World Wildlife Day, il report di Legambiente: "Natura selvatica a rischio"

Ambiente
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Nella Giornata mondiale della fauna selvatica, l'associazione ambientalista  sottolinea l'importanza del contributo di tecnologia e innovazione,  preziose alleate nel monitoraggio e tutela delle specie a rischio, degli ecosistemi e nel contrasto a bracconaggio, roghi e smog. Otto le esperienze pilota al centro del report. Dall’app "Marine ranger" per segnalare i delfini nel Mediterraneo ai droni sentinelle per monitorare i tratti di costa dove nidifica la tartaruga Caretta caretta

Nella giornata mondiale della Fauna selvatica, dedicata quest’anno a “connettere le persone e il Pianeta: esplorare le innovazioni digitali nella conservazione della natura selvatica”  Legambiente pubblica il nuovo dossier "Natura selvatica a rischio in Italia” in cui evidenzia otto esperienze pilota avviate in Italia, alcune anche grazie ai progetti cofinanziati dal Programma LIFE dell’UE, raggiungendo primi importanti risultati. E avverte: “Parchi e aree marine protette non perdano la grande opportunità dei fondi del PNRR per la digitalizzazione e definiscano al più presto i Piani d’azione per le specie e gli ecosistemi a rischio e le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici”.

 

L'app per proteggere i delfini

Per monitorare i circa 10mila delfini che vivono nel Mediterraneo minacciati soprattutto dalle catture accidentali  è nata una app, la "Marine ranger" con cui la segnalazione fa scattare tempestivamente la macchina dei soccorsi fornendo dati utili ai ricercatori che si occupano della tutela dei cetacei nel Mediterraneo.  Dal 2021 ad oggi oltre 3mila persone hanno segnalato 723 delfini avvistati nel Mediterraneo.

 

Ogni anno 200 delfini finiscono spiaggiati lungo le coste italiane. Tra le cause più comuni c’è la cattura accidentale durante battute di pesca. Accade che i cetacei, seguendo i pescherecci, si feriscano con gli ami o altri attrezzi utilizzati dai pescatori  o che rimangano impigliati nelle reti. le specie più colpite sono i  tursiopi e  le stenelle striate. La tecnologia è di fondamentale importanza nella battaglia delle associazioni ambientaliste per la protezione dei delfini. I ricercatori hanno messo a punto una serie di dispositivi elettronici, dissuasori acustici e visivi per cercare di  tenere i cetacei lontani dalle reti. E per  informare  i pescatori e  chiunque trascorra del tempo in mare,  è nato il progetto europeo Life Delfi, con la collaborazione di Legambiente; il progetto prevede un percorso di sensibilizzazione,  con campagne di informazione rivolte agli studenti  e corsi di formazione per soccorritori. Un progetto che si allarga  a tutti i naviganti e amanti del mare, a cui vengono fornite una serie di istruzioni per l’uso, nel caso in cui si avvistino, al largo, lungo le coste,  o sulle spiagge delfini feriti o in trappola. 

I droni come sentinelle delle coste in cui nidificano le tartarughe

Altro esempio pilota è l'app Life Sea.net che offre info dettagliate su otto specie oggi sottoposte a minacce di diverso tipo: la cicala grande (o magnosa), il corallo rosso, il dattero di mare, la patella ferruginea, la posidonia oceanica, il riccio diadema, la tartaruga marina Caretta caretta, il tursiope, tutti sottoposti a minacce di diverso tipo. Utilizzando l’app è possibile anche segnalarne la presenza, scattando una foto, inviando le coordinate con il proprio smartphone. Sempre in Italia, la creazione della prima criobanca del seme in Europa, nata nel 2021 per preservare la biodiversità della trota mediterranea autoctona nei fiumi molisani, ha permesso di raggiungere un risultato importante: 23.000 le uova embrionate in questi anni con cui è stato possibile ripopolare i corsi d’acqua molisani nell’ambito del progettoLife Nat.Sal.Mo.

 

Fondamentale poi l'uso dei droni sia come “sentinelle” per controllare i tratti di costa della Penisola dove nidifica sempre di più la tartaruga marina Caretta caretta (454 i nidi ufficialmente censiti in 10 regioni italiane nel 2023 anno dei record), sia per analizzare le specifiche minacce riguardanti i siti di nidificazioni come la suscettibilità alle inondazioni (dovute all’innalzamento del livello del mare) delle spiagge. Il progetto Turtlenest effettuerà in Italia, Francia e Spagna monitoraggi con droni per oltre 630 km di litorale sabbioso come habitat idoneo alla nidificazione delle tartarughe.

 

 

La spiaggia di Capo San Marco a Sciacca dove le Caretta caretta nidificano da anni

Aree protette e digitalizzazione

Altra esperienza è quella avviata con la stampa 3D per proteggere e ripristinare le barriere coralline, realizzando barriere coralline artificiali da posizionare in mare per favorire la proliferazione di spugne, alghe, molluschi e altri organismi, come sta accadendo in Sardegna, nella zona del Golfo Aranci, dove la si sta sperimentando.

L’utilizzo della tecnologia innovativa riguarda anche parchi e aree marine protette. Il PNRR, ricorda Legambiente, ha previsto una dotazione complessiva di 100 milioni di euro per la digitalizzazione dei parchi e delle aree marine protette, allo scopo di stabilire procedure standardizzate e digitalizzate per la modernizzazione, l'efficienza e l'efficace funzionamento delle aree protette in diversi ambiti (conservazione della natura, semplificazione amministrativa delle procedure ed i servizi per i visitatori). Questo progetto finanziario è però in forte ritardo sebbene sia molto utile per il sistema delle aree protette.

 

Legambiente, in occasione del World Wildlife Day, lancia oggi un pacchetto di proposte riassunte in tre grandi macrotemi riguardanti la gestione della natura selvatica in Italia.

1) sul fronte innovazione è fondamentale che le aree protette non perdano la grande opportunità legati ai fondi del PNRR per la digitalizzazione e si definiscano al più presto i Piani d’azione per le specie e gli ecosistemi a rischio, approvando quelli in attesa (es. lupo, foreste vetuste, flora) e aggiornando anche quelli approvati (es. orso bruno, tartarughe, trota, camoscio appenninico)

2) sul fronte obiettivo 2030 e lotta alla crisi climatica, l’Italia deve accelerare il passo creando più aree protette e zone di tutela integrale a partire dall’istituzione delle oltre 70 aree protette ancora in stallo e completando la designazione dei siti della rete Natura 2000 anche per superare la procedura d’infrazione 2028/2021. È inoltre fondamentale stabilire Strategie di adattamento e mitigazione per il cambiamento climatico indirizzando in questa direzione le risorse economiche (a partire dai fondi comunitari). Sarà prioritario, in base a quanto emerso dalla COP14 a Samarcanda, tenere conto dell’impatto che il climate change ha sulla fauna selvatica migratrice.

3) Sul fronte transizione ecologica, l’Italia acceleri il passo promuovendo un percorso di partecipazione e condivisione tra istituzioni, mondo della ricerca e portatori di interesse tutelando le specie a rischio, riducendo i conflitti legati alla convivenza tra uomo e specie selvatiche, gestendo le specie aliene. Uno dei settori più delicati da cui partire: il comparto della pesca a mare.

 

Civetta di mare avvistata nei fondali di Sciacca

Biodiversità a rischio

“La biodiversità del nostro pianeta sta affrontando una crisi senza precedenti – dichiara Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – causata da inquinamento, frammentazione degli habitat, erosione del suolo, uso massiccio di pesticidi e desertificazione. Le tecnologie digitali e non invasive sono oggi un ausilio fondamentale per conoscere e pianificare le azioni per la salvaguardia delle specie a rischio, ma da sole non possono risolvere tutti i problemi. Servono scelte serie e coerenti da parte dei legislatori e decisori politici, italiani ed europei, che mettano davvero al centro la tutela della natura. Purtroppo oggi tanti i provvedimenti parlamentari o governativi, gli orientamenti della Commissione Europea e gli atti di comuni, province autonome e regioni, stanno riportando indietro la tutela delle specie a rischio di 50 anni come se la stessa Convenzione di Washington non fosse mai stata firmata, allontanando il Paese dagli obiettivi al 2030 della Strategia Europea per la Biodiversità. Per questo chiediamo un cambio di rotta e un maggiore senso di responsabilità”.

 

“Il decennio 2020-2030 sarà cruciale per la tutela della natura selvatica a rischio – commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente – La nostra Costituzione aggiornata nel 2022 all’articolo 9 ci ricorda che la tutela degli ecosistemi, della biodiversità e degli animali è nell’interesse della nazione e delle future generazioni. Per questo servirà un’attenta lungimiranza negli interventi politici da mettere in campo, puntando anche su processi partecipativi che coinvolgano territori e comunità locali. Al tempo stesso le aree protette dovranno essere capaci di stare al passo con le nuove sfide in corso, come quella della digitalizzazione e della transizione ecologica. Non si perda l’importante opportunità legata ai fondi del PNRR che consentiranno di prevedere, tra l’altro, azioni per migliorare la conoscenza sulla biodiversità, la semplificazione amministrativa delle procedure e il monitoraggio delle pressioni e delle minacce su specie e habitat”.

 

Tecnologia vs bracconaggio, roghi e smog

Le ultime tre esperienze pilota citate nel report hanno per comun denominatore i sensori IoT (Internet of Things), potenti alleati nel monitorare gli spostamenti dei bracconieri, rilevando il suono di trappole o armi da fuoco, facilitando l’intervento dei ranger. Sul fronte roghi, rilevano la posizione, l’intensità, la diffusione, la probabilità di verifica. Il comune siciliano di Carini si sta avvalendo di questa tecnologia nel contrasto agli incendi. Infine i sensori IoT sono impiegati anche nei monitoraggi  sulla qualità dell’aria e dei relativi impatti sulla biodiversità. Le aree coinvolte sono i Parchi Nazionali d’Abruzzo Lazio e Molise, della Maiella, e le Riserve Regionali Naturali Zompo lo Schioppo e Monte Genzana Alto Gizio.

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