L’attivista ha chiesto conto alle istituzioni Ue dei budget e dell’equità. Domande poi girate da Sky Tg24 a Mauro Petriccione, direttore generale per i cambiamenti climatici della Commissione Europea. Che spiega: "Dobbiamo arrivare a emissioni zero entro il 2050"
Sembra diventato impossibile, negli ultimi mesi, parlare di climate change o di riscaldamento globale senza che venga citata Greta Thunberg. L'attivista svedese di 16 anni è diventata la rockstar del dibattito sui cambiamenti climatici, attraendo migliaia di giovani ai suoi "Fridays for Future" in tutto il mondo. Anche con qualche effetto collaterale non desiderato: il dibattito in molti casi, anziché il cilmate change, ha finito più per riguardare Greta, la sua giovane età, il suo rapporto con la sindrome di Asperger, i suoi genitori etc.
Necessarie contromisure adeguate al cambiamento climatico
Un meccanismo forse inevitabile quando sulla scena appare un personaggio così polarizzante. Eppure, a non voler perdere di vista l'enormità dell'argomento, conviene forse concentrarsi sul merito di quelle scritte sui cartelli che campeggiano all'inizio di ogni fine settimana. È una richiesta di intervento immediato. Richiesta fatta al mondo degli adulti, in particolare ai cosiddetti decisori: le istituzioni che non hanno ancora trovato contromisure adeguate al cambiamento climatico.
Greta ha chiesto conto del budget e dell'equità alle istituzioni europee
Per recuperare il dibattito sul contenuto, Sky Tg24 ha incontrato Greta e le ha chiesto di usare i nostri microfoni per rivolgere una domanda proprio alle istituzioni europee. Domanda che abbiamo girato a Mauro Petriccione, direttore generale alla Dg clima della Commissione Europea. Interessante la scelta di Greta, che ha chiesto conto del budget e dell'equità, due questioni a dir poco centrali.
Petriccione: "Dobbiamo arrivare a zero emissioni per il 2050"
Alle questioni poste dall’attivista svedese Petriccione ha risposto che “il carbon budget è difficile da calcolare ma una cosa è chiara: dobbiamo arrivare a zero emissioni per il 2050 al massimo. Non significa eliminarle tutte ma significa eliminarle quasi tutte e compensare quelle che restano, per esempio con le foreste, con l’agricoltura, con l’uso della terra e eventualmente con nuove tecnologie”.
Necessaria "una trasformazione in profondità della nostra economia"
Sulla quesitone dell’equità, che è un tema a cui si rifanno tanti attivisti, il direttore generale ha spiegato che “per arrivare a questo risultato, che noi abbiamo chiamato ‘neutralità climatica per il 2050’, dobbiamo trasformare in profondità la nostra economia. Tutte le trasformazioni implicano un rischio per certi settori e per certe persone", ha continuato. "Noi dobbiamo accompagnarli. Dobbiamo equipaggiare la gente per un’economia che funziona in maniera diversa”.
Sul tema dell'equità "bisogna mobilizzare la finanza privata"
“Le disparità esistono, vanno affrontate, i paesi in via di sviluppo richiederanno supporto per quello che devono fare. Una cosa è chiara: le finanze pubbliche, che si tratti delle nostre o che si tratti di aiuto allo sviluppo, da sole non possono risolvere il problema. Bisogna mobilizzare la finanza privata. Ce n’è, è disponibile. Le imprese sono pronte a cambiare la tecnologia avviando interesse. Vanno trovati gli incentivi, i meccanismi di finanziamento appropriati, utilizzare il capitale pubblico come il catalizzatore per l’uso della finanza privata. Noi stiamo cercando di farlo in Europa, abbiamo anche una bella esperienza da quel punto di vista. Dovremmo farlo anche nei paesi in via di sviluppo utilizzando l’aiuto allo sviluppo come catalizzatore”.