Indagini polizia, vittima non voleva dividere proventi usura
(ANSA) - COSENZA, 17 MAG - Ucciso perché non voleva dividere con gli altri affiliati alla cosca i proventi dell'attività di usura che aveva iniziato, peraltro, senza il preventivo assenso dei boss. Sarebbe questo il movente dell'omicidio di Giuseppe Ruffolo, ucciso a colpi di pistola nel settembre 2011 a Cosenza, per il cui omicidio le Squadre mobile di Cosenza e Catanzaro e lo Sco hanno arrestato Roberto Porcaro, di 35 anni, e Massimiliano D'Elia (33), già noti alle forze dell'ordine, a conclusione di indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Per l'accusa D'Elia è l'autore materiale del delitto; Porcaro, ritenuto uno dei massimi esponenti del clan Lanzino-Patitucci, sarebbe il mandante. "Le indagini - ha detto il capo della mobile di Cosenza Fabio Catalano - si sono avvalse di attività tecniche e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Il quadro probatorio ha consentito di delineare elementi di colpevolezza tali da far ritenere che il delitto sia maturato nel clan Lanzino-Patitucci".