Un’Italia meno sostenibile: più auto e rifiuti, meno spazi ai pedoni

La 32esima edizione del rapporto Ecosistema Urbano, realizzato da Legambiente e Ambiente Italia, scatta una fotografia nitida, ma poco rassicurante delle città italiane. Dall’analisi degli oltre 30mila dati raccolti nei 106 capoluoghi emergono criticità diffuse: aria irrespirabile, rifiuti in aumento, reti idriche che perdono più di un terzo dell’acqua immessa. Cresce il trasporto pubblico, ma troppo lentamente, e aumenta soprattutto il numero di auto. Dopo anni di espansione, diminuiscono gli spazi per chi si muove in bici, sia quelli dedicati a pedoni e le aree a traffico limitato. Trento, Mantova e Bergamo in cima alla classifica “Ecosistema Urbano 2025" costruisce la sua classifica partendo da 19 indicatori. Ogni parametro assegna una quota dei 100 punti teorici disponibili, costruiti su obiettivi di sostenibilità ritenuti realistici: per ciascun indicatore, infatti, esiste almeno una città capace di raggiungere il punteggio massimo. Gli indicatori sono distribuiti in sei aree chiave e misurano aspetti molto diversi tra loro: dai livelli di biossido di azoto e PM10 alla qualità delle acque depurate, dalla raccolta differenziata alla disponibilità di verde urbano fino alla produzione locale da fonti rinnovabili e ai consumi energetici. In media, i 106 capoluoghi ottengono un punteggio del 54,24%, in lieve calo rispetto alle ultime due edizioni. Nessuna città supera quest’anno la soglia dell’80%, mentre solo Trento e Mantova riescono a collocarsi sopra quota 75. In sei superano 70, confermando quanto il divario tra i centri più sostenibili e il resto del Paese rimanga ampio. Tra le città con le migliori performance ambientali troviamo Trento, che mantiene la prima posizione con un punteggio del 79,78%. Il capoluogo trentino resta tra i più performanti negli indicatori relativi ai rifiuti, con una produzione procapite di 443 kg all’anno e una raccolta differenziata pari all’82,3%. Restano però criticità nella rete idrica, con perdite al 29,3%, e nella superficie urbana destinata a pedoni, ZTL e alberi. Anche Modena si conferma al secondo posto con 130 litri di consumo idrico procapite giornaliero e perdite della rete al 16,3%. La raccolta differenziata rimane stabile all’84%, mentre lo spazio urbano dedicato ai pedoni passa dai 27,3 ai 90,1 metri quadrati ogni 100 abitanti. Tuttavia, restano livelli elevati di produzione di rifiuti e i livelli di inquinamento atmosferico. Tre anni fa, invece, Bergamo era al 55esimo posto, mentre nell’ultimo report arriva al terzo con una raccolta differenziata del 77,2% e infrastrutture ciclabili pari a 18,31 metri quadrati ogni 100 abitanti. Gli alberi piantati crescono leggermente, le ZTL e le energie rinnovabili restano stabili, mentre le auto diminuiscono leggermente a 62 ogni 100 abitanti. Tra le criticità, oltre alla qualità dell’aria e ai valori di ozono, emergono alti consumi idrici e un incremento della produzione di rifiuti. Tra le città più grandi, Firenze passa dal 63esimo al 21esimo posto in un anno grazie a miglioramenti nella qualità dell’aria, nella raccolta differenziata, nel sistema dei mezzi pubblici e nella superficie urbana destinata a ZTL e isole pedonali. Anche Torino sale dal 85esimo al 62esimo posto, anche se i livelli di inquinamento atmosferico e il numero di auto in circolazione restano elevati. Tra le città con le peggiori performance ambientali troviamo Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Crotone registra una produzione di rifiuti pro capite in aumento, arrivando a 531 kg all’anno, e resta ferma su indicatori critici come trasporto pubblico , superficie pedonale e piste ciclabili. Vibo Valentia, penultima, soffre anch’essa per la mancanza di dati sugli inquinanti atmosferici e mostra performance molto basse nel trasporto pubblico. Il tasso di motorizzazione privata è elevato , mentre peggiorano consumi idrici e perdite della rete. Ultima è Reggio Calabria, che continua a non fornire dati sugli inquinanti. La produzione di rifiuti resta bassa, ma peggiora la raccolta differenziata, scendendo al 36,6%. I consumi idrici e le perdite della rete rimangono elevati , mentre il tasso di motorizzazione cresce a 70 auto ogni 100 abitanti. La ciclabilità e il consumo di suolo migliorano, ma non sufficientemente da incidere sulla posizione complessiva della città in classifica. Migliorano la differenziata e le rinnovabili, peggiora la mobilità Tra i parametri migliori si confermano la raccolta differenziata, l’uso di energia da fonti rinnovabili e la crescita dei passeggeri trasportati dai mezzi pubblici urbani, seppur ancora su livelli lontani da quelli delle migliori città europee. La percentuale di raccolta differenziata supera quest’anno per la prima volta il 65,1%, con 63 capoluoghi che hanno raggiunto l’obiettivo di legge fissato nel 2012. Gli indicatori che ottengono i risultati più critici in tutta Italia restano lo smog, la produzione di rifiuti, il consumo di suolo e la gestione dell’acqua. Nessuna città riesce a rispettare tutti i nuovi valori guida Organizzazione Mondiale per la Sanità per PM10, PM2,5 e NO2. Inoltre, i dati relativi a diversi capoluoghi del Sud e delle Isole sono incompleti o mancanti, rendendo difficile una valutazione complessiva. Per quanto riguarda le risorse idriche, i consumi medi dei capoluoghi si attestano a 147 litri per abitante al giorno, ma le perdite nelle reti di distribuzione possono arrivare fino al 70% dell’acqua immessa, a causa di infrastrutture spesso obsolete: il 60% delle reti urbane ha più di 30 anni e il 25% più di 50. La mobilità urbana rimane uno dei principali punti critici per la sostenibilità ambientale dei capoluoghi italiani.Il numero di auto immatricolate e in circolazione continua a salire, alimentando un parco auto tra i più alti d’Europa. Il tasso medio di motorizzazione nei capoluoghi nel 2024 è di 68 auto ogni 100 abitanti, in aumento rispetto ai 67,7 del 2023, con 96 comuni sopra la soglia delle 60 auto ogni 100 abitanti e 37 comuni che superano le 70 auto ogni 100 abitanti. In parallelo, diminuisce lo spazio urbano dedicato a pedoni e ciclisti: la superficie media di isole pedonali scende a 48,6 m² ogni 100 abitanti, rispetto ai 50,7 della passata edizione, e il numero di comuni con meno di 10 m² ogni 100 abitanti sale a 20. Come ha segnalato Mirko Laurenti, responsabile del report Ecosistema Urbano, “manca, in sintesi, una strategia nazionale in grado di programmare scelte di indirizzo capaci di cambiare davvero le nostre città, rendendole più sostenibili, al passo con i tempi e vicine alle necessità dei cittadini che le vivono. L’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese è ripensarne le città, guardando alle emergenze di oggi, ben visibili dai dati, e a quelle di domani. A cominciare dai cambiamenti climatici”.

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Un’Italia meno sostenibile: più auto e rifiuti, meno spazi ai pedoni

Roberta Cavaglià