Paganica e la nuova meta del rugby: ripartire
CronacaLa città colpita dal terremoto del 6 aprile, si è risvegliata in una tendopoli allestita tra le due H del campo sportivo. Le nuove sfide di chi sul quel prato prima giocava, adesso vive… Ma vorrebbe tornare a giocare
Di Marcello Barisione
Cos’è la normalità? Per chi è colpito da una scossa di terremoto che in 30 secondi ti cambia la vita è un concetto che spaventa. “La sera quando sei a casa guardi la tv, ti addormenti sul divano e vai a letto. Qui, dopo una giornata di lavoro, fai la fila in mensa e ti addormenti assieme a 10 tuoi compagni di squadra…e questa non è normalità”. Lo dice Diego, direttamente dal campo da rugby di Paganica, il centro di un nuovo mondo appena nato. Un mondo da (ri)costruire da zero.
"Chi ne parla, le televisioni o gli esperti, dice che è come se avessimo camminato per trenta secondi. Noi, in realtà, ci siano fermati per trenta secondi. Tutto si è fermato in quei trenta secondi”.
La notte del terremoto il campo da Rugby di Paganica era l’unico spazio aperto facilmente raggiungibile dalla città, così quando la terra ha cominciato a tremare in città, la gente si è riversata tra le due H della Polisportiva Paganica. Giovani, vecchi, feriti, intere famiglie in pigiama: tutti in campo a cercare riparo dal mondo che veniva giù. La Club house, il locale delle feste, è diventata il ricovero per gli anziani. Gli spogliatoi, il magazzino per i generi di prima necessità. I pochi medicinali presenti in infermeria, usati per i soccorsi. Le tute della squadra e il calzettoni da gioco hanno scaldato chi è rimasto senza abiti. Poi sono arrivare le tende, la ghiaia sull’erba, il coprifuoco e i braccialetti di riconoscimento. Paganica aveva 6.500 abitanti e chi non è andato da parenti o sulla costa, oggi vive nel campo da rugby.
“Si parla di normalità, ma non ci piace questo termine” dicono i rugbisti. “Accompagnamo le troupe per i documentari, rivediamo in tv le nostre zone, dedichiamo tempo a parlare con i giornalisti. Ma ci rendiamo conto che la gente che non vive qui non si è resa assolutamente conto della nostra situazione. La realtà è peggiore di quella che sembra dagli stand up in televisione. Il 70% delle case dei centri storici è da abbattere, e anche chi vuole cominciare a ricostruire si guarda bene dal farlo adesso: ogni sera ci sono botte da 2 a 3 gradi (della scala Richter, ndr)”. Paganica adesso è il campo da rugby. Per il tifosi, per lo sport, lo è sempre stata. Ma adesso tutto parte da qui, per prime le speranze di normalità. “Pensiamo al futuro. Quello normale che dite voi, lo vedranno forse i nostri figli tra 10 anni” continua Diego, ma non per fare il pessimista, anzi: “L’Aquila tra 10 anni rappresenterà la nuova Italia. Qui è tutto da rifare: monumenti, musei, chiese, case storiche. Lo Stato non può fare figuracce perché Berlusconi è stato qui e ha visto con i suoi occhi quello noi vediamo ogni mattina dalle nostre tende”.
Loro, i rugbisti del Paganica non restano fermi, tra pochi giorni sarà on line sul sito ufficiale della squadra un link ad una Onlus creata per la raccolta dei fondi che arriveranno direttamente alla squadra. Intanto in Italia si moltiplicano le iniziative per ospitare le squadre locali nei prossimi tornei estivi. Sulla pagina facebook della squadra c'è la fila per ospitare o aiutare i rugbisti abruzzesi che saranno ospiti a giugno al Milano Rugby festival dove grazie all'iniziativa Solidariemeta ogni segnatura durante il torneo varrà 15 Euro offerti per la riscostruzione.
Il nuovo mondo comincia a prendere vita e, collegandosi direttamente al sito del Paganica rugby, sarà bello vedere dove e come saranno usati i soldi per il futuro da costruire assieme: progetti per lo stadio, campi e divertimenti per i giovanissimi e un centro media a fianco del centro sportivo. Si ricostruisce per tornare a giocare prima possibile, come hanno fatto le Under dei piccoli rugbisti, che grazie alla solidarietà di tutta l’Italia ovale adesso sono in giro per l’Italia ospiti di vari tornei, da Brescia all’isola d’Elba.
In trasferta costante anche la prima squadra del Paganica che ha giocato due settimane fa lo spareggio per l’ambita Serie B. Senza campo né allenamenti il Paganica ha giocato contro l’Accademia Avezzano: ha perso 24-14 in un pomeriggio dove ha vinto lo sport e che resterà nella mente e nei cuori delle persone che l’hanno vissuta e condivisa. “Noi continuiamo” c’era scritto sulle magliette del Rugby Paganica e dell’Accademia Avezzano. Lo stesso motto che arriva dal campo del nuovo mondo e che ogni giocatore si ripete prima di entrare in campo, prima di qualsiasi partita, anche quelle più difficili senza il pallone in mano ma sempre con i compagni a sostenerti: “La gente deve prenderci come esempio, in questo terremoto che più che dell’Abruzzo è stato de L’Aquila. Il colpo che abbiamo subìto ci ha fatto cadere. Il percorso di ricostruzione sarà duro, e ci sarà la possibilità di commettere errori. Ma se c’è una cosa che il Rugby ci insegna è che uniti ci si può rialzare, e con orgoglio guardare avanti” parola dei ragazzi della Polisportiva Paganica rugby