La Corte Costituzionale ha rigettato le istanze presentate da alcune coppie omosessuali contro gli articoli del codice civile che impediscono le unioni tra persone dello stesso sesso. "La materia è del legislatore"
La Corte costituzionale ha respinto i ricorsi sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nelle motivazioni la Consulta fa riferimento alla discrezionalità del legislatore, cui compete la regolamentazione della materia.
Il caso in discussione prendeva le mosse dal ricorso presentato da tre coppie omosessuali contro la decisione del Tribunale di Venezia e della Corte d'Appello di Trento di giudicare legittimo il rifiuto opposto dall'ufficiale dello stato civile di quei due Comuni a procedere alla pubblicazione di matrimonio resa da individui dello stesso sesso. In udienza, i legali delle coppie gay hanno sostenuto che spetta alla Corte Costituzionale abolire quella che ritengono essere una discriminazione sessuale, mentre l'Avvocatura generale dello Stato ha ribadito la competenza in materia del legislatore e dunque del Parlamento, nonché la necessità dell'elemento della diversità di sesso per definire come "matrimonio" l'unione fra due individui.
Il caso in discussione prendeva le mosse dal ricorso presentato da tre coppie omosessuali contro la decisione del Tribunale di Venezia e della Corte d'Appello di Trento di giudicare legittimo il rifiuto opposto dall'ufficiale dello stato civile di quei due Comuni a procedere alla pubblicazione di matrimonio resa da individui dello stesso sesso. In udienza, i legali delle coppie gay hanno sostenuto che spetta alla Corte Costituzionale abolire quella che ritengono essere una discriminazione sessuale, mentre l'Avvocatura generale dello Stato ha ribadito la competenza in materia del legislatore e dunque del Parlamento, nonché la necessità dell'elemento della diversità di sesso per definire come "matrimonio" l'unione fra due individui.