L’Inviato Speciale Usa per il Clima in una intervista esclusiva a Skytg24 parla delle prospettive a un mese dall’inizio delle COP26 a Glasgow
SkyTg24: In questo momento c'è un grande dibattito intorno a chi paga i costi della transizione ecologica
John Kerry: Perdiamo 10 milioni di vite ogni anno per l’inquinamento, per i gas climalteranti. L’anidride carbonica che va a finire negli oceani incrementa l’acidità dell’acqua, riscaldandola. Il 90% del riscaldamento globale in aumento i riversa negli oceani. Tutto ciò aumenta il costo a sfavore delle persone, ogni giorno.
Negli USA, abbiamo speso miliardi su miliardi di dollari di denaro dei contribuenti per risistemare i danni dei nubifragi, per lottare contro gli incendi, per spalare via il fango dopo gli smottamenti che causato morti, per risolvere i danni causati ai raccolti e agli agricoltori dalle alluvioni.
Abbiamo un costo di circa 50 miliardi di dollari l’anno per i bambini ricoverati negli ospedali per asma indotta dall’ambiente, causata dall’aria sporca, dall’inquinamento. Quindi ci sono alternative migliori per avere a che fare con le sfide di ogni giorno, che non richiedono che il cittadino medio debba pagare di più per tutto questo. Più adotteremo degli sforzi, ad esempio, per diffondere i veicoli elettrici, più velocemente scenderanno i prezzi, più diverranno accessibili.
SkyTg24: Siamo a un mese dalla COP26 a Glasgow. tutto si gioca sulle ambitions, l'innalzamento degli impegni presi da ciascun Paese per contribuire a diminiuire le emissioni di gas climalteranti. Lei è fiducioso che i big players, come Usa, Ue e CIna riusciranno a rilanciare le proprie ambitions?
John Kerry: Vorrei essere molto esplicito: non sono fiducioso, sono speranzoso. Inoltre, vorrei anche essere molto chiaro: il 55% del PIL globale è impiegato per centrare l’obiettivo di rimanere entro 1,5 gradi. Parliamo di Canada, Giappone, USA, Regno Unito e Unione Europea. Questi Stati rappresentano il 55% del PIL.
Alcuni Paesi sono già sulla strada giusta e hanno manifestato il loro impegno, altri no. È necessario che questi ultimi si facciano avanti e presentino dei piani per la riduzione delle emissioni e impegni più concreti, e questo sarà il tema del prossimo mese, ed è stato il tema degli ultimi 8 mesi.
Abbiamo portato avanti una diplomazia climatica, lavorando con molti paesi. Adesso ci sono Paesi che sono pronti a presentare nuovi NDC, ma non lo sapremo prima della fine del mese, quando ci incontreremo e avremo un quadro chiaro della situazione.
È urgente che tutti i paesi prendano la situazione con assoluta serietà, e che siano più ambiziosi a riguardo, in modo che il mondo possa contenere al livello minimo possibile il riscaldamento attualmente in corso.
SkyTg24: Alcune tra le principali figure coinvolte nei negoziati sul clima ammettono pubblicamente, non solo privatamente, che non riusciremo a raggiungere queste ambizioni. Cosa accadrà in questo caso? Se non dovessimo raggiungere questi risultati entro la fine del summit?
John Kerry: Penso che vedremo Glasgow produrre un risultato: l’aumento più significativo nelle ambizioni climatiche dai tempi dell’accordo di Parigi. Se non fosse sufficiente, e potrebbe non esserlo, dovremmo avere un processo per il prossimo anno, o per i prossimi due anni che sfrutti questo decennio. Gli scienziati hanno detto che abbiamo un periodo di 10 anni nel quale potremo prendere delle decisioni e implementarle per scongiurare le peggiori conseguenze.
Quindi non finisce tutto con Glasgow, ci saranno altri incontri. Ci dobbiamo spingere quanto più lontano possibile, restando nella giusta direzione. Questo è il compito da affrontare.
SkyTg24: Cosa possono fare i paesi come gli Stati Uniti per aiutare i paesi poveri a raggiungere i loro obiettivi, utilizzando gli strumenti a disposizione per il clima?
Come possiamo dirigere i flussi finanziari verso le misure di adattamento?
John Kerry: Abbiamo lavorato alacremente per questo. Come saprà, il Presidente Biden a New York ha aumentato l'impegno degli Stati Uniti, raddoppiando ciò che era già stato raddoppiato alcuni mesi fa. Abbiamo raddoppiato i fondi fino a 11,4 miliardi,
per arrivare ai 100 miliardi promessi a Parigi. Tuttavia, questo non è ancora sufficiente.
Il report finanziario ONU sul clima mostra un divario dell’ordine di trilioni di dollari, tra i 2.6 trilioni a oltre 4 trilioni per anno. Ho lavorato con le sei banche principali degli Stati Uniti, le quali si sono impegnate a investire 4.16 trilioni di dollari per i prossimi 10 anni per questa transizione verso attività relative al clima. Cercheremo di dare un contributo per accelerare la capacità di fare questi investimenti portando al tavolo della discussione governi e settore privato. Ad esempio, in India, il primo ministro Modi si è impegnato a produrre 450 Giga watt di energie rinnovabili in India.
L’India da sola ne produce già circa 100 Giga, però noi porteremo sul tavolo risorse finanziarie e tecnologiche, in modo da poter favorire l’utilizzo di tutto ciò. Se questo accadrà, l'India sarà in linea con lo standard di 1.5°. Questo andrà a elevare lo standard globale attuale.
Tutte queste misure richiedono un livello di cooperazione globale molto più elevato di quanto si sia mai verificato nella storia. E ci stiamo lavorando, è questo l’obiettivo della COP 26 di Glasgow. Io credo che nel tempo avremo bisogno di mettere sul tavolo ancora più denaro, e credo proprio che ci riusciremo.