Neve a Milano, voci dalla città

Cronaca
Via Farini a Milano
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Ufficio-Casa in 4 ore per pochi chilometri in auto o con un tranquillo, giusto un po' affollato, giro in metropolitana. La caccia alla tata disponibile per ovviare alle scuole chiuse, le sirene delle autoambulanze bloccate nel traffico. Le vostre storie

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La metropoli del Nord affronta venti centimetri di neve nell'ultimo lunedì prima di Natale. Giorno lavorativo con ansia da shopping. Il traffico impazzisce. i mezzi pubblici di superficie restano intrappolati, la metropolitana (un po' affollata) funziona egregiamente. Ma le tangenziali e i treni dei pendolari sono alla paralisi. Martedì le scuole restano chiuse. Per i genitori che lavorano si apre la caccia alla baby sitter libera e in grado di raggiungere casa.
Ecco i nostri racconti. Scrivete qui i vostri 

Alessandra

Sono uscita con un quarto d’ora di anticipo dal lavoro, sperando di riuscire ad arrivare in tempo al nido per prendere la bimba. Con la metro, da Rogoredo a maciachini, tutto è filato liscio, solo vagoni un po’ affollati e il solito pigio di corpi umani. La tragedia è stata da maciachini a pellegrino rossi (8 fermate in tutto, media solita della corsa 10-15 minuti con traffico): la linea 52 per comasina non andava proprio, in mezzora nemmeno l’ombra di un autobus. Passano invece 3 autobus della 70 senza che io riesca a prendere uno. Due accanto a me litigano per salire e tra poco vengono alle mani. Al quarto bus riesco a salire e ci metto tre quarti d’ora per fare il tragitto. Morale: quasi due ore per tornare a milano. Per fortuna è andato mio suocero a prelevare la bimba a piedi, ma per contattarlo ci ho messo una buona mezzora, la Tim sembrava non ricevere più.

Paolo

Le insidie lungo il cammino si preannunciavano bibliche. Da Rogoredo a Città Studi: per me una fermata di passante ferroviario, tre di filobus. Alle 19 di un lunedì da tregenda siberiano, 21 dicembre, Milano nel caos, io ci ho messo invece mezz'oretta, senza nemmeno dovermi dotare di thermos caldo e ramponi: 5 minuti di trenino, 25 con un mezzo di superficie. Questo sì, stile ritirata di Russia. Ma insomma, è andata. Meno bene a mia moglie, povera: 5 ore di auto da viale Sarca, di solito ci vogliono 20-30 minuti. E' scappata dall'ufficio alle 16, si è materializzata a casa alle 21. Ancora meno bene alla baby sitter dei miei figli. Rotta: il nulla di Pioltello. Alle 21.30 era ancora su un bus, smarrito nella tundra periferica. Stamattina, ovviamente, a casa sia lei (la baby sitter) che i miei figli: scuola sbarrata, vacanze anticipate. A me, oggi, di lusso: nessuno per strada, solito passante (senza bus: l'ho raggiunto a piedi in 15 minuti), posto di lavoro guadagnato in 20 minuti tondi. Totale assenza di eroismi. E a bordo di mezzi pubblici. Quasi mi vergogno. Meno male che mia moglie, almeno lei, ci ha messo un'ora e mezza.

Patrizia
Per chi come la sottoscritta ha 2 bimbe a casa queste giornate sono un incubo. Sono uscita dall'ufficio alle 19.00 e sono arrivata a casa (Corso Sempione) dopo due ore e mezza. La tata oggi non si vede e quindi sono costretta a casa oltre al fatto che mia madre è in attesa di entrare in sala operatoria dalle 7.00 di stamattina per un operazione al ginocchio in attesa di assistenti alla sala operatoria che forse non arriveranno mai... Ieri sera mentre a passo d'uomo tornavo a casa passavano ambulanze di continuo. Pensavo: speriamo arrivino per tempo a destinazione. C'era gente che abbandonava macchine e pullman e camminava lungo le bretelle della tangenziale. Il vice sindaco proclama di usare i mezzi pubblici ma dove e con quali se a casa mia la fermata di metro' gialla e' a Turati. L'unica cosa vera invece e' di chiederei le dimissioni immediate della Moratti che si e' dimostrata x l'ennesima volta incapace di gestire una emergenza annunciata!!!

Giovanni

"Lasciate a casa l’auto, lasciate a casa l’auto", un solo pensiero riecheggiava nella mia mente mentre mi apprestavo a lasciare la mia calda e accogliente casetta. Allarmismo esagerato o saggio consiglio? Effettivamente il comune di Milano ci aveva avvertito… ma dopotutto gli italiani sono un popolo creativo. E la creatività del momento mi ha suggerito di infilare la mano in tasca, afferrare le chiavi della mia utilitaria, infilarle nel quadro e raggiungere Villapizzone sfidando le leggi del traffico e della natura. Risultato? Alle 18 la strada era coperta da un soffice manto innevato e per intraprendere la via del ritorno (zona stazione centrale) ci sono volute ben 4 ore… Motivo? La mia creatività, ma soprattutto la Milano-Meda chiusa nel tratto finale con tutto il traffico deviato in Zona Maciachini. Un disastro annunciato e un’inutile pioggia di clacson. Oggi, al mio risveglio, ripongo le chiavi della macchina sul tavolo di casa, rispolvero un vecchio biglietto dell'Atm e raggiungo Villapizzone col passante ferroviario. In strada il deserto, un'ora e sono davanti alla mia scrivania.. come sempre. Colpa mia, lo so…

Vanni

Il futuro dell'uomo è sottoterra. Non nel senso di "polvere siamo e polvere torneremo". Nel senso che, quando avremo finito di distruggere la Terra - intesa come crosta terrestre + atmosfera - potremmo sempre concentrarci sul "sottoterra". Ieri, da uomo-talpa, ho attraversato la città da una parte all'altra (San Siro-Rogoredo a/r): velocissimo e senza intoppi, un lusso considerando come si muovevano quelli "sopra". Sono passato senza neanche rendermene conto sotto il Duomo, sotto l'ago e il filo di Cadorna, sotto il Castello Sforzesco. A pensarci fa un po' impressione. Fuori, all'aria aperta, bianco e silenzio (quasi "troppo" per chi è abituato alla città). Sotto, un formicolio incredibile. Era lì la vera città. 40 minuti di metropolitana per tagliare Milano, 15 per fare gli ultimi metri a piedi fino a casa (e comunque mi sono trovato a sorpassare camminando le auto in coda). Insomma, del trasporto sotterraneo non posso lamentarmi (idem stamattina: senza l'intera popolazione studentesca, mi sono persino seduto a leggere. Metropolitana semivuota). Meno fortunato chi arriva in treno. Stamattina alla stazione di Rogoredo ho visto la schermata che segnala i ritardi dei treni: 120 minuti, 85, 60, 35... Qualcuno lo fotografava: credo gli servisse come prova per giustificarsi con il capo.

Alessandro

Il rientro ieri sera a casa era stato molto meno problematico del previsto: passante in orario (più puntuale dei giorni estivi col solleone) e una ventina di minuti a piedi (non che i mezzi non ci fossero, ma su corso Indipendenza e corso Concordia sembravano impegnati nel tentativo di stabilire il nuovo record della coda cittadina più lunga del mondo). Stamattina, poi, per accompagnare il bambino al nido (privato e quindi aperto; con tutti i soldi che si prendono vorrei vedere...) autobus subito al capolinea e solito tragitto in 5 minuti. Una favola. Sembrava tutto perfetto, ma non avevo fatto i conti col passeggino dalla fermata dell'autobus al nido. Trasportare quel trabiccolo sui marciapiedi innevati è stata una delle cose più faticose della mia esistenza. O si impantanava in grossi cumuli accatastati da solerti portinai ligi ai consigli di De Corato o sprofondava - insieme alle mie scarpe - in pozze di colore nero pece e di preoccupante consistenza fangosa. Unica alternativa sollevarlo di peso e trasportarlo come fosse il contenuto (il bimbo) e non il contenitore (il passeggino appunto). E già perché in tutto questo il contenuto - il bimbo - se la godeva beatamente in braccio a mia moglie che faceva l'equilibrista per evitare pericolosi capitomboli. Beata innocenza dei bambini...

Claudia
Da Porta Venezia a Bruzzano in quattro ore e un quarto. Salgo in auto alle 18 passate. Dopo un’ora di coda raggiungo Viale Tunisia ma sono costretta a tornare indietro perché la Polizia Stradale blocca la strada: si ricomincia daccapo. Riparto, arrivo al rallentatore in Repubblica ma il peggio si materializza: in direzione Porta Garibaldi è di nuovo tutto sbarrato dalla Stradale, non si passa. Mi dirigo disperata verso la Stazione Centrale e resto ferma per un’ora buona. Il culmine arriva in Melchiorre Gioia: semafori spenti, vigili che tentano senza successo di arginare il traffico e un groviglio di macchine incastrate in ogni direzione. Mi trascino a velocità zero fino a casa, slittando e procedendo in diagonale con la neve che continua a cadere. Stamattina ci riprovo, sfido le nevi un’altra volta. Colmo dei colmi: ci impiego più di mezz’ora per estrarre la macchina dal parcheggio e solo 25 minuti per attraversare di nuovo la città!

Elisabetta
Posso ritenermi una dei fortunati che ieri non hanno subìto particolari disagi. Sono partita da Milano Rogoredo verso le 18.30 con un treno delle Ferrovie Nord diretto a Saronno, fortunatamente il mio percorso è breve e raggiungo Milano Porta Venezia senza ritardi; da lì i soliti 5/10 minuti a piedi per raggiungere il portone di casa. Nota di colore: giunta in ascensore mi accorgo di essere un pupazzo di neve: ½ cm di neve sul capello e sulle spalle. Anche questa mattina per chi abita in centro non ci sono molti problemi: alle 9 del mattino le vie sono semideserte, pochissime macchine in circolazione, qualche impavido venditore ha deciso di sfidare il maltempo per il mercato del martedì di via Eustachi. Giunta al passante ferroviario di Porta Venezia però scopro le prime soppressioni; il primo treno disponibile per Rogoredo si vedrà solo tra una ventina di minuti. Opto per la metropolitana che a quell’ora ormai non è più affollata; sia la linea rossa che la linea gialla viaggiano senza problemi, 1 minuto e mezzo di attesa sulla banchina e sono di nuovo in ufficio.

Marcello
Lunedì mattina mi sveglio e sento alla radio gli annunci allarmistici del giornale radio: "Non prendete la macchina, usate i mezzi pubblici, è prevista neve nel pomeriggio". Sarà che non avevo nessuna intenzione di mettermi alla guida, sarà che sotto le feste mi sento un boy scout ma per una volta decido di dare ascolto a mamma, fidanzata e De Corato. Anche se c'è l'aperitivo alle sette. Anche se poi ho appuntamenti la sera. Camicia, golf, pantaloni e...scarponcini. Non li metto da anni ma va bene cosi. Esco dall'ufficio alle 19 e con la linea 3 alle 19.25 sono a casa con pizza da asporto e piedi asciutti. Mi guardo la città bianca e bloccata dal 4° piano soddisfatto di sentirmi, per una volta cittadino modello e anzi, dall'alto delle mie pantofole dico indicando il traffico: eh, se tutti avessero preso i mezzi pubblici...

Paolo
Sono le nove e tutto va bene. Lo schermo mi saluta con la foto ansa di Malpensa imbiancata. Molti aerei non decolleranno. Io, invece, sì. Le 7 fermate di metro che separano Rogoredo da Missori, scorrono lisce più di uno shot di Stolichnaya. Poi quattro passi in via Torino ed è subito casa. Niente code, ritardi, disagi. Mi sento Merlino nella bolla di Morgana.
Nel tentativo di condividere impacci e tribolazioni comuni a tanti meneghini, ascolto Inverno di De Andrè nella versione di Battiato. “La terra stanca sotto la neve dorme il silenzio di un sonno greve.” Ma non per me. Neanche l’’affettuosa apprensione della legittima consorte può scalfire la mia sicumera. Al cellulare, Emanuela descrive con perizia toponomastica lo stato delle strade allertandomi sui tratti più perigliosi. D’altronde l’ho sposata anche per questo: infermiera per amore dell’arte direbbe Laforgue. Tuttavia non presto alcuna attenzione ai suoi consigli.
Con l’andatura spiccia tipica dei milanesi, attraverso il Carrobbio, incurante di ogni gelida minaccia. Se i risto-club, disco-pub e gli etno-chic non fossero ineluttabilmente deserti sembrerebbe una serata uguale alle altre. L’unico a pagare il tributo alla bianca deità, è un distinto orientale che capitombola in corso Ticinese. Con compostezza zen si rialza in un battibaleno e declina gentile il mio aiuto.
Sono davanti al portone. Per l’occasione la solerte portinaia ha steso il tradizionale red carpet. Simile a un orso alticcio sbatto gli stivali. I fiocchi abbandonano mesti il carrarmato delle suole. In omaggio al clima artico mangerò salmone selvaggio bagnato da vodka. Aveva proprio ragione Dorothy "nessun posto è come casa", specie se abiti in centro.

Birgit
Ieri nel pomeriggio ho voluto, per prudenza, uscire alle 16.30 dall'ufficio per tornare a casa. Ero in macchina. Se tutto fosse andato bene in massimo 15 minuti sarei stata a casa. La tangenziale direzione Venezia era già bloccata. Così ho deciso di fare la strada di campagna che costeggia la pista di Linate per poi arrivare a Peschiera Borromeo, proseguire per Segrate con destinazione Vimodrone. Strade impraticabili da subito, tanto che a Peschiera sono rimasta definitivamnete bloccata dal traffico. Si procedeva a rilento, motori spenti per venti/trenta minuti, poi qualche metro e di nuovo fermi. Il tempo passa, 19.30, 20.30. La fame imcombe e non solo quella, impossibile parcheggiare per entrare in un Bar per un panino e un bisogno. Parcheggiare voleva dire rimanere bloccati nella neve. Il famoso ponte degli specchietti di Segrate riusltava impraticabile, altra coda, altri blocchi altre attese. Ho voluto cambiare strada per passare da Novegro e tornare su Milano Ortica. Cambio rotta e riesco a raggiungere casa dei miei genitori a Segrate solo alle 22.30, stremata, infreddolita, affamata e altro. SOLO cinque ore di macchina per fare pochi chilometri. Imbarazzante Oggi solo 90 minuti per arrivare con i mezzi...

Corinne

A Cesate, la mia fermata sul passante da Rogoredo per Saronno, ieri sera il treno aveva 25 minuti di ritardo su un tragitto di 45 minuti. Le persone che scendevano con me erano sorridenti. Un simile ritardo è frequente anche senza neve e dopo anni da pendolari pensavamo una situazione ben peggiore!
Fuori dalla stazione continuava a nevicare e la neve cominciava a diventare alta sui marciapiedi e nel parcheggio. Io ho fatto il solito tragitto a piedi, arrivata a casa sembravo un pupazzo di neve. Ale, il mio compagno, mi ha informata che il suo treno aveva solo 20 minuti di ritardo e che la nostra auto era bloccata nel box. Questa mattina il parcheggio a Cesate era vuoto e comunque inaccessibile.
Chi non è stato a casa è venuto a piedi. Per la neve alta, sono arrivata in stazione in ritardo rispetto al solito orario, ma ho preso il treno prima perché in ritardo di 20 minuti. In Bovisa il passante per Rogoredo è stato soppresso, quindi ho proseguito per Cadorna. Da li ho preso la metropolitana rossa per cambiare in Duomo sulla gialla. Ho timbrato 15 minuti dopo rispetto al solito.

Augusto
Ebbene sì tornare a casa dal lavoro, ieri, è stata davvero un'impresa. Alla disperazione, alla valutazione razionale del rischio si è sostituita un po' di sana incoscienza spuntata fuori dall'animo sportivo che mi pervade. In macchina, senza gomme termiche, con la mente mi sono catapultato a Jyvaskyla, Finlandia centrale, Rally dei Mille Laghi. Ho vestito i panni di Mikko Hirvonen, partenza e via. Da Rogoredo, Opera non è poi così distante, mi sono detto rassicurandomi, eppure due ore due per fare 10 chilometri. Ho guidato tra un Tir e un camion su un'auto che sembrava avere saponette al posto di ruote, ma tra automobilisti, per quanto in preda a panico, stress da traffico e timore, tutto sommato disciplinati. A 120 minuti dalla partenza il traguardo è stato raggiunto: nessun successo, un po' di rabbia ma anche una piccola soddisfazione. Oggi è un altro giorno, meno disagi, percorso inverso, stessa distanza e tempo record di 25 minuti.

Marco
Sono una di quelle persone che anche per fare pochi chilometri opta per la comodità accogliente, la flessibilità di orari e la libertà di raggiungere esattamente la meta dell’auto. Da ieri sera la macchina giace in una statica sagoma di neve. Dopo le mie iniziali lamentele, riscopro piccoli piaceri che avevo perse nel mio usuale lusso del spostarmi in macchina. Riscopro il piacere del freddo sul viso, quell’aria tagliente che ti risveglia più velocemente del riscaldamento della macchina, riscopro una città di suoni e rumori non sovrastati dalla musica dell’autoradio, riscopro il piacere di alzare lo sguardo e osservare una città nel pieno del suo risveglio senza il limite della capotte sopra di me. Osservo inoltre il nervosismo degli adulti che si lamentano della pulizia delle strade, del ritardo dei mezzi e del sale miseramente sparso sui marciapiedi. Queste stesse persone tengono per mano piccole creature con occhi splendenti e sorrisi sgargianti, per nulla intimoriti dal freddo anzi pronti ad sccoglierlo con gioia, divertimento e leggerezza di pensieri. Nei loro occhi scopro un altro modo di vedere il mondo, quel rovesciare il proprio punto di vista, quel saper cogliere con amore e gioia un evento climatico che coi suoi disagi può comunque regalarci un sorriso e un occhio diverso attraverso cui guardare queste giornate fredde. E mi riscopro con gioia ancora un po’ bambino.

Silvia

Abitare ad Assago e lavorare a Rogoredo aiuta a diventare una persona paziente. Nonostante questo, ieri sera mi è stato difficile mantenere la calma. Preoccupata dall'incessante fioccare della neve, sono uscita dall'ufficio alle 16.30 per correre alla più vicina fermata della metropolitana. Come mi aspettavo era particolarmente affollata, nonostante non fosse ancora l'orario di punta.
Nel giro di un'ora e mezza ero finalmente arrivata a Romolo, dove avevo parcheggiato l'auto. Sospettavo che ignorare le raccomandazioni ad utilizzare i mezzi pubblici potesse essere una mossa poco saggia, ma l'alternativa era quella di attendere l'autobus sotto la neve per un tempo non precisato e trovarmi ugualmente nel traffico intasato. A Romolo la neve si era accumulata drammaticamente: individuare la macchina giusta è stata un'impresa. Mentre cercavo di mettere in moto, ho scoperto di avere un fidanzato ancor meno previdente di me: era andato in ufficio, nel centro di Milano, con un'auto a trazione posteriore. E' stato costretto ad abbandonarla lungo la strada ed io ad attenderlo alla fermata della metropolitana per dargli un passaggio. Dopo un'ora siamo finalmente riusciti a partire, ma arrivare a casa è stata un'impresa. La strada era completamente bloccata e, nonostante abbia visto passare un paio di mezzi spargi sale, si slittava facilmente. Un paio di persone davanti a me hanno parcheggiato e si sono incamminate a piedi. Ho il forte sospetto che siano arrivati a destinazione prima di me...
Finalmente sotto casa,ho usato le ultime energie per spalare e parcheggiare la macchina nel box, crollando esausta sul divano di casa intorno alle 20. Con timore stamattina ho ripreso l'auto e inaspettatamente ho trovato le strade sgombre... sia dalla neve che dalle auto. Solo alcune macchine abbandonata qua e là, sagome indistinte sotto cumuli di neve, mi ricordavano il disagio della sera precedente. Sono arrivata in ufficio con mezz'ora di anticipo. Sarò così fortunata anche al ritorno?

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