Caso Claps, settimana decisiva per le indagini

Cronaca
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Nei prossimi giorni la scientifica svolgerà ulteriori accertamenti nel sottotetto, mentre si attendono i risultati sul corpo della ragazza. Resta anche il mistero sulla data del reale ritrovamento del cadavere di Elisa

La Procura generale di Salerno, che ha avocato le indagini della Direzione distrettuale salernitana per evitare scadenze di termini, dovrà aspettare l'esito dell'autopsia sul corpo della ragazza che non arriverà prima di due settimane. Tanto richiedono gli accertamenti che sono condotti dal professor Francesco Introna,  dell'istituto di medicina legale di Bari. Bisogna capire come la ragazza e' stata uccisa. Inoltre dagli accertamenti medico-legali puo' arrivare la conferma se c'è stata, oppure no, violenza sessuale sulla ragazza di Potenza, un elemento decisivo ai fini processuali.

Le prime evidenze sui vestiti alimentano l'ipotesi perché i pantaloni sarebbero stati trovati sbottonati. Il corpo è però in estremo stato di decomposizione (in parte scheletrizzato e in parte  mummificato) e gli accertamenti non sono affatti facili. Così l'inchiesta procede su due piani, da una parte le indagini di polizia scientifica che tornerà nella chiesa per altri rilievi nei prossimi giorni e dall'altra l'autopsia. Altro piano di azione è l'ascolto di  possibili testimoni. Da questa attività è nata l'ipotesi del  ritrovamento anticipato del corpo. Così infatti sostiene don Waggno, interrogato in Questura, che dichiara di averlo saputo da Annalisa Lo  Vito e Margherita Santarsiero, figlia e madre, donne delle pulizie. Le due negano risolutamente. "Mai state lì"', hanno dichiarato agli inquirenti. Neppure lo conoscevano il sottotetto, hanno risposto. Non  ne sapevano nulla nemmeno il parroco, don Ambroise Atakpa (originario  del Togo) nè il vescovo, monsignor Agostino Superbo. Don Waggno l'ha  taciuto a tutti ma non è indagato. Un episodio nebuloso. Nel frattempo il sacerdote brasiliano si è blindato nel completo mutismo e le due donne, per stare tranquille, hanno lasciato  Potenza. E' un episodio che ha alimentato i tanti dubbi del  caso-Claps. A Potenza si fa molta fatica, infatti, a credere che nessuno in tutti questi anni si sia accorto che il corpo di Elisa era nella chiesa.

Comprensibile la reazione della famiglia Claps. "Se ciò sarà confermato sarà un altro insulto", hanno affermato  con sgomento. Da sempre la madre e i fratelli sostengono che questa vicenda avrebbe potuto chiarirsi molto prima se non ci fossero stati errori nelle indagini, coperture e depistaggi. Anche in Inghilterra  seguono con grande attenzione la vicenda di Potenza. A Bournemouth, città balneare del Dorset, dove vive Danilo Restivo, si cerca la  verità su un altro omicidio, quello della sarta Heather Barnett, trovata morta il 12 novembre del 2002, uccisa con un grosso corpo contundente, trovata nel bagno di casa con i seni mutilati e con due ciocche di capelli nelle mani, una non appartenente a lei.

Per questa vicenda Restivo è stato interrogato due volte dai detectives del Dorset. Abita molto vicino alla casa del delitto. La famiglia Barnett spera che da Potenza possano giungere elementi importanti per l'inchiesta di Bournemouth. Alla stampa locale la sorella della vittima, Denise Barnett, ha detto che "spera che la scoperta di Potenza possa essere il pezzo mancante del puzzle che aiuta a mettere insieme l'intero caso". Danilo Restivo si è sempre proclamato innocente per la scomparsa di Elisa Claps e non è stato formalmente incriminato per l'omicidio Barnett.

L'estraneità di Restivo dal caso Claps è ribadita dal suo avvocato, Mario Marinelli, che lo difese già nel processo per falsa testimonianza in cui Restivo fu condannato nel 1998 a due anni e 8  mesi per non aver saputo spiegare un buco di oltre un'ora nella  ricostruzione dei suoi spostamenti del 12 settembre del '93. Nel processo Restivo dichiarò che, dopo un appuntamento con Elisa, la vide uscire dalla chiesa mentre lui si fermò a pregare. Poi, scendendo le scale mobili (allora in costruzione) nel tornare a casa, si ferì ad una mano e si fece medicare al pronto soccorso. Ma i giudici non gli credettero del tutto.

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