Resta chiusa la centrale a carbone dove ha perso la vita Sergio Capitanii, in attesa che un task force di esperti termini gli accertamenti sulla sicurezza. L’incidente sembra aver scoperchiato il vaso di Pandora sulla piaga nazionale delle “morti bianche"
Avrebbe dovuto riaprire oggi (venerdì 9 aprile) la centrale dell’Enel chiusa martedì scorso con un’ordinanza del Sindaco Giovanni Moscherini a seguito dell’incidente in cui ha perso la vita un operaio, Sergio Capitani e altri due sono rimasti feriti. Ma il nulla osta di riapertura dell’impianto non è arrivato.
Si attende l’esito dell’esame della task force di esperti che sta passando al setaccio la centrale, prima "leggendo" le carte, “a freddo”, a motori parzialmente accesi, per individuare possibili criticità sul fronte delle dotazioni di sicurezza dei lavoratori durante la produzione.
Quindi la centrale a carbone dell’Enel non riaprirà sicuramente prima di lunedì 12, quando però non sarà operativa, ma si verificheranno nuovi test a “caldo”, cioè a impianto perfettamente operativo.
Il sindaco della cittadina laziale è stato chiaro su questo punto: “L’impianto riaprirà solo quando i tecnici avranno finito i loro esami e sarà stata ristabilita la piena sicurezza”.
Intanto l’autopsia ha stabilito che la causa immediata della morte dell'operaio è stato il colpo alla base del cranio contro un palo dell'impalcatura. Ma questo è solo un primo elemento e per capire il ruolo delle esalazioni di ammoniaca occorre aspettare gli esami tossicologici. Per quanto riguarda la una eventuale intempestività dei soccorsi la risposta sarà fornita entro 36-38 ore. Per la morte dell’operaio di 34 anni sono indagate 11 persone.
Ma l’incidente della centrale Enel sembra essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La commissione parlamentare per la sicurezza sul lavoro visiterà l’impianto nei prossimi giorni per accertarsi delle condizioni di lavoro. Tre morti in tre anni, sono veramente troppi.
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Quindi la centrale a carbone dell’Enel non riaprirà sicuramente prima di lunedì 12, quando però non sarà operativa, ma si verificheranno nuovi test a “caldo”, cioè a impianto perfettamente operativo.
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Intanto l’autopsia ha stabilito che la causa immediata della morte dell'operaio è stato il colpo alla base del cranio contro un palo dell'impalcatura. Ma questo è solo un primo elemento e per capire il ruolo delle esalazioni di ammoniaca occorre aspettare gli esami tossicologici. Per quanto riguarda la una eventuale intempestività dei soccorsi la risposta sarà fornita entro 36-38 ore. Per la morte dell’operaio di 34 anni sono indagate 11 persone.
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