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#CleanSeas, la campagna Onu contro l'inquinamento dei mari

Ambiente
Plastica sulle spiagge di Prestwick, in Scozia (Getty Images)

Dieci Paesi e tante personalità hanno già aderito all'appello per la decontaminazione delle acque terrestri. Più di 8 milioni le tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno. LO SPECIALE

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Sono più di 8 milioni le tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno. L'allarme è delle Nazioni Unite che hanno lanciato #CleanSeas, la nuova campagna di pulizia e sensibilizzazione globale sulla salute dei mari nel mondo (LO SPECIALE SKY UN MARE DA SALVARE).

 

Gli obiettivi per il 2022 – L'iniziativa è stata presentata all'Economist world ocean summit di Bali dall'Unep, il Programma ambientale dell'Onu. E punta alla totale eliminazione, entro il 2022, delle principali fonti di inquinamento marino, dalle microplastiche in ambito cosmetico all'eccessivo uso di oggetti di plastica usa-e-getta (come buste o bottiglie). Sono questi infatti i maggiori agenti inquinanti delle nostre acque. Che, secondo una stima degli esperti, causerebbero non solo la distruzione della fauna marina, della pesca e del turismo, ma anche almeno 8 miliardi di dollari di danni agli ecosistemi marini. Almeno l'80% di tutti i rifiuti nei nostri oceani, ha rivelato l'Onu, è composto da plastica: bottiglie, borse, tazze e altri oggetti che entro il 2050 potrebbero superare addirittura il numero dei pesci nelle acque; ed essere potenzialmente ingerito dal 99% degli uccelli marini.

 

I Paesi che hanno aderito – La campagna #CleanSeas è un movimento globale che si rivolge ai Governi, al settore industriale e ai consumatori: l'appello è quello a ridurre "urgentemente" la produzione e l'uso eccessivo di plastica che sta inquinando gli oceani, danneggiando la vita marina e minacciando anche la salute dell'uomo, visto che le microplastiche che entrano nella catena alimentare finiscono pure nei nostri piatti. Proprio i comuni cittadini sono chiamati a modificare le proprie abitudini per ridurre la quantità di spazzatura prodotta ogni anno. Alla campagna hanno già aderito dieci Paesi: Belgio, Costa Rica, Francia, Grenada, Indonesia, Norvegia, Panama, Saint Lucia, Sierra Leone e Uruguay. Tra gli impegni presi ci sono quello dell'Indonesia di ridurre del 70% la spazzatura marina entro il 2025; e l'introduzione da parte dell'Uruguay di una tassa sui sacchetti di plastica entro il 2017.

 

I testimonial della campagna – Sono tanti gli sponsor e i testimonial che hanno risposto all'appello delle Nazioni Unite. Fra questi ci sono la Dell, il cantante Jack Johnson, l'attore Adrian Grenier. Il colosso dei computer ha annunciato che utilizzerà la plastica recuperata dagli oceani per il confezionamento dei propri prodotti. Johnson, che è anche ambasciatore Onu, ha annunciato il suo impegno per incoraggiare i propri fan a ridurre l'uso della plastica e ha promosso il documentario “The smog of the seas” che mette in evidenza il problema delle microplastiche negli oceani. L'attore Adrian Grenier, fondatore della Lonely whale foundation, si è unito alla campagna chiedendo alla gente di ripensare alle proprie scelte quotidiane: “Anche usare sacchetti di plastica al supermercato o usare una cannuccia di plastica può avere drammatici effetti sui nostri oceani”, ha detto l'artista. Infine la modella australiana Nadya Hutagalung si è rivolta alle aziende di cosmetici per chiedere di non usare più le microplastiche nei loro prodotti. “Ben 51mila miliardi di particelle di microplastica , 500 volte più numerose delle stelle nella nostra galassia, inquinano i nostri mari minacciando seriamente la fauna marina”, ha detto Hutagalung.