Dall'estetista o a fare la spesa, ma anche a casa dei genitori, invece di essere sul posto di lavoro come attestato dai tabulati elettronici. 4 donne e 2 uomini, dipendenti della Provincia, accusati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato
Hanno accertato che si allontanavano "sistematicamente" dal posto di lavoro per recarsi presso bar e locali da gioco, supermercati ma anche da parenti o a casa propria, i carabinieri che hanno messo agli arresti domiciliari sei dipendenti della Provincia di Perugia.
L'indagine è stata condotta dai militari del nucleo ispettorato del lavoro e da quelli della stazione del capoluogo. Gli investigatori, in base alle indicazioni dei magistrati, hanno reso noti oggi solo le iniziali degli arrestati, a carico dei quali sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare. Si tratta di M.J., di 45 anni, P.L., 54, C.M., 51, B.C., 42, tutte donne, e M.E., 54, e V.F., 50 anni, entrambi uomini. Tutti - hanno spiegato i carabinieri in una conferenza stampa - impiegati nella sede della Provincia di via Palermo.
Gli accertamenti sono stati avviati dopo l'arresto di un'impiegata, per lo stesso reato, eseguito nel maggio scorso dalla polizia provinciale. Insospettiti dai movimenti degli impiegati, i carabinieri hanno cominciato a pedinarli.
Li hanno filmati e fotografati - è stato spiegato - ma anche seguito i loro spostamenti con dispositivi gps. Hanno così accertato che i sei dipendenti della Provincia operavano false registrazioni nel sistema meccanizzato di controllo degli orari utilizzando il badge marcatempo, in modo da simulare la presenza al lavoro e invece si trovavano altrove.
Dall'inchiesta è inoltre emerso che in alcuni casi il sistema di rilevazione degli orari di lavoro era stato attivato da presunti colleghi compiacenti i quali passavano la scheda magnetica personale al posto degli assenti. I carabinieri hanno poi compiuto un riscontro sui tabulati elettronici delle registrazione delle presenze, sulla base delle quali - è stato spiegato ancora - vengono contabilizzate le retribuzioni dei dipendenti provinciali. Hanno cosi' rilevato quelle che sono state definite le "incongruenze con le situazioni di fatto".
Secondo i carabinieri i sei dipendenti finiti ai domiciliari, con i loro presunti stratagemmi hanno di fatto impedito alla Provincia di operare le dovute detrazioni sugli stipendi per le assenze non registrate. Le retribuzioni non dovute hanno costituito - secondo l'accusa - un ingiusto profitto dei dipendenti stessi ai danni dell'amministrazione pubblica.
L'indagine è stata condotta dai militari del nucleo ispettorato del lavoro e da quelli della stazione del capoluogo. Gli investigatori, in base alle indicazioni dei magistrati, hanno reso noti oggi solo le iniziali degli arrestati, a carico dei quali sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare. Si tratta di M.J., di 45 anni, P.L., 54, C.M., 51, B.C., 42, tutte donne, e M.E., 54, e V.F., 50 anni, entrambi uomini. Tutti - hanno spiegato i carabinieri in una conferenza stampa - impiegati nella sede della Provincia di via Palermo.
Gli accertamenti sono stati avviati dopo l'arresto di un'impiegata, per lo stesso reato, eseguito nel maggio scorso dalla polizia provinciale. Insospettiti dai movimenti degli impiegati, i carabinieri hanno cominciato a pedinarli.
Li hanno filmati e fotografati - è stato spiegato - ma anche seguito i loro spostamenti con dispositivi gps. Hanno così accertato che i sei dipendenti della Provincia operavano false registrazioni nel sistema meccanizzato di controllo degli orari utilizzando il badge marcatempo, in modo da simulare la presenza al lavoro e invece si trovavano altrove.
Dall'inchiesta è inoltre emerso che in alcuni casi il sistema di rilevazione degli orari di lavoro era stato attivato da presunti colleghi compiacenti i quali passavano la scheda magnetica personale al posto degli assenti. I carabinieri hanno poi compiuto un riscontro sui tabulati elettronici delle registrazione delle presenze, sulla base delle quali - è stato spiegato ancora - vengono contabilizzate le retribuzioni dei dipendenti provinciali. Hanno cosi' rilevato quelle che sono state definite le "incongruenze con le situazioni di fatto".
Secondo i carabinieri i sei dipendenti finiti ai domiciliari, con i loro presunti stratagemmi hanno di fatto impedito alla Provincia di operare le dovute detrazioni sugli stipendi per le assenze non registrate. Le retribuzioni non dovute hanno costituito - secondo l'accusa - un ingiusto profitto dei dipendenti stessi ai danni dell'amministrazione pubblica.