Una ragazza di 19 anni ha tentato per due volte di assassinare il padre assoldando due sicari. Secondo gli investigatori in concorso con la madre e un amico. Le due donne si sono giustificate dicendo di essere vittime di maltrattamenti da parte dell’uomo
Credeva che la figlia fosse negli Stati Uniti, ignaro che i 5.000 euro che le aveva dato per la vacanza erano stati invece usati dalla ragazza per dare l'acconto a un killer (nemmeno il primo, ma il secondo) che avrebbe dovuto ucciderlo.
La giovane, Ilenia Moretti, 19 anni, in realtà non si era mai allontanata molto dalla casa di famiglia a Luzzara, nella Bassa reggiana, ma si trovava in una vicina abitazione dove i carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio e della Compagnia di Guastalla l'hanno rintracciata, eseguendo un fermo di indiziato di delitto emesso nei suoi confronti dalla Procura per concorso in tentato omicidio. Accusa di cui deve rispondere anche un suo amico di 26 anni di Suzzara (Mantova), che l'avrebbe aiutata a portare a termine il primo tentativo di far fuori il genitore, l'8 gennaio.
Indagata anche la madre della ragazza (e moglie della vittima), che secondo i militari sapeva delle intenzioni omicide della giovane. A indurre la diciannovenne ad “architettare” l'omicidio del padre, secondo i primi risultati investigativi, sarebbe stata la volontà di mettere fine a una condizione di “assoggettamento” e vessazioni vissuta da anni dalla ragazza e dalla madre.
Tutto è partito la notte dell' 8 gennaio, quando un mantovano di 22 anni, Alex Granata, in tasca un coltello da macellaio con una lama da 12 centimetri e un altro a serramanico, arrivò a Luzzara in bici e all' 1.30 accoltellò a una spalla in strada la vittima, Rodolfo Moretti, facchino di 42 anni, che stava per salire in auto per recarsi al lavoro in un mulino. Ma l'uomo, karateka, riuscì a difendersi, quindi a disarmare e perfino ad immobilizzare l'aggressore, che ai carabinieri - al momento dell'arresto - disse di aver agito perché quell'uomo, che non conosceva e non aveva mai visto prima, "gli stava antipatico". Parole che lasciarono stupiti sia i militari che la vittima, giudicata guaribile in dieci giorni all'ospedale di Guastalla. Le successive indagini hanno portato alla luce che era stato l' amico della ragazza a individuare quel primo killer, indicandogli la vittima e spiegandogli come doveva ucciderlo.
La giovane, sempre - secondo i carabinieri - con l'ok della madre, non si era però persa d'animo e dopo quel primo fallimento aveva cercato e assoldato un nuovo killer, un marocchino incontrato in stazione, pagandogli l'acconto con i 5.000 euro che avrebbe dovuto usare per la vacanza negli Usa. Ma questi, non avendo a quanto pare vere intenzioni omicide, si era invece rivolto ai carabinieri.
Immediate le indagini, coordinate dal procuratore facente funzioni Isabella Chiesi e dal sostituto Valentina Salvi, che hanno portato a individuare madre, figlia e amico, e immediato l'intervento dei carabinieri per evitare che l'uomo potesse nuovamente trovarsi, a sua insaputa, in pericolo.
La giovane, Ilenia Moretti, 19 anni, in realtà non si era mai allontanata molto dalla casa di famiglia a Luzzara, nella Bassa reggiana, ma si trovava in una vicina abitazione dove i carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio e della Compagnia di Guastalla l'hanno rintracciata, eseguendo un fermo di indiziato di delitto emesso nei suoi confronti dalla Procura per concorso in tentato omicidio. Accusa di cui deve rispondere anche un suo amico di 26 anni di Suzzara (Mantova), che l'avrebbe aiutata a portare a termine il primo tentativo di far fuori il genitore, l'8 gennaio.
Indagata anche la madre della ragazza (e moglie della vittima), che secondo i militari sapeva delle intenzioni omicide della giovane. A indurre la diciannovenne ad “architettare” l'omicidio del padre, secondo i primi risultati investigativi, sarebbe stata la volontà di mettere fine a una condizione di “assoggettamento” e vessazioni vissuta da anni dalla ragazza e dalla madre.
Tutto è partito la notte dell' 8 gennaio, quando un mantovano di 22 anni, Alex Granata, in tasca un coltello da macellaio con una lama da 12 centimetri e un altro a serramanico, arrivò a Luzzara in bici e all' 1.30 accoltellò a una spalla in strada la vittima, Rodolfo Moretti, facchino di 42 anni, che stava per salire in auto per recarsi al lavoro in un mulino. Ma l'uomo, karateka, riuscì a difendersi, quindi a disarmare e perfino ad immobilizzare l'aggressore, che ai carabinieri - al momento dell'arresto - disse di aver agito perché quell'uomo, che non conosceva e non aveva mai visto prima, "gli stava antipatico". Parole che lasciarono stupiti sia i militari che la vittima, giudicata guaribile in dieci giorni all'ospedale di Guastalla. Le successive indagini hanno portato alla luce che era stato l' amico della ragazza a individuare quel primo killer, indicandogli la vittima e spiegandogli come doveva ucciderlo.
La giovane, sempre - secondo i carabinieri - con l'ok della madre, non si era però persa d'animo e dopo quel primo fallimento aveva cercato e assoldato un nuovo killer, un marocchino incontrato in stazione, pagandogli l'acconto con i 5.000 euro che avrebbe dovuto usare per la vacanza negli Usa. Ma questi, non avendo a quanto pare vere intenzioni omicide, si era invece rivolto ai carabinieri.
Immediate le indagini, coordinate dal procuratore facente funzioni Isabella Chiesi e dal sostituto Valentina Salvi, che hanno portato a individuare madre, figlia e amico, e immediato l'intervento dei carabinieri per evitare che l'uomo potesse nuovamente trovarsi, a sua insaputa, in pericolo.