Good Cop, bad Cop: tutte le reazioni alla conferenza di Belém

È andata bene o è andata male? È stato un successo o un fallimento? È sempre difficile dare un giudizio su una conferenza sul clima. Ecco le principali reazioni alla Cop30 di Belém, a partire da quella di Simon Stiell, il numero uno dell’organismo Onu che si occupa di cambiamenti climatici. “La COP30 ha dimostrato che la cooperazione climatica è viva e vegeta, mantenendo l’umanità nella lotta per un pianeta vivibile. E questo nonostante forti venti politici contrari. Mentre un Paese ha fatto un passo indietro, 194 Paesi sono rimasti saldi nella solidarietà, irremovibili nel sostegno alla cooperazione climatica”. Nonostante sia mancata l’attesa roadmap per abbandonare i combustibili fossili Stiell è fiducioso: “Con o senza strumenti di navigazione, la direzione di marcia è chiara: il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili e alla resilienza è inarrestabile, e sta accelerando”. WWF: “Un documento debole” La realtà è chiara secondo Mariagrazia Midulla del WWF: “Titoli altisonanti e grandi promesse non si sono tradotti in azioni significative. La cosiddetta ‘COP della verità’ non ha fornito né una tabella di marcia né soluzioni concrete per le sfide urgenti che dobbiamo affrontare. Il documento finale è debole e privo di sostanza a causa dei giochi delle forze contrarie all'ambizione climatica e alla sua attuazione. Legambiente: “Accordo inadeguato” Di accordo “inadeguato a contrastare l’emergenza” parla Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente secondo cui l’Europa ha perso un grande occasione per dimostrare la sua leadership nell’azione climatica globale”. Per Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente che ha seguito in Brasile il summit si tratta di una conclusione e che “consente solo un passo in avanti sulla giustizia climatica ed un preoccupante passo indietro sul phasing-out dei combustibili fossili, cruciale per poter colmare il crescente divario di ambizione negli impegni nazionali di riduzione delle emissioni climalteranti e mantenere vivo l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi”. ICN: “La Cop della verità, della realpolitik” Era a Belém anche Jacopo Bencini, presidente di Italian Climate Network: “Quella che il Brasile ha chiamato la ‘COP della verità’ - verità scientifica, verità politica, la prima nel nuovo contesto diplomatico guidato dai BRICS, senza gli Stati Uniti - si è scontrata con le verità della realpolitik e di un’alleanza strumentale con la Cina rivelatasi debole e fallace nelle ultime 72 ore del vertice”. Per Bencini “il Presidente della COP30, Correa do Lago, ha tentato di rendere una COP altamente simbolica quello che non poteva essere, un Global Stocktake intermedio. Ed è stato fermato”. Ecco: Da Belém una risposta non scontata Più ottimista il giudizio del think tank ECCO: "È un testo di compromesso - dice il Direttore e Co-fondatore, Luca Bergamaschi - che dà una prima risposta, non scontata nell’attuale contesto geopolitico, di come colmare il divario tra le politiche attuali e l’obiettivo di 1.5°C”. Bergamaschi elogia il ruolo dell’Europa “nel portare tutti i Paesi ad accettare un aumento dell’ambizione”. E aggiunge: “L’Accordo della COP30 riafferma innanzitutto l’Accordo di Parigi come stella polare della cooperazione internazionale e dimostra che la maggioranza dei Paesi, con l’Europa al centro, è pronto ad avviare un percorso di uscita dai combustibili fossili. Un percorso che riflette dove sta andando l’economia reale, la finanza, con gli investimenti nelle energie pulite raddoppiati nel 2024 rispetto a quelli fossili, e le richieste della società".

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Alberto Giuffrè