la donna, rimasta con il braccio incastrato nel finestrino, per alcuni metri. Dopo pochi minuti lo stesso Terranova avrebbe avvertito la polizia e sollecitato i soccorsi.
Per i giudici, "da nessuna delle testimonianze emerge una condotta violenta della Pandolfi", come invece sostenuto dall'indagato, e "appare del tutto inverosimile" che l'uomo "possa non essersi accorto del trascinamento, sia perché avvenuto per qualche decina di metri, sia per la posizione dell'attrice". Un testimone avrebbe poi riferito che "durante il trascinamento il fotografo aveva colpito le mani della donna con un corpo contundente, condotta verosimilmente posta in essere al fine di farla staccare dalla vettura".
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La difesa del fotografo si era rivolta al tribunale per ottenere la revoca del provvedimento restrittivo, disposto dal gip Carmine Castaldo il 24 aprile dopo che il fotografo aveva trascorso due giorni nel carcere di Regina Coeli con le accuse di lesioni personali aggravate dall'aver determinato il pericolo di vita per l'attrice e dall'uso di un'arma impropria, lo spray al peperoncino usato contro la Pandolfi. Stando alla ricostruzione del pm Andrea Mosca, l'attrice si era avvicinata alla vettura di Terranova dopo essersi accorta di alcuni 'scatti' rubati. Avrebbe voluto indietro la macchinetta fotografica, ma il 'paparazzo', dopo averle spruzzato la sostanza urticante, si sarebbe allontanato con l'auto, trascinando la donna, rimasta con il braccio incastrato nel finestrino, per alcuni metri. Dopo pochi minuti lo stesso Terranova avrebbe avvertito la polizia e sollecitato i soccorsi.
Per i giudici, "da nessuna delle testimonianze emerge una condotta violenta della Pandolfi", come invece sostenuto dall'indagato, e "appare del tutto inverosimile" che l'uomo "possa non essersi accorto del trascinamento, sia perché avvenuto per qualche decina di metri, sia per la posizione dell'attrice". Un testimone avrebbe poi riferito che "durante il trascinamento il fotografo aveva colpito le mani della donna con un corpo contundente, condotta verosimilmente posta in essere al fine di farla staccare dalla vettura".
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