Giappone, si valuta la possibilità di riaprire la caccia alle balene
AmbienteSecondo fonti governative, entro fine anno Tokyo annuncerà il ritiro dall’Iwc, l’organismo internazionale che ha lo scopo di regolare lo sviluppo sostenibile della specie e l'industria collegata. In questo modo le baleniere nipponiche potranno riprendere l’attività
Il Giappone potrebbe riprendere la caccia alle balene a fini commerciali. Tokyo, infatti, starebbe considerando l’ipotesi di ritirarsi dalla Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc), una decisione che permetterebbe alle navi nipponiche di riprendere l’attività. L’indiscrezione è stata diffusa dall’agenzia di stampa Kyodo, secondo la quale il Giappone informerà l'Iwc della sua decisione entro la fine dell'anno.
L'indiscrezione e la smentita
La scelta sarebbe maturata a seguito del respingimento da parte dell’organismo dell’ultima proposta giapponese di riprendere, entro certi limiti, la caccia commerciale. L’eventuale abbandono della Commissione internazionale è stato già commentato negativamente dall’Australia che da decenni, insieme ai Paesi europei e alla Nuova Zelanda, è fortemente contraria alla caccia commerciale. L'agenzia giapponese cita una fonte anonima governativa per questa informazione, ma l'agenzia per la Pesca ha negato la volontà di lasciare l'Iwc, ribadendo però quella di riprendere la caccia commerciale a largo delle coste nazionali.
Caccia a largo del Giappone
Già lo scorso settembre, durante la riunione internazionale dell'Iwc in Brasile, Tokyo aveva minacciato di riconsiderare la sua adesione alla Commissione, dopo che la maggioranza dei Paesi aveva votato contro la richiesta nipponica di autorizzare la caccia sostenibile dei cetacei. Secondo l’agenzia Kyodo, il Giappone vorrebbe consentire alle flotte baleniere di operare nelle sue acque costiere e nella zona economica esclusiva (Zee) ma non nell'Oceano Antartico.
Battaglia decennale
L’Iwc, che ha lo scopo di regolare lo sviluppo sostenibile della specie e l'industria delle balene, è stata istituita nel 1948 e il Giappone ne fa parte dal 1951. In linea con la moratoria internazionale decisa dall’organizzazione, le imbarcazioni nipponiche formalmente non possono uccidere i cetacei a fini commerciali a partire dalla stagione 1985/1986. Questa pratica, secondo molti, verrebbe però comunque messa in atto grazie alla connivenza del governo di Tokyo. Le uccisioni, che sono riprese sin dal 1987, infatti, vengono giustificate dal Giappone come parte di programmi inerenti alla ricerca scientifica (la carne degli esemplari uccisi viene poi ovviamente consumata). La volontà di legalizzare di nuovo l’attività sarebbe legata all’intenzione delle autorità giapponesi di dare nuovo impulso a un'industria importante per l'economia locale.