
Covid, dopo le riaperture in calo gli spostamenti su mezzi pubblici. L’88% sceglie l’auto
La pandemia ha cambiato il modo di muoversi degli italiani. Lo rileva un sondaggio di Legambiente-Ipsos. Si predilige la vettura personale per paura di contagio e affollamento. Milano, Roma, Napoli e Torino puntano sull’intermodalità dei servizi di trasporto e sulla sharing mobility

Dalla ripartenza dopo i periodi di restrizioni a causa della pandemia da Covid-19 sono ripresi gli spostamenti, anche se in misura inferiore al 2019, soprattutto in auto di proprietà e poco con i mezzi pubblici per via dell'affollamento e della paura di contagio
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I dati emergono dal primo sondaggio del post-lockdown sugli stili di mobilità degli italiani, su scala nazionale e con un focus sulle grandi città come Milano, Torino, Napoli e Roma. Il sondaggio è stato promosso da Legambiente con Ipsos
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Hanno partecipato al sondaggio 1.000 persone intervistare sul territorio nazionale e 300 a Milano, Roma, Napoli e Torino su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne dal 24 settembre al 4 ottobre nell'ambito di Clean Cities Campaign. Si tratta di una campagna europea che punta al miglioramento radicale della qualità dell'aria attraverso stili di mobilità più sostenibile, ridistribuzione dello spazio urbano in favore delle utenze deboli e conversione dei trasporti all'elettrico

È stato dato intanto il via all'Osservatorio sugli Stili di Mobilità che monitorerà annualmente comportamenti e propensioni della mobilità degli italiani, con una particolare attenzione alle principali città dello Stivale

Nelle quattro città ci si muove di più, anche 3-4 volte al giorno, e si usa l'intermodalità dei servizi di trasporto. In città autobus, tram, metropolitane e treni regionali sono al 70-80% della capienza, ma i mezzi pubblici hanno perso quota. I pendolari o chi si sposta in città per motivi personali, nonostante i dati sui contagi non condannino i mezzi pubblici, temono che l’affollamento possa far aumentare la diffusione del virus
Gli italiani nel post-pandemia prediligono l’intermodalità dei servizi di trasporto e la sharing mobility: la motivazione si trova nelle politiche di limitazione della circolazione delle auto, di sostegno all'offerta di servizi pubblici, di riduzione dello spazio per il parcheggio, di diffusione di servizi di sharing mobility (20 a Milano, 15 a Roma)

La novità nella sharing mobility è rappresentata dai monopattini elettrici: secondo l'Osservatorio Sharing Mobility, nel 2020 c’erano 120 servizi di micromobilità, quattro spostamenti su 10 in condivisione, anche nelle regioni del Sud e nei centri minori. Il 60% degli italiani (75% nelle città principali), secondo il sondaggio, ritiene rilevante un'offerta integrata, un abbonamento unico a trasporto pubblico, treno e servizi di sharing mobility, dal monopattino all'auto

Questo per evitare la circolazione di auto e moto con motori a combustione, altamente inquinanti, nei centri abitati. Gli italiani approvano la limitazione della circolazione, sono molto attratti dalla "Città dei 15 minuti" a piedi (progetto che propone una nuova smart city che possa permettere ai cittadini di raggiungere uffici, scuole, supermercati, parchi pubblici, strutture per praticare sport, piazze per cultura e spettacoli, negozi per lo shopping in pochissimo tempo a piedi o in bicicletta), ma lo ritengono difficilmente realizzabile

Secondo Legambiente, occorre estendere le agevolazioni fiscali per aziende e dipendenti pubblici a tutte le forme di mobilità sostenibile come la sharing mobility e mezzi elettrici aziendali condivisi, portando la sharing mobility va una aliquota Iva del 10% e non del 22%

Sull’argomento è intervenuto il ministro delle Infrastrutture e la mobilità sostenibili Enrico Giovannini, che ha preso parte alla presentazione del sondaggio: "L'investimento attraverso il Pnrr e il fondo complementare per il rinnovo degli autobus e del materiale rotabile anche per le Ferrovie regionali, le più usate dai pendolari, è senza precedenti. Non posso anticipare dettagli ma credo che il presidente Ciafani sarà abbastanza soddisfatto per quello che troverà in legge di Bilancio per investimenti pluriennali in questa direzione"

“Abbiamo una responsabilità come Paese di rispondere al pacchetto 'Fit for 55' posto in discussione dalla Commissione europea che prende di petto il settore dei trasporti e dell'edilizia. Al di là di quello che fa il Pnrr dobbiamo porci il problema di come continuare investimenti nel rinnovo del parco rotabile. Proprio in queste ore si sta discutendo in parlamento gli emendamenti al decreto legge infrastrutture e trasporti con una novità importante cioè il phasing out degli autobus euro zero, euro 1 e euro 2 cioè i più inquinanti”, ha chiosato il ministro