A due settimane dal barbaro omicidio di Antonio De Meo i familiari hanno scritto una lettera pubblica in cui chiedono giustizia e ribadiscono il proprio "non possumus" a qualsiasi atteggiamento d'indulgenza verso gli uccisori
Stupore e indignazione furono i sentimenti degli italiani all'incredibile notizia, due settimane or sono, della morte di Antonio De Meo, il 23enne marchigiano ucciso a pugni per una bicicletta da tre minorenni rom. Rabbia e dolore continuano invece ad animare i familiari del giovane, che hanno indirizzato una lettera aperta al direttore del "Corriere della Sera". Dopo aver tratteggiato il commovente profilo del "cucciolo essi hanno confermato l'assoluta indisponibilità a "perdonare tre minorenni che hanno stroncato la vita di Antonio a soli 23 anni".