Cina, stop alla vendita e alla lavorazione dell’avorio

Ambiente
Quello cinese è il più grande mercato di avorio al mondo (Archivio Getty Images)
Getty_Images_Avorio

Il commercio delle zanne di elefante verrà messo al bando entro la fine del 2017. Chiusura già entro marzo per numerose aziende e 143 sedi commerciali

La Cina mette fine al commercio dell'avorio. Il Consiglio di Stato di Pechino ha annunciato che entro la fine del 2017 verranno messe al bando tutte le attività commerciali e di trasformazione che trattano il materiale ricavato dalle zanne degli elefanti. Il provvedimento diventerà operativo nei primi giorni del 2017 e già dalla fine di marzo, secondo l'agenzia di stampa Xinhua, saranno chiuse decine delle 34 aziende di trasformazione e 143 sedi commerciali. La decisione è la naturale conseguenza della sottoscrizione da parte della Cina, nel ottobre del 2016, della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites). 

 

Una vittoria per gli elefanti – Il Wwf è stato tra i primi a commentare il provvedimento del governo cinese definendolo "una decisione storica per il futuro degli elefanti". "Il commercio su larga scala di avorio si avvia verso il tramonto - ha dichiarato Carter Roberts, presidente e Ceo dell'associazione ambientalista - anche perché la scelta cinese si somma a quella statunitense del 2016 e avrà ricadute positive in tutto il mondo".

 

Il mercato cinese – Per capire l’importanza del provvedimento, basti pensare che buona parte del commercio mondiale di avorio è destinato alla Cina, dove un chilo di avorio raggiunge una quotazione di 1.100 dollari (circa mille euro). Mettere al bando il commercio e la lavorazione delle zanne di elefante probabilmente però non risolverà del tutto il problema. Il mercato interno cinese, infatti, ha fornito negli anni la copertura per quello illegale, ben più munifico e radicato; ragione per cui nel provvedimento è stata prevista anche un’intensificazione delle operazioni delle forze dell’ordine al fine di reprimere il mercato nero. La speranza degli ambientalisti è che l'iniziativa metta fine soprattutto al contrabbando di avorio proveniente dall’Africa, dove negli ultimi sette anni, a causa principalmente del bracconaggio, la popolazione di elefanti è diminuita di un terzo.

 

Il fronte interno – Secondo il New York Times con questa decisione il presidente Xi Jinping ha dato forza anche alla campagna che sta portando avanti contro i funzionari corrotti, che spesso sono stati colti in flagrante mentre utilizzavano proprio oggetti in avorio come tangenti. Inoltre Pechino, vietando il commercio delle zanne di avorio, ha raccolto le istanze di molti paesi africani che cercavano nella Cina un partner per contribuire a contenere il bracconaggio. Una "concessione" che, secondo il quotidiano statunitense, rientra nel progetto cinese di espandere la sua influenza sul continente nero. 

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