L’impronta ambientale della guerra in Ucraina: 230 milioni di tonnellate di CO₂ in 3 anni

A poco più di tre anni dall’invasione russa, la guerra in Ucraina ha portato non solo alla morte di decine di migliaia di persone, ma anche all’emissione di circa 230 milioni di tonnellate di anidride carbonica. A dichiararlo è l’ultimo report di Initiative on GHG Accounting of War, che dal 2022 monitora l’impatto sull’ambiente del conflitto. Tra le principali fonti di inquinamento ci sono le attività militari, ma anche i lavori di ricostruzione di edifici, reti di trasporti e industrie. Nell’ultimo anno, in particolare, sono aumentate le aree colpite da incendi boschivi: 92mila ettari, rispetto ai 47,7 e ai 29 del primo e del secondo anno di guerra. Un aumento del 30% delle emissioni Negli ultimi tre anni, la guerra in Ucraina ha causato più emissioni di gas a effetto serra di quante ne generino ogni anno Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia insieme: le stesse che generano 120 milioni di automobili in un anno. Tra il 2024 e il 2025, in particolare, le emissioni sono aumentate del 30% rispetto all’anno precedente. Tutti i principali settori analizzati nel report - le attività militari, la ricostruzione di edifici, gli incendi, i danni alle infrastrutture energetiche, lo spostamento dei rifugiati e l’aviazione civile - hanno contribuito a questa crescita. Se non visualizzi il grafico, clicca qui A raddoppiare rispetto alla media annuale, tuttavia, è stato il numero di ettari bruciati a causa degli incendi provocati dal conflitto: un aumento che secondo gli autori dello studio è legato alla siccità, una condizione inusuale per l’Ucraina, probabilmente causata dai cambiamenti climatici. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La maggior parte dei roghi si è sviluppata lungo il fronte o in prossimità della zona del conflitto, aree dove è molto pericoloso lavorare per i vigili del fuoco. In questi casi, è probabile che gli incendi divampino quindi in maniera incontrollata aumentando di dimensioni e di intensità, provocando emissioni di carbonio e distruggendo la vegetazione e altri serbatoi naturali di carbonio. Questo è “un esempio preoccupante di come il cambiamento climatico e i conflitti armati si rafforzino a vicenda, portando a un aumento del riscaldamento globale”, ha spiegato nello studio Initiative on GHG Accounting of War. 230 milioni di tonnellate di CO2 I combustibili fossili utilizzati dai carri armati e dai jet da combattimento, grandi consumatori di gasolio e cherosene, costituiscono la maggior parte delle emissioni legate alle attività militari. Nell’ultimo anno del conflitto, anche l’uso di munizioni è aumentato in maniera significativa, mentre quello dei droni, particolarmente intenso nei primi 12 mesi del conflitto, è calato. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La distruzione delle infrastrutture energetiche ha generato 2,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’ultimo anno, portando il totale a 19 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra dal 2022. In particolare, è stata l'intensificazione degli attacchi ai depositi e alle raffinerie di petrolio a causare un'impennata di queste emissioni negli ultimi 12 mesi rispetto ai primi due anni . Se non visualizzi il grafico, clicca qui La Russia, infatti, ha continuato ad attaccare le centrali elettriche e la rete elettrica per privare la popolazione ucraina di questa risorse durante i mesi invernali, provocando non solo il rilascio di anidride carbonica, ma anche del gas serra SF6, che è 24mila volte più inquinante della CO2. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La distruzione delle infrastrutture ha generato altri 6,2 milioni di tonnellate di CO2 negli ultimi 12 mesi, portando il totale a 62,2 MtCO2 dal 2022. Sebbene la maggior parte dei danni sia stata causata durante le prime settimane del conflitto, i centri urbani in prima linea restano ancora gravemente danneggiati. Nell’ultimo anno di guerra, è stato invece il settore dell’industria e dei servizi a subire i maggiori danni. Nel complesso, la ricostruzione degli edifici e dei servizi che sono stati distrutti richiederà enormi volumi di materiali da costruzione, tra cui il cemento e l'acciaio, due materiali che causeranno oltre l'80% delle emissioni future legate ai lavori di ricostruzione. Infine, tra il 2024 e il 2025 I movimenti di rifugiati da o verso l'Ucraina sono stati molto ridotti, quindi il totale di emissioni è rimasto pari a quello rilevato alla fine del secondo anno di conflitto. La metodologia per calcolare le emissioni aggiuntive dell'aviazione civile dovute alla chiusura dello spazio aereo, invece, è stata completamente aggiornata. Questa nuova analisi, unica nel suo genere, si basa sui dati di volo in tempo reale degli oltre 350mila voli annuali che sorvolavano la Russia, l'Ucraina o la Bielorussia prima dell'invasione e sulle rotte deviate e più lunghe che questi voli sono costretti a percorrere a causa della chiusura dello spazio aereo. Le emissioni aggiuntive provocate da questi cambiamenti sono pari a 4,8 milioni di tonnellate di CO2 e, portando il totale a 14,4 milioni dopo tre anni di guerra. Una descrizione più completa delle fonti dei dati, dei collegamenti aerei interessati, delle nuove rotte deviate e delle emissioni risultanti sarà fornita nel rapporto completo sulle emissioni, che sarà pubblicato da Initiative on GHG Accounting of War nella primavera del 2025.

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