Per la Procura di Milano la registrazione della conversazione ("abbiamo una banca") tra l'ex segretario Ds e l'ex presidente di Unipol potrebbe essere stata consegnata illegalmente al premier da un manager della società che predispone le intercettazioni
Una presunta vicenda di ricatti legata a una fuga di notizie: sarebbe questo, secondo quanto scrivono diversi quotidiani, ciò che emerge da un’inchiesta della procura di Milano innescata da una denuncia di Antonio Di Pietro.
La celebre intercettazione tra l’allora segretario dei Ds Piero Fassino e l’ex amministratore delegato di Unipol Giovanni Consorte (“abbiamo una banca”) sulla scalata al gruppo Bnl sarebbe stata infatti consegnata illegalmente quattro anni fa direttamente a Paolo e Silvio Berlusconi da un manager di Research Control System (Rcs), società che ha messo a disposizione le attrezzature per le intercettazioni disposte dagli uffici giudiziari italiani.
È ciò che emergerebbe da un’indagine avviata dalla procura di Milano in seguito a una denuncia nella quale si parla di un imprenditore milanese, Fabrizio Favata che, a causa di una presunta promessa non mantenuta da parte del premier, avrebbe tentato di vendere ad alcuni quotidiani la notizia del presunto "regalo" a Silvio Berlusconi nel Natale 2005.
Secondo il Corriere della Sera, sarebbe stato lo stesso Favata nell’estate del 2009 a recarsi nelle redazioni di alcuni quotidiani e anche da alcuni politici, tra i quali Di Pietro, con "atteggiamento ondivago tra parvenze di ricatto e cenni di vendetta per asserite promesse non mantenute".
Il regalo in questione, ovvero la copia del file della conversazione tra Fassino e Consorte, non era ancora stata trascritta e si trovava registrata su un cd chiuso nella cassaforte di inquirenti ed investigatori. L’intercettazione venne pubblicata sul Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) il 31 dicembre 2005, molti mesi prima di essere depositata alle parti. Per quella pubblicazione, il cronista del quotidiano di via Negri, Gian Luigi Nuzzi, è stato di recente assolto dal Tribunale.
La notizia dell'indagine, rivelata ieri dall’Unità, è stata ripresa oggi da altri quotidiani. Secondo le indiscrezioni, le ipotesi di reato sarebbero accesso abusivo a sistema informatico, rivelazione di segreto d’indagine e corruzione.
Al momento, ci sarebbero solo due iscritti nel registro degli indagati: lo stesso Favata per minacce e Roberto Raffaelli, manager della Rcs, che secondo questa ricostruzione, si sarebbero entrambi recati ad Arcore. Interrogato dagli inquirenti Favata si è rifiutato di rispondere alle domande. I magistrati hanno però già fatto eseguire una serie di perquisizioni, tra cui anche una nello studio legale del figlio dell'imprenditore. L'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha parlato di una vicenda "del tutto priva di fondamento" e si è detto certo che "le indagini non potranno che dimostrare la totale estraneità alla pubblicazione del presidente Berlusconi e del dott. Paolo Berlusconi".
La celebre intercettazione tra l’allora segretario dei Ds Piero Fassino e l’ex amministratore delegato di Unipol Giovanni Consorte (“abbiamo una banca”) sulla scalata al gruppo Bnl sarebbe stata infatti consegnata illegalmente quattro anni fa direttamente a Paolo e Silvio Berlusconi da un manager di Research Control System (Rcs), società che ha messo a disposizione le attrezzature per le intercettazioni disposte dagli uffici giudiziari italiani.
È ciò che emergerebbe da un’indagine avviata dalla procura di Milano in seguito a una denuncia nella quale si parla di un imprenditore milanese, Fabrizio Favata che, a causa di una presunta promessa non mantenuta da parte del premier, avrebbe tentato di vendere ad alcuni quotidiani la notizia del presunto "regalo" a Silvio Berlusconi nel Natale 2005.
Secondo il Corriere della Sera, sarebbe stato lo stesso Favata nell’estate del 2009 a recarsi nelle redazioni di alcuni quotidiani e anche da alcuni politici, tra i quali Di Pietro, con "atteggiamento ondivago tra parvenze di ricatto e cenni di vendetta per asserite promesse non mantenute".
Il regalo in questione, ovvero la copia del file della conversazione tra Fassino e Consorte, non era ancora stata trascritta e si trovava registrata su un cd chiuso nella cassaforte di inquirenti ed investigatori. L’intercettazione venne pubblicata sul Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) il 31 dicembre 2005, molti mesi prima di essere depositata alle parti. Per quella pubblicazione, il cronista del quotidiano di via Negri, Gian Luigi Nuzzi, è stato di recente assolto dal Tribunale.
La notizia dell'indagine, rivelata ieri dall’Unità, è stata ripresa oggi da altri quotidiani. Secondo le indiscrezioni, le ipotesi di reato sarebbero accesso abusivo a sistema informatico, rivelazione di segreto d’indagine e corruzione.
Al momento, ci sarebbero solo due iscritti nel registro degli indagati: lo stesso Favata per minacce e Roberto Raffaelli, manager della Rcs, che secondo questa ricostruzione, si sarebbero entrambi recati ad Arcore. Interrogato dagli inquirenti Favata si è rifiutato di rispondere alle domande. I magistrati hanno però già fatto eseguire una serie di perquisizioni, tra cui anche una nello studio legale del figlio dell'imprenditore. L'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha parlato di una vicenda "del tutto priva di fondamento" e si è detto certo che "le indagini non potranno che dimostrare la totale estraneità alla pubblicazione del presidente Berlusconi e del dott. Paolo Berlusconi".