Moda poco "green", ogni secondo si spreca un camion di tessuti

Ambiente
Appello di MacArthur-McCartney per un'industria del tessile più sostenibile (Foto: Getty Images)

È quanto emerge da un dossier della fondazione dell'ex skipper britannica Ellen MacArthur che insieme alla stilista Stella McCartney lancia un appello per modificare il modus operandi dell'industria dell'abbigliamento

Serve un cambio di passo per l'industria della moda che rischia di essere poco sostenibile a causa degli sprechi e dalla scarsa attitudine al riciclo e riutilizzo dei capi: è quanto emerge da un dossier della fondazione MacArthur, secondo il quale ogni secondo nel mondo finisce nella spazzatura l'equivalente di un intero camion di tessuti.

Lo spreco nell'armadio

Il rapporto è stato realizzato nell'ambito della Circular Fibres Initiative, iniziativa della fondazione della skipper britannica dei record Ellen MacArthur volta alla creazione di un'economia circolare anche nel settore dell'abbigliamento. Il dossier evidenzia che gli abiti sono una necessità quotidiana e allo stesso tempo un'importante espressione della propria individualità. Eppure il modello attuale "usa e getta" dell'industria è fonte di un impatto ambientale notevole e di uno spreco anche economico.

Solo l'1% dei vestiti viene riciclato

Negli ultimi 15 anni il numero di volte in cui un capo viene indossato prima di finire nel dimenticatoio è diminuito del 36%. Il rapporto stima la perdita di circa 500 miliardi di dollari all'anno a causa di abiti che vengono a stento indossati e che finiscono subito in spazzatura e raramente vengono riciclati. Se non ci saranno cambiamenti, sottolinea la fondazione, entro il 2050 l'industria della moda sarà responsabile dell'utilizzo di circa un quarto dell'intero budget mondiale di carbonio. Dai dati emerge anche che soltanto l'un per cento dei materiali usati per realizzare vestiti viene riciclato in nuovi abiti. 

L'impatto sull'ambiente

Oltre che essere fonte di sprechi, ricorda il dossier, l'industria tessile è inquinante: gli abiti rilasciano ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani. Una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica e 16 volte superiore alle microplastiche derivanti dai cosmetici. Da non sottovalutare l'impatto su riscaldamento globale e cambiamento climatico: le emissioni di gas serra della produzione tessile ammonta a circa 1,2 miliardi di tonnellate all'anno. Più di quelle di tutti i voli internazionali e delle spedizioni via mare messe insieme. Nell'ambiente finiscono inoltre sostanze nocive che fanno male alla salute dei lavoratori, dei consumatori e agli ecosistemi.

"Cambiamento necessario"

Alla campagna della fondazione MacArthur aderisce anche la stilista e attivista Stella McCartney, che tra l'altro ha lanciato nei mesi scorsi una serie di accessori e capi realizzati con una fibra tessile ottenuta dalla plastica trovata negli oceani. Gli abiti, sottolinea McCartney, vanno disegnati e concepiti diversamente: devono durare di più e devono essere più facilmente riciclabili. Inoltre non dovrebbero rilasciare tossine né essere fonte di inquinamento.

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