Crisi idrica in Sicilia, a rischio la vita degli animali

Ambiente
Fulvio Viviano

Fulvio Viviano

Gli invasi sono vuoti, non piove da mesi. Agricoltura ed allevamenti in ginocchio. Il grido di allarme degli allevatori: “Se continua così dovremo abbattere il bestiame”

La morsa della siccità che sta stingendo la Sicilia rischia di mettere in ginocchio gli allevamenti e i raccolti. Alcune aziende viti-vinicole, per non perdere il raccolto, hanno iniziato la vendemmia con due mesi di anticipo. Il cambiamento climatico infatti – sottolinea Coldiretti – mette a rischio le piantagioni e si deve correre ai ripari per non perdere tutto.

A rischio sono soprattutto gli animali. Gli allevatori del centro Sicilia lanciano l’allarme. Le campagne sono a secco, gli invasi dove gli animali si abbeveravano, si sono prosciugati. Si va avanti grazie all’acqua trasportata dalle autobotti ma che ha un costo che non tutti gli allevatori sono in grado di sostenere ed il rischio, reale, è quello che molti capi di bestiame possano essere abbattuti.

Luca Cammarata, allevatore

La storia di Luca Cammarata

Luca Cammarata è un allevatore di San Cataldo, un piccolo centro agricolo in provincia di Caltanissetta. L’acqua ormai è solo un miraggio. “In questa zona – dice – non piove in maniera seria da almeno due anni. Ci sono stati degli acquazzoni sporadici ma nulla di più. Non abbiamo più acqua e la situazione rischia di diventare drammatica. Ho 300 capre, ognuna bene almeno dieci litri di acqua al giorno. Questo vuol dire che, per dissetarla, c’è bisogno di almeno tremila litri. Una chimera in questo momento. Si va avanti con le autobotti private, che costano, e che non tuti gli allevatori possono permettersi. Il rischio concreto è che questi animali – conclude – finiscano al macello perché non possiamo più garantire loro una vita dignitosa”.

Un grido di allarme che non può rimanere inascoltato. Gli invasi in Sicilia sono in crisi. Quasi tutti sono sulla soglia critica di capienza minima. Si stanno scavando nuovi pozzi e, negli uffici della regione, si susseguono i tavoli tecnici per capire cosa fare.

Sono stati stanzianti fondi per l’acquisto di autobotti da destinate alle zona con maggiore criticità per far fronte ad eventuali emergenze e c’è in programma di riattivare i potabilizzatori di Trapani e Porto Empedocle spenti da anni e che hanno bisogno di una grandissima opera di manutenzione. Non posso ripartire nell’immediato ma possono e devono essere una risorsa per il prossimo futuro. Secondo uno studio infatti 2/3 della Sicilia sono a rischio desertificazione nei prossimi 30 anni. Una situazione che non può e non deve essere gestita come una emergenza. I campanelli di allarme sono suonati da tempo e adesso è il momento di agire. Perdere altro tempo vorrebbe dire perdere tutto.

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