Animali a rischio estinzione, è boom di vendite online illegali
AmbienteUno studio ha rintracciato 12mila articoli per un valore di quasi quattro milioni di dollari, che includono prodotti come l'avorio o ghepardi e oranghi vivi, oltre a un gran numero di rettili e uccelli
Ghepardi e oranghi vivi, pelli di orso polare e avorio. Sono solo alcuni degli animali a rischio estinzione o di prodotti da essi derivati che si possono trovare, illegalmente, online. La loro vendita, secondo un'indagine dell'International Fund for Animal Welfare (Ifaw), sta crescendo in tutta Europa.
5mila annunci online per 12mila prodotti
I ricercatori dell'Ifaw hanno trascorso sei settimane passando al setaccio le inserzioni pubblicitarie di un centinaio di negozi online in quattro Paesi: Regno Unito, Francia, Germania e Russia. Il risultato è la scoperta di oltre cinquemila annunci che mettevano in vendita circa 12mila prodotti per un ammontare di oltre 3,9 milioni di dollari. Tutti legati a specie il cui commercio è vietato dalla Cites, la Convenzione internazionale che riguarda le specie minacciate dall'estinzione.
Tanti rettili e uccelli, anche grandi felini e orsi
I rettili venduti come animali domestici rappresentano il gruppo più nutrito di animali a rischio venduti online (il 37% degli annunci). Tra le categorie più facilmente acquistabili anche gli uccelli (31%): si comprano soprattutto pappagalli, ma i ricercatori si sono imbattuti pure in 500 gufi e 350 altri rapaci. La maggior parte degli annunci illegali di animali vivi è stata registrata in Russia, dove gli orsi e i grandi felini come leopardi, ghepardi e giaguari sono considerati quasi uno status symbol. Tra le offerte anche primati, come oranghi, lemuri e gibboni. Nel Regno Unito gli annunci riguardano di più le pellicce: di orso polare, leone, tigre e leopardo, tutte specie a rischio. Il 20% delle inserzioni riguarda infine l'avorio, il cui commercio è in crescita in Germania, dove i venditori hanno sviluppato un linguaggio in codice per mascherare i loro traffici.
Obiettivo: ridurre il commercio illegale
Come ha ricordato il Wwf, qualche mese fa le maggiori società di e-commerce, hi-tech e social media (tra cui Google, Facebook ed eBay) hanno unito le forze con le associazioni ambientaliste e animaliste proprio per stroncare il commercio online di animali e piante selvatici. Obiettivo: rendere le piattaforme e le app inutilizzabili ai "trafficanti di natura", riducendo questo genere di traffico online dell'80% entro il 2020. Progressi notevoli, secondo Tania McCrea-Steele, di Ifaw. La stessa ricercatrice, però, citata dal Guardian, dice che "le dimensioni di questo commercio sono ancora enormi" e che "non si può abbassare la guardia".