Matrimoni civili per coppie gay, parola alla Consulta

Cronaca
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La Corte Costituzionale è chiamata a pronunciarsi sulla possibilità di ammettere i matrimoni omosessuali. Secondo le coppie gay che hanno fatto ricorso, il divieto in vigore vìola il principio di uguaglianza tra cittadini. La decisione mercoledì

Le leggi marciano molto più lentamente dell'evoluzione della società. Potrebbe riassumersi così l'appello delle coppie gay alla Corte Costituzionale a dare una "risposta coraggiosa" che, anticipando l' intervento del legislatore, dia il via libera ai matrimoni omosessuali e metta fine a una "discriminazione irragionevole". La Presidenza del Consiglio, tramite l' avvocatura dello Stato, ribadisce che il matrimonio si basa sulla differenza tra i sessi e rivendica il primato del legislatore a decidere su una materia tanto delicata.

Si saprà con tutta probabilità mercoledì l'orientamento della Consulta sull' ammissibilità e la fondatezza della questione di legittimità degli articoli del codice civile che non consentono il matrimonio omosex. E, come è avvenuto in tempi recenti per altri nodi delicati di grande impatto giuridico e sociale su cui i giudici costituzionali sono stati chiamati ad esprimersi e a dare la linea, sarà una decisione destinata a provocare polemiche e dibattiti.
A portare l' argomento all' attenzione dell' Alta Corte sono state le ordinanze del tribunale di Venezia e della Corte di Appello di Trento relative alle vicende di tre coppie gay alle quali l'ufficiale giudiziario aveva impedito di procedere alle pubblicazioni di matrimonio. Nei due provvedimenti si ipotizza il contrasto tra gli articoli del codice civile sul matrimonio e gli articoli della Costituzione 2 (diritti inviolabili dell' uomo), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali). I ricorrenti affermano che nell'ordinamento non esisterebbe il divieto espresso al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il divieto, quindi, viola il principio di uguaglianza e si scontra con le norme comunitarie. Non solo: ci sarebbe disparità di trattamento anche tra omosessuali e transessuali, visto che a questi ultimi, dopo il cambiamento di sesso, è consentito il matrimonio tra persone del loro sesso originario.

Se le associazioni gay (tra cui la radicale "Certi diritti" che aveva chiesto di intervenire ma non è stata ammessa nel giudizio) si aspettano una risposta positiva, per Franco Grillini, leader storico del movimento omosessuale, "qualunque sia l'orientamento della Corte costituzionale, già la discussione di oggi rappresenta un fatto di rilevanza storica perché punta il dito su una discriminazione di fatto".

Più drastico il commento di Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia: "La Consulta non può bocciare la Costituzione italiana. L'articolo 29 parla chiaro, la famiglia è una società naturale formata dal matrimonio. I nostri costituenti non avevano il minimo dubbio che il matrimonio fosse l'unione tra un uomo e una donna. Quindi mi aspetto che la Consulta bocci il ricorso".

L' argomento divide anche le principali candidate alla presidenza della Regione Lazio: "Il diritto deve fare la sua parte. Questa iniziativa parte anche da tutto un contesto europeo e va seguita con attenzione" osserva Emma Bonino, mentre Renata Polverini ribadisce che "alla base del matrimonio c'è la diversità dei sessi".

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