Mari, sos plastica: quell'enorme isola di rifiuti nel Pacifico

Ambiente
Il Great Pacific Garbage Patch è composto quasi interamente di rifiuti plastici (Getty Images)
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Si chiama Great Pacific Garbage Patch ed è una piattaforma di immondizia, un sostrato di oggetti galleggianti, per lo più di plastica, in continuo movimento. Una "torbida zuppa" che minaccia l'oceano. Ecco come si è formato. LA SCHEDA - LO SPECIALE

La sopravvivenza degli oceani e dell'ecosistema marino è minacciata ogni anno da 8 milioni di tonnellate di plastica che finiscono nelle acque di tutto il mondo (LO SPECIALE UN MARE DA SALVARE). Rifiuti che si raggruppano in determinate zone, attratti dai vortici di corrente, formando delle vere e proprie isole. Come il Great Pacific Garbage Patch.

 

Cos'è il Great Pacific Garbage Patch - Noto anche come Pacific Trash Vortex, il Great Pacific Garbage Patch è un enorme accumulo di detriti marini creatosi nell'Oceano Pacifico settentrionale. Questo ammasso ricopre la superficie marina dalle coste occidentali del Nord America al Giappone. Attualmente il Great Pacific Garbage Patch comprende anche il Wester Garbage Patch, situato nei pressi del Giappone, e l'Eastern Garbage Patch, individuato tra le Hawaii e la Calfornia.

 

Come si è formato il Gret Pacific Garbage Patch - I detriti che compongono questa enorme superficie galleggiante si assemblano nella North Pacific Subtropical Convergence Zone, un'area ad alcune centinaia di chilometri a nord delle Hawaii. In questa zona si incontrano le acque calde del Sud Pacifico e quelle fredde provenienti dal Circolo Polare Artico. Queste correnti spostano i detriti, li fanno convergere e unire tra loro. L'azione del Vortice Subtropicale del Nord Pacifico (o North Pacific Subtropical Gyre, grande corrente oceanica a forma di vortice) tiene insieme poi i detriti, concretizzando la sua azione per circa 20 milioni di km quadrati. Il North Pacific Subtropical Gyre è creato dall'interazione di diverse correnti: quella Californiana, quella Nord-equatoriale, di Kuroshiro e del Pacifico del Nord.

 

"Una torbida zuppa" - I detriti che formano il Great Pacific Garbage Patch sono per lo più non biodegradabili. Principalmente si tratta di rifiuti di plastica, che non affondano, ma si frammentano, mettendo in pericolo l'ecosistema marino. Le cosiddette microplastiche sono infatti ingerite dal plancton e dalla fauna marina che, complice anche l'odore, scambiano questi rifiuti per cibo. Ad oggi, secondo Greenpeace, sono almeno 170 gli organismi marini che ingeriscono frammenti di rifiuti plastici, subendo danni come lesioni intestinali o intossicazioni. Questi animali e il loro contenuto finiscono poi sulle nostre tavole, mettendo in pericolo anche la salute dell'uomo. Le microdimensioni di questi detriti devono anche ridimensionare l'immagine che si ha del Great Pacific Garbage Patch: trattandosi di piccoli pezzi di plastica, questi non formano una vera e propria isola ma creano un manto che ricopre la superficie marina. Anche le immagini via satellite non sono in grado di stabilire con esattezza le reali dimensioni del Great Pacific Garbage Patch. Secondo quanto riportato dal National Geographic, le microplastiche che compongono il Garbage Patch rendono la superficie del mare simile a una torbida zuppa. Tuttavia, secondo l’Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente), il Great Pacific Garbage Patch starebbe crescendo così in fretta che, proprio come la Grande Muraglia cinese, potrebbe essere presto visibile dallo spazio.

 

Cosa succede sul fondo dell'oceano - Inoltre, sempre secondo il National Geographic, anche i fondali non se la passano tanto bene: il 70% dei detriti marini precipitano e ricoprono dunque anche il fondo dell'oceano. Qui, come ha messo in evidenza l'Unep, anche le plastiche biodegradabili possono non decomporsi in mare, dato che sul fondo non arriva la luce del sole e la temperatura dell'acqua è molto più bassa di quella necessaria per avviare il processo di decomposizione.

 

Chi ha scoperto il Great Pacific Garbage Patch - Mentre gli esperti avevano predetto l'esistenza del Great Pacific Garbage Patch, a scoprirne davvero l'esistenza fu nel 1997 il capitano Charles Moore. Moore, durante una gara in barca dalle Hawaii alla California, attraversò il North Pacific Subtropical Gyre: qui notò milioni di pezzi di plastica circondare la sua nave. Recentemente la startup Ocean Cleanup, che mira a ripulire gli oceani dai rifiuti, ha condotto una spedizione esplorativa intorno al Great Pacific Garbage Patch. Come documenta questo video, è stata riscontrata una densità di rifiuti superiore a quella attesa.

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