La nube che copre i cieli europei continua a spostarsi. "Difficile prevedere quando finirà l'emergenza. Bisogna tener conto dei venti”. Intervista a Michele Bufo, responsabile Enav, che gestisce gli imprevisti causati dalla cenere al traffico aereo
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di Valeria Valeriano
“Un evento di questa portata, in Europa, non si era mai visto”. Michele Bufo, responsabile Enav a Palermo, non ha dubbi. “I casi più rilevanti sono stati in Islanda nel 2004 e in Italia, per colpa dell’Etna, nel 2002 e nel 2006. Ma in quelle occasioni i venti furono favorevoli e la cenere si disperse al polo nord e verso il nord Africa. Otto anni fa fu necessario chiudere solo l’aeroporto di Catania per alcuni giorni, ma nulla a che vedere con l’emergenza di queste ore”.
Dal 2008 Bufo coordina l’Enav project team for volcanic ash contingencies: un gruppo di sette professionisti, con specializzazioni diverse, che si occupa di gestire gli imprevisti causati al traffico aereo dalla cenere vulcanica. Il Project team Enav partecipa anche alle riunioni internazionali dello Steering group europeo dove, oltre all’Italia, sono presenti altri paesi con vulcani (come l’Islanda e il Portogallo), l’Eurocontrol (l’organizzazione che controlla il traffico aereo europeo), l’Icao (agenzia dell’Onu che si occupa della navigazione aerea mondiale) e la Iata (organizzazione di compagnie aeree).
“Situazioni come questa – spiega Michele Bufo riferendosi alla nube di cenere del vulcano islandese che ha provocato la cancellazione di moltissimi voli – prevedono una gestione coordinata a livello internazionale. I Vaac (centri di avviso vulcanico) dell’Icao pubblicano le mappe che delimitano lo spazio contaminato da inibire al volo degli aerei”. Difficile prevedere quando l’emergenza finirà. “Ci sono troppe variabili – dice Bufo –. Prima di tutto deve cessare l’eruzione. Poi bisogna tener conto dei venti. È davvero impossibile fare un’ipotesi”. Quel che è certo è che i disagi non riguardano solo i Paesi direttamente investiti dalla nube. “Si allarga e continua a spostarsi”, sottolinea il responsabile Enav, ma i problemi per passeggeri e compagnie aeree viaggiano ancora più velocemente della cenere. “Basti pensare che è stato necessario cancellare molti voli in partenza dal resto del mondo per l’Europa – dice Bufo –. E le difficoltà riguardano anche equipaggi o velivoli che non riescono a raggiungere gli altri continenti. In questo modo, tutto il traffico aereo subisce ritardi”. Una sorta di effetto farfalla, a causa del quale l’eruzione di un vulcano in Islanda è in grado di provocare disagi dall’altra parte del mondo.
Intorno al Pacifico, in realtà, sono più abituati rispetto all’Europa agli imprevisti causati dalla cenere. “Nel mondo sono numerosi i vulcani attivi e negli ultimi trent’anni sono stati segnalati almeno cento «incontri» tra aerei e nubi vulcaniche”, ricorda Michele Bufo. Uno dei casi più famosi risale al 1982. Protagonista un Jumbo della British Airways, in volo da Londra Heathrow a Auckland, in Nuova Zelanda. Attraversò una nube di cenere sollevata dall’eruzione del Galunggung, un vulcano indonesiano. Tutti i quattro motori smisero di funzionare, tra l’incredulità dell’equipaggio e dei controllori del traffico aereo che non capivano il perché. Il velivolo riuscì comunque ad uscire dalla nube, a riattivare tre motori e ad atterrare in emergenza a Jakarta. “Non ci furono vittime – conclude Michele Bufo – come fortunatamente in nessun caso di impatto con la cenere vulcanica. Finora solo tanta paura per i passeggeri e danni per l’aereo, ma operiamo in modo che neanche questi si verifichino più”.
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di Valeria Valeriano
“Un evento di questa portata, in Europa, non si era mai visto”. Michele Bufo, responsabile Enav a Palermo, non ha dubbi. “I casi più rilevanti sono stati in Islanda nel 2004 e in Italia, per colpa dell’Etna, nel 2002 e nel 2006. Ma in quelle occasioni i venti furono favorevoli e la cenere si disperse al polo nord e verso il nord Africa. Otto anni fa fu necessario chiudere solo l’aeroporto di Catania per alcuni giorni, ma nulla a che vedere con l’emergenza di queste ore”.
Dal 2008 Bufo coordina l’Enav project team for volcanic ash contingencies: un gruppo di sette professionisti, con specializzazioni diverse, che si occupa di gestire gli imprevisti causati al traffico aereo dalla cenere vulcanica. Il Project team Enav partecipa anche alle riunioni internazionali dello Steering group europeo dove, oltre all’Italia, sono presenti altri paesi con vulcani (come l’Islanda e il Portogallo), l’Eurocontrol (l’organizzazione che controlla il traffico aereo europeo), l’Icao (agenzia dell’Onu che si occupa della navigazione aerea mondiale) e la Iata (organizzazione di compagnie aeree).
“Situazioni come questa – spiega Michele Bufo riferendosi alla nube di cenere del vulcano islandese che ha provocato la cancellazione di moltissimi voli – prevedono una gestione coordinata a livello internazionale. I Vaac (centri di avviso vulcanico) dell’Icao pubblicano le mappe che delimitano lo spazio contaminato da inibire al volo degli aerei”. Difficile prevedere quando l’emergenza finirà. “Ci sono troppe variabili – dice Bufo –. Prima di tutto deve cessare l’eruzione. Poi bisogna tener conto dei venti. È davvero impossibile fare un’ipotesi”. Quel che è certo è che i disagi non riguardano solo i Paesi direttamente investiti dalla nube. “Si allarga e continua a spostarsi”, sottolinea il responsabile Enav, ma i problemi per passeggeri e compagnie aeree viaggiano ancora più velocemente della cenere. “Basti pensare che è stato necessario cancellare molti voli in partenza dal resto del mondo per l’Europa – dice Bufo –. E le difficoltà riguardano anche equipaggi o velivoli che non riescono a raggiungere gli altri continenti. In questo modo, tutto il traffico aereo subisce ritardi”. Una sorta di effetto farfalla, a causa del quale l’eruzione di un vulcano in Islanda è in grado di provocare disagi dall’altra parte del mondo.
Intorno al Pacifico, in realtà, sono più abituati rispetto all’Europa agli imprevisti causati dalla cenere. “Nel mondo sono numerosi i vulcani attivi e negli ultimi trent’anni sono stati segnalati almeno cento «incontri» tra aerei e nubi vulcaniche”, ricorda Michele Bufo. Uno dei casi più famosi risale al 1982. Protagonista un Jumbo della British Airways, in volo da Londra Heathrow a Auckland, in Nuova Zelanda. Attraversò una nube di cenere sollevata dall’eruzione del Galunggung, un vulcano indonesiano. Tutti i quattro motori smisero di funzionare, tra l’incredulità dell’equipaggio e dei controllori del traffico aereo che non capivano il perché. Il velivolo riuscì comunque ad uscire dalla nube, a riattivare tre motori e ad atterrare in emergenza a Jakarta. “Non ci furono vittime – conclude Michele Bufo – come fortunatamente in nessun caso di impatto con la cenere vulcanica. Finora solo tanta paura per i passeggeri e danni per l’aereo, ma operiamo in modo che neanche questi si verifichino più”.