Secondo la Corte, concedendo nel 2004 la semilibertà ad Angelo Izzo, uno degli autori del Circeo, le autorià italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano uccise da Izzo il 28 aprile 2005
La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia per aver concesso la semilibertà al mostro del Circeo, Angelo Izzo. Concedendo nel 2004 la semilibertà, sottolinea la Corte di Strasburgo, le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, uccise da Izzo il 28 aprile 2008 mentre godeva di questo beneficio.
La Corte ha anche stabilito che le autorità italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45mila euro per danni morali.
Secondo i parenti delle due donne, che hanno presentato il ricorso a Strasburgo nel luglio 2006, un anno dopo l'omicidio, l'Italia, visti i precedenti di Angelo Izzo, concedendogli la semilibertà ha violato il diritto alla vita di Maria Carmela e di Valentina, sancito dall'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Nella documentazione presentata i familiari delle due donne ripercorrono tutta la storia criminale di Izzo, dai fatti del Circeo fino al 27 dicembre del 2004, giorno in cui l'uomo ha iniziato a beneficiare della semilibertà. Si racconta anche del tentativo di fuga dal carcere di Latina, di quello riuscito dal carcere di Alessandria, di come a Izzo fosse stata già concessa la semilibertà, poi revocata perché trovato in compagnia di una persona con precedenti penali in una stanza d'albergo dove fino all'arrivo dei carabinieri erano presenti anche tre minori. I ricorrenti hanno presentato anche documenti che attestano che nel 2004 un detenuto del carcere di Campobasso dove era rinchiuso Izzo, prima di essere trasferito a Palermo, aveva dichiarato che l'uomo aveva intenzione di assassinare il presidente del tribunale di sorveglianza di Campobasso.
La Corte ha anche stabilito che le autorità italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45mila euro per danni morali.
Secondo i parenti delle due donne, che hanno presentato il ricorso a Strasburgo nel luglio 2006, un anno dopo l'omicidio, l'Italia, visti i precedenti di Angelo Izzo, concedendogli la semilibertà ha violato il diritto alla vita di Maria Carmela e di Valentina, sancito dall'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Nella documentazione presentata i familiari delle due donne ripercorrono tutta la storia criminale di Izzo, dai fatti del Circeo fino al 27 dicembre del 2004, giorno in cui l'uomo ha iniziato a beneficiare della semilibertà. Si racconta anche del tentativo di fuga dal carcere di Latina, di quello riuscito dal carcere di Alessandria, di come a Izzo fosse stata già concessa la semilibertà, poi revocata perché trovato in compagnia di una persona con precedenti penali in una stanza d'albergo dove fino all'arrivo dei carabinieri erano presenti anche tre minori. I ricorrenti hanno presentato anche documenti che attestano che nel 2004 un detenuto del carcere di Campobasso dove era rinchiuso Izzo, prima di essere trasferito a Palermo, aveva dichiarato che l'uomo aveva intenzione di assassinare il presidente del tribunale di sorveglianza di Campobasso.