A L'Aquila tornano le carriole con fiori e palloncini per festeggiare la primavera. Il vescovo D'ercole polemizza: "Ci hanno lasciati soli". Ma intanto la trasmissione Rai chiusa per le direttive sulla par condicio trova ospitalità tra i terremotati
Sono tornate le carriole all'Aquila, questa volta, però, non in piazza Palazzo, dove durante la settimana hanno lavorato i mezzi di Vigili del Fuoco e dell'Esercito, ma in piazza Nove Martiri, nel cuore della "zona rossa", una delle aree del centro storico devastate dal sisma del 6 aprile 2009. In realtà, a spingere i manifestanti a scegliere questa piazza, è stata la presenza del commissario per la ricostruzione, nonché presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Proprio nel momento in cui il corteo stava lasciando piazza Duomo per avviare il lavoro di rimozione e smistamento delle macerie, il governatore è arrivato in centro, spiegando ai presenti di voler raggiungere piazza Palazzo per ringraziare di persona, per il lavoro svolto, Vigili, Esercito e personale dell'Asm, azienda municipalizzata. Di qui la scelta del corteo delle carriole di deviare per piazza Nove Martiri, di fatto "dribblando" il commissario.
Per festeggiare il primo giorno di primavera, però, migliaia di persone hanno affollato le vie principali della città non solo con le carriole simbolo della mobilitazione dei cittadini, ma anche con fiori e palloncini. Omaggio all'inizio della primavera. Un'iniziativa che ha coinvolto anche bambini delle scuole elementari, riuniti al Castello con le loro maestre per realizzare disegni e decorazioni da esporre sul piazzale che si affaccia sulla "Fontana luminosa".
Intanto, hanno suscitato polemiche le parole di monsignor D'Ercole che al quotidiano Repubblica ha detto: "Ci hanno lasciati soli".
L'Arcidiocesi dell'Aquila ha infatti diffuso un comunicato. "L'intervista, pur rispecchiando grossomodo il pensiero di Mons. D'Ercole, omette l'apprezzamento del presule per quanto il Governo ha fatto all'Aquila dal giorno del terremoto a oggi, con particolare riferimento all'opera da tutti apprezzata del Sottosegretario Guido Bertolaso. Il titolo, soprattutto, non corrisponde per nulla al pensiero del Vescovo, che in nessun modo e mai può dirsi arrabbiato".
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