Ue e impegni climatici: se confermati, saranno al ribasso

La strada dell’Unione Europea verso la neutralità climatica promessa per il 2050 potrebbe passare attraverso un nuovo obiettivo intermedio: ridurre del 90% le emissioni di gas serra entro il 2040 rispetto al 1990. La proposta della Commissione introduce misure di flessibilità per superare le resistenze degli Stati membri e del Partito Popolare. Si prevede l’uso di crediti internazionali qualificati dal 2036, che possono coprire fino al 3% delle emissioni, provenienti da attività come la cattura del carbonio. Inoltre, si propone di integrare nel sistema di scambio europeo gli assorbimenti permanenti di CO2 e di permettere agli Stati di compensare le difficoltà di un settore con miglioramenti in altri. Se, proprio a Sky Tg24, il ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin ha apprezzato la maggiore flessibilità, sottolineando che l’Italia può contabilizzare azioni svolte oltre i confini dell’UE, in linea con il piano Mattei per l’Africa, vanno registrate molte voci deluse dalla proposta, valutata al ribasso. Ne abbiamo parlato con Mauro Albrizio, dell’ufficio di Bruxelles di Legambiente, grande esperto di negoziazione climatica, a cui abbiamo chiesto se si tratta di ambizioni ridimensionate o no. "Sì, senza dubbio è un ridimensionamento. Al momento, certo, perché si tratta solo di una proposta, che deve essere approvata da Parlamento e Consiglio, attraverso la procedura legislativa. Poi, una volta approvato il target al 2040, dovrà avere via libera tutto il pacchetto di proposte legislative attuative. Speriamo l'ambizione sia almeno in linea con l'obiettivo del 1,5°. Attualmente la proposta della Commissione di riduzione del 90% netto al 2040 non è in linea con le raccomandazioni del Comitato scientifico europeo sui cambiamenti climatici. Perché? Perché è una prosecuzione delle politiche attuali, come tra l'altro emerge dalla proposta stessa, dalla valutazione allegata alla proposta della Commissione, senza ricorrere ai crediti internazionali. L'Europa, proseguendo con le politiche attuali, può ridurre le emissioni nette dell'88%. La proposta della Commissione aggiunge una serie di flessibilità e in particolare aggiunge il ricorso attualmente non previsto dalla normativa europea in vigore al credito internazionale, esternalizzando quindi l'azione climatica europea a paesi poveri e vulnerabili". Da un punto di vista squisitamente politico, è corretta una lettura in cui scorgere una nuova temperie europea, che in qualche modo rinneghi le politiche della vecchia Commissione? Si può dire che è il risultato di un confronto pesante in atto tra un pezzo dei governi europei che sostengono l'industria che guarda al passato è un altro pezzo dei governi europei che sostengono l'industria del futuro. La Commissione, con la proposta di ieri, ha cercato di trovare un punto di compromesso al ribasso. Allargando il campo di gioco, proviamo a mettere in relazione le decisioni europee con il nuovo corso americano di Donald Trump, che ha sostanzialmente dichiarato guerra a ogni forma di Green Deal e di prospettiva ecologica, anche a costo di litigare con il sodale Musk. Quanto può cambiare questa inversione di rotta americana il percorso globale verso una scelta rinnovabile, che ormai veniva dato per scontato, magari a velocità differenti a seconda degli scenari, ma comunque scontato? A mio parere, negli USA è interessante osservare una situazione in chiaroscuro. Non sono tanto l'opposizione, o le reazioni isteriche di Elon Musk che fanno la differenza. È lo scontro che c'è stato prima in Senato e poi soprattutto alla Camera dei Rappresentanti, dove molti parlamentari hanno cercato fino all’ultimo di portarsi a casa modifiche al One Big Beautiful Bill per ridurre l'impatto sulle rinnovabili perché ci sono Stati, penso per esempio a uno Stato Maga per eccellenza, il Texas, dove le rinnovabili hanno soppiantato le fossili nella produzione di energia elettrica. Un esempio per tutti il clamore intorno al voto travagliatissimo di Lisa Murkowski, la senatrice dell'Alaska che prima ha messo il freno alla legge durante la notte, ma alla fine ha votato a favore della sua approvazione, solo dopo aver ottenuto concessioni fondamentali per il suo Stato. Quindi lì la situazione è molto più complicata. Bisognerà aspettare le elezioni di midterm per capire è l'impatto vero. Capiremo soprattutto un impatto sugli Stati Uniti d'America, di breve termine. Certamente poi ci saranno le nuove presidenziali e si vedrà. Chi fa previsioni adesso butta dati per aria. Nessuno può sapere esattamente cosa succederà, perché è veramente complicato quello che sta accadendo negli Stati Uniti. Possiamo dire che in generale il percorso indicato dalla Conferenza di Parigi, e seguenti aggiustamenti, non sembra più essere in cima all'agenda mondiale? No, si può dire che è in salita. Molto dipende dal ruolo che intende giocare la Cina a Belém per la COP 30. A me ha colpito molto la partecipazione per la prima volta al leader summit ristretto del 23 aprile scorso, dove per la prima volta non c'erano gli Stati Uniti, non del primo ministro cinese, ma di Xi in persona. Con un impegno forte: per la prima volta la Cina proporrà un target di riduzione delle emissioni entro il 2035, coprendo tutti i gas serra e l’intero comparto produttivo del Paese. Aggiungo anche l'aver messo la questione del clima in testa all'agenda del summit Europa-Cina che si terrà a fine mese a Pechino, che celebra i 50 anni dell'accordo Cina-Europa. Perché da qui si vede tutta la strategia che lega i due player. Nella strategia delle tre C, competizione, confronto e cooperazione, la cooperazione è quella la terza gamba che loro chiamano “green cooperation”. Quindi la strada verso gli obiettivi di Parigi è certamente in salita. Ma ci può essere un nuovo G2. A Parigi il G2 era tra Stati Uniti e Cina, che hanno poi consentito, allargando all'Europa la coalizione degli ambiziosi che ha fatto sottoscrivere l'accordo. In Brasile ci potrà essere un nuovo G2: Europa e Cina, o meglio Cina e Europa? È un punto interrogativo. Non lo so come andrà a finire. Ma questo è il tavolo che si sta cercando di apparecchiare.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Ue e impegni climatici: se confermati, saranno al ribasso