"Oceani e clima, siamo ancora lontani dalla soluzione"

Ambiente

Daniele Moretti

Sky Tg24 ha intervistato Peter Thomson, Inviato Speciale delle Nazioni Unite per l'Oceano. "Non siamo ancora sulla buona strada, ma il 2022 può essere un anno decisivo per la salute dei nostri oceani"

I garriti dei gabbiani e il motore dei barchini nei canali risuonano dalle grandi finestre della sala conferenze di Palazzo Zorzi, a Venezia. Proprio tra queste mura rinascimentali, nel 2017, ospiti dell’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa, avevamo intervistato la prima volta Peter Thomson, Inviato Speciale delle Nazioni Unite per l’Oceano. Nativo delle Fiji, ex Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, in quell’occasione aveva battezzato una importante iniziativa di lancio dell’Ocean Literacy della Commissione Intergovernativa Oceanografica di UNESCO.

Siamo seduti nella stessa sala, uno di fronte all’altro e la prima domanda non può che partire dalle sue parole di allora: “Stiamo facendo grossi progressi – mi aveva detto - Mi sono dato tre anni di orizzonte. Il 2020 per me sarà il grande momento in cui fare un bilancio e misurare i nostri successi e i nostri fallimenti”
 

Ambasciatore Thomson, 5 anni dopo, ovviamente la pandemia ha dilatato tutti i tempi, come giudica successi e fallimenti?
 

Beh, quell'orizzonte di tre anni, ovviamente, è diventato un orizzonte di cinque anni a causa del COVID. Le Nazioni Unite hanno rinviato la U.N. Ocean Conference dal 2020 al 2022 e recentemente si è tenuta a Lisbona. Ma come potrei valutare questo lasso di tempo? Devo dedurlo principalmente dai risultati proprio della Conferenza sugli Oceani a Lisbona. E penso che il consenso su questo sia stato un importante passo avanti per il mondo. È stato un incontro importante, tutti erano preoccupati per la salute degli oceani e l'implementazione dell'SDG 14. È molto importante che le persone capiscano di cosa tratta: un accordo universale che l'umanità ha fatto alle Nazioni Unite nel 2015. L'SDG 14 Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 14, cioè l'accordo per conservare e utilizzare in modo sostenibile le risorse dell'Oceano. E quindi questo è tutto ciò che sto facendo è sostenere quella decisione universale, ed è per questo che esiste anche la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Oceano. Personalmente non sono assolutamente soddisfatto della direzione in cui sta procedendo la salute degli Oceani. È facile misurarne il declino e il mio mantra è “Non c’è un Pianeta sano senza un Oceano sano” e la salute degli oceani è evidentemente in declino. Quindi è una chiamata d'allarme. Puoi misurarlo. Acidificazione degli oceani, tassi di riscaldamento degli oceani, tassi che portano alla morte dei coralli, innalzamento del livello del mare. Puoi misurarlo nella statistica della pesca eccessiva. Abbiamo ancora pescato circa il 34% oltre la sostenibilità biologica per il 30%. Il 34% dei nostri stock ittici misurati. Basta guardare i tassi di distruzione degli habitat, come mangrovie e alghe marine e così via. Sta ancora succedendo tutto. E guardando i tassi di inquinamento da plastica, ma anche inquinamento chimico. E quindi sono molto insoddisfatto. Ma concluderò la mia risposta alla sua domanda dicendo che il 2022 si sta effettivamente rivelando un anno davvero importante per la salute degli oceani. Questo è l’anno in cui si tengono ben sei conferenze, conferenze sull'ambiente, che se noi, e con noi intendo tutti gli Stati membri del mondo, abbiamo concordato di fare la cosa giusta, bene, allora questo potrebbe essere l'anno in cui fermeremo il declino della salute degli oceani.

 

Sono stato alla COP26 di Glasgow e ho avuto la sensazione che l’Oceano non fosse al centro del tavolo della negoziazione climatica. Possiamo sperare che le cose cambieranno alla COP27 di Sharm El Sheikh?
 

Resta da vedere. Stiamo ancora negoziando. Ma la buona notizia da Glasgow è che c'è stato un accordo per cui d'ora in poi l'UNFCCC includerà l'oceano in tutto il suo lavoro e che un dialogo sul clima e gli oceani fa ora parte del processo di cambiamento climatico. E il primo incontro di quel dialogo si è tenuto a giugno a Bonn. Fondamentalmente si sta affrontando il nesso climatico-oceanico, e ora siamo “dentro la tenda”. Sai, cerchiamo di entrare in quella tenda da molto tempo, ma ora ci siamo effettivamente dentro. Quindi a Sharm la comunità oceanica sarà presente con vigore. E ci aspettiamo di non essere più trattati come estranei perché ora è più chiaro che l'oceano è ciò che crea il clima.

 

I dati sull’innalzamento del livello medio globale del mare hanno aiutato a costruire questa consapevolezza

 

Beh, in primo luogo, l’aumento dei livelli dei mari sta già avvenendo. E’ provato scientificamente. Bisogna essere pazzi per non accettare i dati che vengono presentati sull’aumento del livello dei mari oggi. Se osserviamo il mondo nel suo insieme, ovviamente ci sono delle repubbliche costituite da atolli che sono estremamente minacciate. Tuvalu, Maldive, Kiribati, eccetera. Ma pensiamo anche ai delta dei fiumi, ai grandi produttori di cibo dell’Asia, pensiamo al Bangladesh e al Vietnam. Anche loro devono affrontare un problema ugualmente importante. E poi le città al livello dei mari, pensate a Miami o Shanghai. Ci vivono milioni di persone. Dunque non è solo un problema limitato ai piccoli stati composti da isole. È un problema per tutte le aree a livello o sotto il livello del mare. All’incirca 750 milioni di persone vivono 5 metri sotto al livello del mare. Il livello del mare sale, e la velocità a cui sale, ovviamente, dipenderà dalla direzione che scegliamo di intraprendere se scegliamo di andare verso i 3°C, un percorso di emissioni elevate, o se riusciamo a mantenerci intorno a 1,5°C, il percorso di emissioni ridotte. Ovviamente, il tasso cambierà. Perché l'innalzamento del livello del mare è stato causato dall'espansione dell'acqua a causa del calore. E l'Oceano si sta scaldando rapidamente. E in secondo luogo, a causa dell'acqua di fusione dei ghiacciai continentali. Di recente sono stato alle Isole Svalbard, nel Circolo Polare Artico, e sono andato lassù per vari motivi, ma volevo vedere il ritiro dei ghiacciai, ed è stato strabiliante, francamente, vedere il tasso negli ultimi 20 anni, 30 anni. Guardare questi ghiacciai era come guardare un rubinetto gigante riempire una vasca da bagno. Una cosa che si comprende bene nel Pacifico meridionale a causa dei problemi mondiali. Ma c'è solo una vasca da bagno. L'Oceano, c'è solo un Oceano.

 

Siamo pieni di dati scientifici che consolidano l’emergenza anche sui numeri. Eppure esistono ancora resistenze. Come si può fare a rompere questo muro di resistenza al cambiamento?

 

La triste verità è che ci sarà sempre una parte di esseri umani contrari, o se non sono contrari, sono negazionisti. O se non sono negazionisti, sono apatici. Ci sarà sempre questa fetta di popolazione. Ma la maggioranza di noi ora comprende la serietà della sfida che stiamo affrontando, e cerca di andare avanti col lavoro. Indipendentemente da tutto, dobbiamo lasciarci alle spalle quelle persone ed essere quegli individui responsabili che si danno da fare per risolvere questa sfida. Io sono un nonno. Ho quattro nipotine, e rifiuto il futuro di 3°C, che attualmente è previsto. E non voglio nemmeno parlare alle persone messe alle mie spalle del benessere delle mie nipoti, perché non gli importa. Ma le mie nipotine sono la cosa più preziosa della mia vita. E l’idea che sto lasciando loro un mondo che sarà caldissimo, pieno di piaghe, guerre, alluvioni, uragani terribili. Lo rifiuto. Da nonno responsabile, non posso trascorrere le mie giornate se non facendo qualcosa affinché questo non diventi realtà. Ma dobbiamo essere onesti con noi stessi. Ormai stiamo sfiorando 1,5°C ora, ed eravamo stati avvisati che era una soglia da non superare, perché alcuni ecosistemi raggiungeranno un punto di non ritorno superando l’1,5°C, ma siamo ancora sulla strada dei 3°C. Dobbiamo comprendere la serietà della situazione in cui ci troviamo al momento. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha dichiarato “Allerta rossa” per l’umanità. Non è un tipo qualunque che si mette in piedi su una cassetta di legno all’angolo di Hyde Park a Londra. È fino a prova contraria il leader dell’umanità, il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Dice che siamo in allerta rossa. Abbiamo dichiarato guerra alla natura. Ora dobbiamo fare pace. 

Può essere l’Ocean Literacy la chiave per fare pace con il Pianeta Blu?

 

Penso che le persone proteggano ciò che amano, e per amare qualcosa o qualcuno, devi capirli davvero bene. Per questo sono un grande sostenitore della Ocean Literacy, l’educazione all’Oceano, e dell’insegnamento della Ocean Literacy a scuola. Sono stato molto felice di sentire il Direttore Generale dell’UNESCO parlare al One Ocean Summit di Brest a inizio anno dove ha detto che l’educazione blu dovrebbe praticamente essere insegnata nelle scuole del mondo intero. È qualcosa di veramente importante da far capire ai bambini. Ok. Vi faccio un esempio, il Prochlorococcus, vi è stato insegnato del Prochlorococcus a scuola? A me no. Io l’ho conosciuto solamente grazie alle esplorazioni di una vita. Il Prochlorococcus è l’organismo fotosintetico più piccolo del pianeta, e produce il 20% dell’ossigeno nella biosfera. È un fatto importante per la vita di tutti noi questo piccolo Prochlorococcus. Il nostro interesse è garantirci che questo minuscolo essere stia in salute. Perché produce il 20% dell’ossigeno nella biosfera senza in quale saremmo tutti morti. Quindi penso che se insegnassi quel genere di cose a scuola, allora sei tu a preoccuparti della connessione con quella creatura e alla necessità che faccia parte della tua vita e che faccia parte dei tuoi sforzi di conservazione. Quindi, sì, l'alfabetizzazione oceanica è la chiave. Ho davvero iniziato la mia campagna qui, proprio in questa stanza in cui mi hai intervistato 5 anni fa. È lì che ho davvero iniziato a pensare all'importanza dell'alfabetizzazione oceanica. Perché anche venendo dalle Fiji, sai, ho ripensato alla mia educazione e non so nulla dell'oceano. Dobbiamo impararlo uscendo e facendo immersioni e così via. Quindi sono un grande sostenitore del fatto che venga insegnato nelle scuole, e penso davvero che anche l'UNESCO stia facendo un lavoro fantastico in questo senso e guidando la carica per farlo.  

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