L'imprenditore, uomo chiave nell'inchiesta sulle tangenti nella sanità pugliese, dopo la pubblicazione dei verbali del suo interrogatorio, ha presentato un esposto ai giudici: "Sono come un pentito, ora temo per la mia vita"
Se qualcuno dovesse minacciare lui o i suoi cari, non esiterà a chiedere alla magistratura di essere tutelato. Così scrive in un esposto depositato presso il tribunale di Bari Giampaolo Tarantini. Perchè si sente, scrive, come un pentito che, dopo aver rivelato ai magistrati i nomi dei responsabili di alcuni omicidi, vede le proprie confessioni pubblicate dai giornali. Tarantini, l'imprenditore su cui ruotano le inchieste della Procura di Bari su sanità, escort, festini e droga si riferisce alla pubblicazione dei verbali secretati dei suoi interrogatori sul Corriere della Sera. E ne lamenta l'effetto devastante sulla sua vita privata. "Sbagliano quanti oggi dicono di non conoscermi o di non ricordarsi di me, incalza ancora Tarantini. Farebbero bene a ricordarsi chi sono io". Pronta la controreplica di D'Alema: "Confermo", ha detto, che non ho mai avuto rapporti con Tarantini. Se afferma il contrario, spieghi come, dove e quando."